di Paolo Gaudenzi
FERMO – Sgombriamo subito il campo da dubbio alcuno: l’emergenza coronavirus è prioritaria e non compete affatto in termini di importanza con il destino dei campionati di calcio, articolati in più categorie.
Nell’ottica però di un auspicabile quanto trionfale superamento della metaforica notte, con numeri al passivo il meno amari possibili, ci piace quindi ipotizzare la repentina ripresa, che andrebbe a testimoniare lo scollinamento del problema tanto da poter garantire, in sicurezza, il pieno ritorno alla normalità anche nell’ambito sportivo.
La realtà del momento però, assolutamente agganciata alla recenti e doverose disposizioni governative, vede così i calendari dei campionati sospesi sino al 3 aprile, terza serie professionistica compresa, con gran parte delle società ad aver interdetto ogni tipo di attività (dagli allenamenti sul campo alle sedute in palestra) con l’erogazione di piani individuali di allenamento ai giocatori, singoli, da effettuare privatamente tra abitazioni e/o spazi privati, per la quasi totalità dei sodalizi impegnati in tornei competitivi.
La domanda che abbiamo pertanto posto a ben nove allenatori, sparsi dalla Serie D alla Seconda categoria (per abbracciare cioè più livelli gerarchici a testimonianza che la priorità covid-19 è sentita come un assoluto fatto sociale, orizzontale dunque e non verticale), è la seguente: quale sorte attende, in via presunta, i circuiti 2019/20 ora che purtroppo viviamo nel cuore della piena emergenza sanitaria?
Mirko Cudini, in stagione alla guida del Campobasso (Serie D, girone F), in passato timoniere del San Nicolò Notaresco, Sangiustese e Juniores nazionale della Sambenedettese. Da giocatore una sconfinata carriera da difensore centrale tra la Serie A e B nei lustri scorsi. Nato, cresciuto e residente nel Fermano, testimone territoriale nei salotti buoni nella crema del calcio nazionale come Torino, Ascoli, Avellino, Genoa, Salernitana, Vicenza e Monza.
“Fatta la doverosa premessa che vede, giustamente, la salute di tutti noi prioritaria, arrivando poi a ragionare di calcio credo che sia giusto fermare tutto al momento, gare ed allenamenti compresi, al fine di uniformare i comportanti di compagini tra loro concorrenti. In un modo o nell’altro poi, ad emergenza superata, i tornei devono essere conclusi. Non importa se andiamo ben oltre la naturale scadenza stagionale, non avendo impegni successivi e paralleli internazionali, ai nostri livelli possiamo anche addentrarci in piena estate, volendo, ripianificando poi il futuro nel segno del 2020/21 con giornate infrasettimanali, per ipotesi, in modo da giungere alla prossima primavera all’interno dei naturali standard tipici di ogni campionato. Congelare i campionati così come stanno non sarebbe equo, ci sarebbero verdetti del tutti relativi. Il mio pensiero ovviamente è generalizzato ed esteso a tutti i colleghi in quanto presidente provinciale dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio della sezione Ascoli – Fermo“.
Gabriele Baldassarri, allenatore del Montegiorgio (Serie D, girone F), in passato vice di Fabio Brini tra Salernitana e Ternana, nonché di Alberto Cavasin alla Sampdoria.
“Va tutto valutato cammin facendo. I rinvii purtroppo sono stati tanti e traslati nel tempo. Non è facile organizzarci, soprattutto a questo punto anche per via degli spostamenti limitati e delle indisponibilità logistiche. Ora siamo fermi, non è facile capire cosa si farà. Il 3 aprile è talmente lontano che possiamo solo auspicare che, seguendo le direttive governative, tutto torni per quel momento alla normalità e quindi ripartire. Basta vedere quello che è successo in Cina: dopo il picco di massima sono servite tre settimane per tornare all’ordinaria amministrazione. L’analisi del momento, quindi, è del tutto relativa, ci saranno i tempi giusti per chiudere la stagione regolare e le appendici spareggi? Non mi sento di avanzare una risposta a questa domanda, perché frutto di una situazione che esula dal calcio, di una vicenda sfuggita ai primi calcoli nel merito. Poche settimane fa sembrava un aspetto gestibile, ora purtroppo stiamo vivendo quotidianamente sulla nostra pelle un problema cresciuto di giorno in giorno, e siamo chiamati a vivere con legittime misure ferree e meno elastiche rispetto al primo sorgere della vicenda”.
Eddy Mengo, guida tecnica dell’Atletico Porto Sant’Elpidio (Serie D, girone F). In carriera difensore centrale per lo più in campo nei circuiti dell’allora Serie C1 e C2, militando tra le altre con la Fermana Calcio 1920, Genoa, Viterbese, Foggia, Nocerina, Sora e Latina.
“Penso che in questo momento sia giusto stare fermi. Ci troviamo nel bel mezzo di una vera, propria e piena emergenza. Se entro Pasqua la situazione sanitaria, come ci auguriamo, andrà a risolversi ripartiremo, anche se tutto sarà condensato e racchiuso in un lasso temporale molto ristretto. Porte chiuse? No, il calcio è anche e soprattutto dei tifosi. Ogni decisione comunque spetta a chi di dovere, tra autorità governative e calcistiche e noi ci adegueremo ad ogni tipo di soluzione e risoluzione, senza nessun problema, rispettando quella che, al momento dovuto, sarà l’opzione che andrà a traghettare la stagione all’epilogo”.
Ruben Dario Bolzan, attualmente tecnico dell’Unipomezia (Eccellenza laziale), nel recente passato sulle panchine di Real Giulianova, Castelfidardo e Folgore Veregra. Da atleta, tra le altre, pilastro difensivo della stessa Folgore (Falerone Montegranaro prima e Veregra poi) nonché dell’allora U. S. Fermana 2006.
“Il calcio a questo punto è del tutto secondario, la priorità è capire come venirne fuori, per tutti. Qui nel Lazio non facciamo altro che inseguire le date, per ricominciare o meno, con lo sport attivo. Ma non è questa ora, la mia premura: di recente ho avuto modo di collaborare, in Cina, ad un progetto pubblico volto a formare i tecnici di calcio. Ebbene, i contatti maturati in quel contesto sono tutt’ora in piedi, e le notizie che mi sono giunte dall’Oriente mi dicono di misure molto ma molto più restrittive ed immediate, al sorgere cioè del problema, rispetto a quanto abbiamo fatto e stiamo facendo tutt’ora qui in Italia. E’ un problema che abbiamo sottovalutato a monte, adesso dovremo fare tutti grandissima attenzione e rispettare scrupolosamente le indicazioni fornite per arrivare alla fine del tunnel, uscendoci, con numeri il meno impietosi possibile”.
Renzo Morreale, allenatore del San Marco Servigliano (Eccellenza), in passato sulle panchine, tra le altre di Porto Sant’Elpidio (tra Promozione ed Eccellenza) e Montegranaro Calcio (Eccellenza). Da giocatore, in curriculum i trascorsi tra Jesina, Civitanovese, Tolentino e Gubbio.
“Quando in Italia si ferma il calcio significa che la cosa è abbastanza seria. Al momento in cui riprenderemo con l’agonismo, perché sarà così visto che ce la faremo, speriamo di godere di una situazione sistemata non solo dal punto di vista medico. Precedenza chiaramente alla salute di tutti, in secondo battuta non vale meno la serenità di ognuno di noi e, parallelamente, il ritorno agli standard comuni dell’economia. Ripartendo il 3 aprile, come attualmente previsto, ci sarebbe modo di chiudere la stagione, anche se chiaramente recuperando il tempo perso. Tra le varie ipotesi, non credo che calzi a pennello l’opzione porte chiuse per noi dilettanti. Servono troppi elementi che a certe categorie mancano. Se non fosse possibile ripartire il 3 del mese prossimo effettivamente il calcio avrà un bel problema da gestire, e sinceramente non sono in grado di definire o inquadrare un criterio per archiviare i tornei 2019/20. Difficile infatti congelare le classifiche e stilare di conseguenza meriti e demeriti, soprattutto per chi punta al salto di categoria o per chi, viceversa, al contrario lotta per mantenerla. Un bel rompicapo in seno a chi è chiamato a gestire il tutto nella stanza dei bottoni. Però, come ripeto, adesso il calcio è subalterno. Anzi, ammetto io stesso di non aver compreso in pieno, subito, la portata della questione. Tant’è che alla prima sospensione delle attività decisa dalla società ho anche storto il naso, invece cammin facendo ho preso purtroppo atto che non si poteva e non si può tutt’ora essere affatto leggeri in ambito coronavirus“.
Roberto Buratti, mister della Sangiorgese (Prima categoria, girone C).
“Mi sento di essere netto. La vicenda generale è stata gestita in maniera relativa, non mettendo a fuoco già a monte la situazione per il livello di gravità che la stessa meritava. Ora si stanno palesando, con tutta la pericolosità del caso per la salute pubblica, i contraccolpi generali per non aver agito nei tempi e con il pugno di ferro che il caso pretendeva. Andando al calcio, spero davvero che si possa ripartire il 3 aprile, per come ultimamente deliberato. In tal caso, avremmo il peggio alle spalle, un fatto davvero da auspicarsi. Per quanto riguarda la nostra realtà di Prima, con discorso valido anche per la Seconda e la Terza categoria, visto che non dovremo andare ad incrociarci con altri gironi extra regionali, vedi i play off nazionali di Eccellenza, la mia proposta è quella di proseguire con i turni rimanenti tra week end ed infrasettimanali, con queste ultime gare da disputarsi in fascia serale, visto che in orario pomeridiano in tali realtà i tesserati sono tutti pressoché lavoratori. Anche uno slittamento in avanti, nel cuore dell’estate cioè, per gli spareggi di fine stagione non sarebbe certamente un problema. Tutto ciò, ripeto, è quello che spero con tutto me stesso, ma in concreto lo dubito fortemente per la premessa fatta: bisognava agire a monte con rigidità, senza fare sconti a nessuno, in primis allo stesso coronavirus“.
Giuseppe Malloni, attualmente al Piane di Montegiorgio (Prima categoria, girone D), precedentemente in Serie D tra Sangiustese e Morro D’Oro nonché, tra le altre, in Eccellenza al Montegranaro.
“Di soluzioni ce ne sono tantissime, in primis però penso alle società di ogni categoria che transitano ai piani alti delle classifiche, dandosi battaglia per la vittoria finale. Questi sodalizi hanno speso tanto e vorrei sgombrare il campo dunque dall’ipotesi di congelare tutto proprio per rispetto loro, con i relativi dirigenti a fare sacrifici in termini di risorse investite. Anche se il calcio è caratterizzato dal calore dei tifosi, credo che la situazione migliore sia quella di ripartire a porte chiuse, naturalmente passata l’emergenza, come tutti ci auguriamo non solo da sportivi. In Prima e Seconda categoria non tutti gli impianti sono recintanti, ma con un minimo di organizzazione potrebbero essere preclusi al pubblico se, come ripeto, la situazione andrà a migliorare. Ci tengo a precisare che questa è dunque la mia visione futura, il presente è caratterizzato dall’imperativo di seguire scrupolosamente le indicazioni delle autorità per ridurre i contagi e quindi sterilizzare la minaccia coronavirus. Se tutti ci comportiamo come si deve ce la faremo, tornando quindi ad abbracciare, seppur con cautela, le nostre passioni come il calcio”.
Ismaele Concetti, timoniere dell’Usa Santa Caterina (Seconda categoria, girone G), in passato in sella alla panchina del Tirassegno.
“Dubito che si riesca a ripartire nel primo week end di aprile per come previsto. Se tutto procede per il meglio, ipotizzo una ripresa delle attività non prima dell’immediato dopo Pasqua. Certamente vivremo di campionati non ordinari a quel punto, figli di stimoli diversi e condizioni fisiche relative. Conterà più di ogni altra base sportiva l’aspetto mentale secondo me. Annullare il campionato? Penso che sia la cosa più giusta da fare nel caso in cui i tempi si vadano a dilatare oltre il lecito, con mesi e mesi di ritardo. A quel punto è legittimo, a mio avviso, che la prima in classifica venga promossa, e che l’ultima della lista retroceda, con play off e play out da vedere poi, per la disputa o meno, sempre in base alle tempistiche effettive che matureranno. Anche in questo caso, ma è un’ipotesi che lascia il tempo che trova ovviamente, se non si avrà tempo per dibattere con la seconda della lista promossa e la penultima a retrocedere. Idea, ripeto, da mettere in campo se ci troviamo a ragionare con tempistiche a sfociare fin troppo all’interno dei mesi estivi”.
Mariano Gabriel Ciglic, allenatore del Veregra 2019 (Seconda categoria, gruppo E), in carriera anche guida della Monteluponese, Casette d’Ete, Piane di Montegiorgio e Montegranaro Calcio.
“A mio avviso effettuare turni infrasettimanali, alle nostre categorie, non credo sia possibile. Giocare il sabato e poi il mercoledì, ovviamente in serale per via degli impegni di lavoro e di studio della quasi totalità dei giocatori, non penso faccia al caso dei nostri circuiti per una questione di preparazioni atletiche che, a monte, non sono state predisposte per tali frequenze di gioco. Non parlo ovviamente di fiato, fondo e scatto sul breve, penso sopratutto al logorio che i ragazzi andranno a subire tra fibre muscolari, cartilagini, articolazioni e via di seguito. Se non si riparte il 3 aprile, non vorrei essere oltremodo negativo in questo particolare momento delicato, ma credo che sia del tutto ostico chiudere la stagione. Se l’emergenza non va a scendere, e bisogna necessariamente traslare la ripresa dell’agonismo ancora oltre, non vedo formule chiare e percorribili per chiudere la stagione. Ora però sappiamo benissimo cosa fare: restare fermi, seguendo tutte le accortezze del caso, per tutelare la salute di tutti, prioritaria sul calcio di ogni categoria”.
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