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Coronavirus, primo decesso al ‘Murri’:
è una donna del Maceratese
I morti nelle Marche salgono a 18

FERMO - Si tratta di un'anziana di 83 anni. I tamponi positivi restano per il momento invariati, mentre i decessi salgono purtroppo a 18

di redazione CF

Ennesimo pomeriggio di lutti per le Marche. Oggi, infatti, altre  cinque persone, tra i 67 e gli 85 anni, hanno perso la vita a causa del nefasto Coronavirus. E oggi si è registrato anche un decesso all’ospedale di Fermo: si tratta di una donna, un’anziana di 83 anni, che era arrivata al nosocomio fermano dal Maceratese, suo territorio di origine. E dunque anche sull’ospedale civile di Fermo cala un inesorabile velo di lutto e cordoglio che fino ad oggi aveva risparmiato il Murri.  

Il Gores ha comunicato, infatti, nel tardo pomeriggio di oggi l’aggiornamento della situazione Coronavirus nelle Marche. I tamponi positivi restano per il momento invariati, mentre i decessi salgono purtroppo a 18. Il Gruppo operativo regionale di emergenza sanitaria ha oggi ricevuto comunicazione di tre uomini deceduti a Senigallia, provenienti dalla provincia di Pesaro, rispettivamente di 67, 84 e 85 anni, di una donna, si diceva, di 83 anni deceduta a Fermo, proveniente dalla provincia di Macerata e di un uomo di 81 anni deceduto a San Benedetto, proveniente dalla provincia di Ancona.

La tragica notizia, l’ennesima purtroppo, per una regione che deve confrontarsi con ben 18 decessi, è arrivata a poche ore dalla conferenza stampa del direttore di Area vasta 4, Licio Livini in cui si sono tirate le somme del Coronavirus nel Fermano. E nel corso della conferenza del direttore Livini, è stata data conferma del sesto tampone positivo di un fermano, da Montegranaro. 

A volersi aggrappare a un timido, timidissimo ottimismo, beh c’è quel numero invariato, quello dei tamponi positivi fermi, oggi, a 394 (ieri erano 323). Nello specifico: 296 Pesaro, 81 Ancona, 11 a Macerata (due in più di ieri) e 6 nel Fermano (uno in più di ieri). Difficile, forse impossibile, memorizzare quel 394 rispetto a un nefasto 18. Ma in un momento in cui, oltre alle indicazioni governative che hanno fatto dell’italia un’unica, grande, ‘zona rossa’ con l’obiettivo di contenere, per poi ridurre, il contagio, resta solo da aggrapparsi ai, seppur pochi ma esistenti, dati e numeri positivi.

Tornando alla conferenza del direttore Livini, è emerso un altro dato, logistico per carità, non strettamente connesso alla salute dei pazienti, ma sicuramente non secondario: al Murri non ci sono più posti letto disponibili. Attualmente nel nosocomio fermano sono presenti, ricoverati, 25 pazienti tra Malattie infettive e Rianimazione.

“Da un lato – le prime parole del direttore Licio Livini – dobbiamo erogare servizi di qualità e dall’altro fronteggiare le emergenze. Siamo in uno scenario eccezionale, di fronte al quale l’azienda è costretta ad assumere decisioni che non lasciano spazio a condivisioni o trattative. Dobbiamo procedere velocemente. In queste operazioni il canale dell’informazione e comunicazione esterna per rendicontare sullo stato delle cose va tenuto presente nel rispetto di cittadini ed istituzioni. Per noi i malati e la sicurezza degli operatori sono i temi centrali. Ad oggi in ospedale abbiamo 20 malati positivi a malattie infettive, abbiamo occupato anche l’ultimo letto disponibile. Pienamente occupata anche la rianimazione con 6 malati, stiamo lavorando per creare anche altri due posti che dovrebbero essere pronti da lunedì prossimo. Abbiamo in osservazione a casa 91 persone di cui uno positivo al Covid 19, più 200 persone circa dell’area pesarese della prima ora per i quali abbiamo dato disponibilità a fare sorveglianza a distanza”.

L’ospedale fermano, quindi, è saturo e si sono disposte misure straordinarie per rispondere al fabbisogno di posti letto. “Abbiamo riconvertito i 12 posti letto di Obi (osservazione breve intensiva) per supportare il reparto di malattie infettive, che quindi passa a 31 posti – spiega il direttore – All’interno c’è anche un nucleo di letti per attività semi intensiva con respiratori ed attrezzature necessarie. Abbiamo chiuso la mensa interna dei nostri dipendenti, abbiamo attivato un percorso dedicato per pazienti Covid 19, parallelo al pronto soccorso, esterno e che non interferisce con l’attività ordinaria. C’è un punto di filtro pretriage fatto da volontari, stamattina abbiamo avuto un contatto con la Croce rossa, c’è un camper dell’Area vasta 4 ed una tenda della Protezione civile. Abbiamo attivato una vigilanza doppia per dissuadere tutti quelli che vogliono entrare in ospedale, si entra solo per comprovate ragioni e siamo arrivati a chiedere i documenti se necessario. Serve un’azione forte di tutela per la struttura sanitaria”.

Inevitabile la sospensione di alcuni servizi non urgenti. “Abbiamo ridotto tutta l’attività di sala operatoria, rimangono solo interventi di classe A, in particolare per pazienti oncologici, abbiamo chiuso tutti gli ambulatori per visite programmate o differibili, rimangono solo le attività per visite urgenti. E’ sospeso lo screening oncologico di primo livello (mamografie, pap test, sangue occulto), sono mantenuti invece gli esami di secondo livello. Sono sospese anche le attività ambulatoriali ed i servizi dedicati ad infanzia ed adolescenza, rimangono gli sportelli di segreteria ed ascolto. Abbiamo ridotto attività ambulatoriali di riabilitazione, Umea, consultorio familiare, salute mentale, medicina legale e dipendenze patologiche. Abbiamo accorpato i reparti chirurgici, mettendo insieme urologia e chirurgia, perchè ci consente di tenere insieme situazioni affini”.

In partenza da domani un doppio team, allestito dall’Asur in collaborazione con i medici di base, per le visite a domicilio. “Il protocollo – prosegue il direttore – prevede che I medici di famiglia segnalino I casi di sospetto coronavirus. A quel punto si attivano i team, che partiranno entrambi dalla struttura ospedaliera di Sant’Elpidio a Mare, per effettuare le visite a domicilio, con un’auto con medico ed infermiere attrezzati con tutti i dispositivi di sicurezza necessari”. L’area vasta 4 chiede più personale. Livini ha chiesto all’Asur 15 infermieri, 11 Oss, due medici infettivologi ed uno pneumologo.

(notizia in aggiornamento)



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