di Andrea Braconi
L’emergenza connessa al Covid-19 non è solo un evento da fronteggiare con mezzi e poteri straordinari, ma è anche una situazione “non convenzionale” che sta determinando una forte difficoltà nel governare le informazioni. E le cause, per il disaster manager Francesco Lusek, sono molteplici. “Essendo un tecnico, non voglio addentrarmi nelle polemiche di questi giorni. Posso solo affermare che è necessario che la direzione unitaria delle operazioni di soccorso venga sostenuta dai vari soggetti coinvolti, dal decisore politico, passando per il tecnico, arrivando al cittadino”.
Partiamo dal cittadino: cosa deve fare e cosa non fare?
“E’ importante seguire le indicazioni fornite da chi è incaricato di gestire l’emergenza che, a sua volta, si consulta regolarmente e trova un equilibrio con la comunità scientifica. Le discussioni, i confronti accesi e la diffusione di informazioni in modo compulsivo non giovano a nessuno, soprattutto generano disorientamento nell’opinione pubblica. Il Dipartimento della Protezione Civile e i Ministeri competenti hanno emanato le linee guida per impostare l’operatività sul territorio e contenere il fenomeno. E’ estremamente necessario che ognuno di noi si attenga a quello che è stato prescritto.”
Sicuramente – e lo dimostrano diverse immagini di assembramenti da nord a sud del Paese – si fa ancora fatica a comprendere la gravità di ciò che stiamo affrontando.
“La democrazia è importante, ma nell’emergenza è altrettanto necessario rispettare le gerarchie e le procedure. Capisco benissimo anche la posizione e le difficoltà degli enti locali, in particolare dei Comuni, che si trovano ‘al fronte’ e giustamente chiedono garanzie e chiarezza sulle modalità di affrontare le varie problematiche. In questi giorni anche io, come tantissimi professionisti e volontari, sono impegnato nelle attività di pianificazione e risposta all’emergenza, ma, per il momento, non ritengo utile raccontarle perché si è già parlato abbastanza.”
Recentemente hai iniziato un’esperienza nuova, quella di docente universitario presso un ateneo romano. Un’attività svolta a fianco di esperti di rilievo nazionale, tra i quali Guido Bertolaso che è titolare di cattedra.
“Ovviamente la nostra materia è ‘gestione delle emergenze’ in un corso di laurea specialistica sulla Sicurezza internazionale. E’ strano, dopo aver vissuto anni sul campo e investito su un percorso di studio e professionale non semplice, ritrovarsi a trasmettere la giusta motivazione a quei giovani che vogliono impegnarsi in questo settore. Sono stato molto diretto con loro. Ho parlato dei numerosi aspetti positivi, ma anche delle difficoltà che si possono incontrare lungo il tragitto.”
E mai come in questo momento abbiamo un gran bisogno di professionisti che “sappiano dove mettere le mani”.
“Lo dimostrano gli eventi eccezionali che si verificano ogni anno. Tuttavia serve uno scatto culturale che permetta a queste figure di essere pienamente legittimate e valorizzate all’interno degli enti e delle organizzazioni che si occupano di preparare e gestire l’emergenza. Il Sistema Paese è abbastanza complesso ma anche ricco di professionalità e risorse importanti. I tecnici in questo settore servono proprio per oliare e far funzionare gli ingranaggi, valorizzare le potenzialità, individuare e correggere le criticità, ma anche supportare la politica nelle decisioni da prendere.”
Gestione, comunicazione, formazione: tutte tematiche che fanno risaltare alcuni punti in comune, come la necessità di fare squadra, di seguire le regole, di investire nelle risorse e rendere consapevole l’opinione pubblica.
“Questi sono gli ingredienti per affrontare e risolvere le emergenze che periodicamente colpiscono il nostro Paese. Gli italiani hanno nel proprio Dna una grande capacità di adattamento, oltre a spiccate doti in materia di ‘problem solving’. Possiamo farcela, dobbiamo farcela.”
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