di Pierpaolo Pierleoni
“All’inizio di questa situazione abbiamo condiviso un documento con le diverse fasi ed azioni da portare avanti. Ora siamo in emergenza massima”. A dirlo il direttore dell’area vasta 4 Asur Licio Livini, in conferenza stampa via Skype, per fare il punto sulla situazione di fronte al dilagare del coronavirus.
“Ora più che mai servono unità, coesione, solidarietà – esordisce Livini – In questi giorni sono apparse dichiarazioni spettacolari che non servono, tolgono la necessaria tranquillità a chi deve decidere. All’inizio siamo partiti con l’emergenza grave, quando operavamo la separazione tra spazi puliti e sporchi, con un ospedale misto che separava l’area Covid da quella normale. Questo ha permesso di arrivare ad una disponibilità di 87 posti letto. Poi siamo passati all’emergenza severa, che accorpando le chirurgie ci ha fatto recuperare altri 36 posti letto. Ora entriamo nell’emergenza massima, che ci potrebbe portare a far uso delle sale operatorie, fino ad arrivare ad un massimo di 143 posti letto, se la situazione peggiorerà ancora”.
I numeri in mano al direttore Livini parlano di 579 persone vigilate a domicilio, con 101 sintomatici e 165 positivi. “Sono situazioni che vanno monitorate giorno per giorno. Questo vuol dire anche che abbiamo dovuto attivare percorsi con i medici di medicina generale che permettessero visite e tamponi. Oggi abbiamo 11 medici, 20 infermieri più tecnici ed oss in quarantena, parliamo anche di 3 medici di medicina generale, per un totale di 43 operatori sanitari che sono in quarantena o ricoverati”.
E’ anche il momento dell’autocritica. “Alcune azioni potevano essere più tempestive? Sì, ma nessuno poteva prevedere un’emergenza di questo genere. A volte l’organizzazione viene riorientata perchè subentrano variabili tali che richiedono di rivedere qualche percorso. Siamo coerenti e in linea con le circolari ministeriali, la regione Marche, il Gores e l’Asur. Potevamo arrivare prima con i tamponi, ma non è dipeso da noi. Anzi abbiamo forzato la mano per garantire tamponi a tutti gli operatori, perchè inizialmente le indicazioni erano altre. La situazione è dura, abbiamo difficoltà nel reperimento di dispositivi di protezione individuale, abbiamo criticità che sono legate a tutto il sistema Italia. Ad oggi siamo a 68 ricoverati, a Fermo abbiamo avuto 24 decessi e dimesso 8 pazienti. Abbiamo effettuato 802 tamponi da cui sono emersi 210 casi di positività. I ricoveri sono suddivisi tra terapia intensiva, sub intensiva, malattie infettive, area medica Covid 1 e Covid 2 in fase di avvio”.
Il direttore si rivolge poi a chi in questi giorni ha espresso critiche alla gestione dell’emergenza. “A chi ci ha detto di non trascurare i nostri operatori, rispondo che è proprio quello che abbiamo fatto. Ci sono aspetti che potevano essere governati meglio, ma siamo di fronte a un fenomeno imprevedibile e sorprendente. Quando pensi di avere un ambiente pulito, quando meno te lo aspetti ti trovi il Covid 19. Abbiamo vissuto una brutta esperienza al reparto di medicina, non pensavamo che lì potesse arrivare il contagio, casualmente abbiamo trovato qualcosa che non andava. Siamo stati sfortunati, abbiamo cercato di recuperare questa leggerezza ed oggi ci sentiamo tranquilli per quello che abbiamo fatto. Oggi tutti vorrebbero fare gli allenatori, gli cederei volentieri la panchina, questo settore è sempre difficile, quando si lotta per non retrocedere è ancora peggio”.
Livini fa sapere di aver firmato contratti per arruolare 6 infermieri e 4 medici e di avere in mano un elenco di altri 15 infermieri disponibili se necessario. Personale che passa per un rapido periodo di formazione ed addestramento. Scarta, Livini, l’ipotesi caldeggiata da alcuni amministratori di adoperare le strutture sanitarie periferiche per il ricovero dei contagiati Covid. “Le strutture periferiche non sono pronte ed attrezzate per questo. Non condivido neanche l’idea di relegare in strutture protette il paziente che sta in casa. Chi è in isolamento in casa, da solo o insieme ai famigliati a cui lo ha eventualmente trasmesso, rimane confinato lì, cosa cambia a portare queste persone in altre strutture? Non mi piace l’idea di deportare le persone”
In chiusura, il leader dell’Asur nel Fermano parla di “settimana decisiva”, fa sapere che si sta lavorando ad un tampone veloce che possa fornire i risultati in 15-20 minuti e che faciliterebbe il percorso di ricovero dei pazienti. Infine, un passaggio sulle donazioni che stanno arrivando in questo periodo. “Ringrazio per la generosità che fa sempre piacere, non servono tanto i soldi, quanto velocizzare le procedure, chi ha canali per farlo, doni attrezzature e dispositivi di protezione. Anche il personale sanitario vive con molta preoccupazione, quando hai i viveri contati ed hai appena i quantitativi sufficienti, non di più, un po’ di apprensione c’è, è dura sapere che non abbiamo tutto a disposizione”.
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