di Sandro Renzi
“Non abbiate paura, denunciate chi vi maltratta”. E’ l’appello rivolto alle donne del Fermano, vittime di violenza, dalla consigliera Maria Lina Vitturini, nella sua veste di delegata per le pari opportunità di Fratelli d’Italia. Covid19 costringe a stare a casa e donne vittime di maltrattamenti temono di denunciare mariti e compagni con i quali dovrebbero condividere l’abitazione magari durante la quarantena. “Gli strumenti ci sono -dice ancora la Vitturini- ma non bastano”. Accanto al numero nazionale 1522 si colloca quello regionale 800215809 a cui ci si può rivolgere per qualsiasi necessità. “E’ bene ricordare che le donne vittime di maltrattamenti possono recarsi in qualsiasi momento nei centri antiviolenza senza essere multate e senza dover dichiarare altro motivo che lo stato di necessità”. Parole rimarcate anche dalla Ministra Bonetti e che la Vitturini vuole far arrivare soprattutto a chi subisce violenza e, per paura di incappare in qualche segnalazione uscendo di casa in questi giorni, resta confinata nell’abitazione insieme al suo “carnefice”. “Non siete sole -dice la consigliera comunale di FdI- c’è una via di salvezza, non dimentichiamoci che il maltrattatore ha sempre le chiavi di casa. Uscite e denunciate”.
All’appello la Vitturini aggiunge anche una considerazione di carattere politico. “Il problema della violenza sulle donne non è mai scomparso, tanto meno ora con il Covid19. La convivenza forzata con uomini violenti è deleteria per le donne e i figli che devono stare a casa e subire in silenzio durante la quarantena. La ministra alle Pari opportunità, tuttavia, predica bene e razzola male, invita le donne maltrattate a denunciare e recarsi nei centri antiviolenza, senza dover esibire autocertificazione. E fin qui tutto bene, mi chiedo però a quali centri si possa fare riferimento? Nel Fermano ne è rimasto solo uno”. La struttura può ospitare al massimo 10 donne o quattro nuclei familiari. In caso di emergenza resta un’altra struttura a Pesaro. “Passata questa emergenza occorrerà subito mettersi al lavoro per intercettare le risorse necessarie a sostenere altre case di accoglienza. Ci sono 30 milioni di euro ancora da sbloccare. La Ministra quindi dovrebbe prima battere i pugni per avere i fondi e poi fare i proclami”. Alle case che ospitano queste donne si aggiungono poi i centri di ascolto antiviolenza a Fermo, Porto Sant’Elpidio, Pedaso, Sant’Elpidio a Mare e Comunanza.
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