di Sandro Renzi
foto Simone Corazza
Città spettrali, paesi deserti. Alle 18, puntuali, si sono spente ieri sera, forse per la prima volta dal dopoguerra, tutte insieme le luci di bar, pizzerie, gelaterie pubblici esercizi. Tutti all’unisono. L’ultimo Dpcm firmato dal Presidente Conte non lascia spazi ad interpretazioni. Giù le serrande allo scoccare delle 18. E’ solo una delle misure disposte per arginare il diffondersi del Coronavirus. Da Porto Sant’Elpidio a Fermo, da Montegranaro a Porto San Giorgio, le piazze si sono svuotate in un colpo.
A calare sui Comuni è stata una sorta di coprifuoco. Necessario, hanno ribadito all’unisono ieri i sindaci del fermano, per contrastare il contagio. Ma c’è chi ha scelto di non aprire per nulla. Così è stato per diverse attività commerciali a Porto San Giorgio in viale Buozzi e viale Don Minzoni. Negozi di abbigliamento, gioiellerie, agenzie hanno scelto di tenere chiuso. Stessa situazione a Fermo. Inimmaginabili gli assembramenti. Vietati. Si passeggia al massimo in coppia e rigorosamente a distanza di sicurezza. I controlli delle forze dell’ordine ci sono ma assai discreti. Guai alimentare ansie e paure.
A Porto San Giorgio, la desolazione del centro solo in minima parte è stata compensata dalla scelta di molti di spostarsi sul lungomare. Si passeggia e si corre guardandosi bene dal tenere una distanza sufficiente. Ci sono file, neanche troppo esagerate, davanti alla farmacie dove in molti casi è impossibile trovare delle mascherine. Contrariamente alle previsioni non ci sono stati i previsti “assalti” ai supermercati per l’acquisto di beni di prima necessità. I negozi di generi alimentari restano infatti aperti e sono quotidianamente riforniti.
Una insolita Piazza del Popolo a Fermo si mostrava praticamente vuota già dal tardo pomeriggio. Basta affacciarsi alla finestra per notare che non ci sono neanche auto di passaggio dopo una certa ora. Regna il silenzio. Si resta, nei limiti del possibile, “rintanati” dentro le proprie case. Ne sanno qualcosa gli anziani in primis. Il primo pensiero al mattino per chi deve andare comunque a lavorare e spostarsi in un altro Comune è l’autocertificazione, quella che attesta e consente di muoversi senza particolari problemi. Ma l’ansia la fa da padrone. I parchi pubblici sono pressoché deserti. Si esce coprendosi alla maglio naso e bocca.
Chi non ha una mascherina si arrangia con la sciarpa. Chi ha un cane non rinuncia però alla consueta passeggiata. In qualche caso è un legame con quella “normalità” e quella “quotidianità” a cui eravamo abituati un paio di settimane fa.
Ci si saluta a distanza e si prova a scherzare su un repentino quanto inimmaginabile cambio di abitudini a cui dobbiamo adeguarci. Ne sanno qualcosa anche i ristoranti. Diversi, lungo la costa, hanno scelto di chiudere i battenti. Altri hanno continuato però l’attività a domicilio. Prende così piede il take away e non solo per le pizzerie. Il settore delle ristorazione ha saputo reinventarsi. Se basterà per fare fronte alla crisi lo si saprà tra qualche mese.
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