di Andrea Braconi
“Donare, in particolare donare il sangue, non comporta nessun rischio, anzi, in un momento come questo, il nostro gesto potrebbe essere determinante ancora una volta per quanti oggi ne necessitano”. Sono le considerazioni di Franco Rossi, presidente provinciale dell’Avis in merito alle recenti comunicazioni del Ministero della Salute dopo che a livello nazionale era stato registrato un calo delle donazioni di sangue a seguito della diffusione del Coronavirus (LEGGI QUI).
“Andare al trasfusionale non significa andare in ospedale, noi abbiamo un percorso diverso – spiega -. Come ho ribadito nel mio appello ai donatori, bisogna avere un comportamento responsabile, seguire le indicazioni che ad oggi ci vengono richieste e continuare a dare speranza a chi la aspetta dal nostro gesto anonimo e cosciente”.
Parole che seguono quelle di Gianpietro Briola, portavoce del Civis, il coordinamento delle associazioni di donatori, che aveva sottolineato come i donatori possano continuare a donare senza timori, semplicemente seguendo le dovute precauzioni, sempre valide soprattutto nel periodo di massima diffusione dell’influenza. “Le associazioni sono impegnate anche a garantire, a tutto il personale operante presso le Unità di raccolta, la diffusione capillare e costante delle informazioni inerenti all’applicazione delle indicazioni fornite dal Ministero della salute per la sanificazione e la disinfezione degli ambienti”.
Nei giorni scorsi il Centro Nazionale Sangue, aveva comunicato – in accordo con i nuovi criteri dettati dal Centro Europeo per il controllo delle Malattie – la sospensione dalle donazioni per 14 giorni, e non più per 28, per chi fosse tornato dalla Cina, transitato nelle ‘zone rosse’, avesse contratto l’infezione da coronavirus o sia stato a contatto stretto con persone che abbiano contratto il virus.
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