Una lunga lista di nomi, di colleghi ma prima ancora di amici. Anzi di più, di ‘familiari’. Non è facile festeggiare il proprio compleanno in una corsia di ospedale, men che meno se quella corsia è il centro nevralgico del dolore, delle ansie delle angosce, dei drammi causati dal maledetto Coronavirus. Eppure quando ci si sente parte di una grande famiglia, la forza per sorridere e andare avanti, stringere i denti, tendere i muscoli, la si trova, la si deve trovare. E con questo spirito a pochi minuti dall’inizio del 29 marzo scorso, giorno del suo compleanno l’anestesista rianimatore Valentina Monaldi ha scritto un lungo post sul suo profilo Facebook per ringraziare tutti coloro che le hanno dato la forza di sorridere ancora, di andare avanti perché solo uniti si vincono le battaglie, anche quelle difficilissime come quella contro il Covid19. E quella lunga sfilza di nomi diventa molto di più di una lista di ringraziamenti. E’ un testamento di stima e di enorme affetto che coinvolte anche, in tutta la sua umanità certo non scalfita da mascherine o tute, anche i pazienti e tutti coloro che da fuori le mura dell’ospedale, ogni giorno manifestano la loro vicinanza a chi, come Valentina Monaldi e i suoi colleghi, è in prima linea, al fronte.
Sono un’anestesista rianimatore, e non si tratta del lavoro che faccio, ma di quello che sono. E quando il desiderio di proteggere la tua famiglia dal tuo lavoro è più grande di quello di abbracciare tua figlia di 2 anni, la tua vera famiglia la ami, la ringrazi per esserci in ogni momento ma non la vedi da settimane.
Ed ecco, questa è la mia nuova famiglia: l’Ospedale Murri di Fermo. Eccoli. Eccoci.
C’è il mio primario, Susy Cola che la notte non dorme per pensare a come proteggerci, a come curare più persone con il poco che abbiamo in una situazione di maxi-emergenza e che, come ognuno di noi, vuole veder crescere suo figlio, perché a quello pensiamo.
Ci sono le mie Uos Barbara Monti e Michela Romanelli che…ci sono, con il loro tempo e la loro grinta, a fare gruppo come e più degli altri. Un fiume in piena, un portento.
Poi ci sono i colleghi: Laura Botticelli, Daniella Fiore, Matteo Pinto, Alberto Viozzi, Paolo Antolini, Enrico Maceratini, Giampiero Silvia Di Rosa Claudia Andrea Linda Daniele Gloria Mancini Morena Silvia Maila. Uomini e donne preparati, coraggiosi e testardi, veri, che con la loro esperienza e la loro freschezza di questo non hanno mai fatto un lavoro ma una passione e una ragione di vita. Non degli eroi, ma dei compagni di viaggio, degli amici che dispensano baci e abbracci nel momento del reciproco bisogno.
Ci sono gli infermieri, i miei infermieri Emanuela Callarà, Luigino, Andrea, Alfredo Concetti, Luca Moreschini, Cinzia Andrenacci, Bocale Pasquale, Alessandro Ceci, Nadia Mancinelli, Alessio Artico, Giovanni, Martina Navoni, Maria Teresa Pistolesi, Roberta Ferretti, Serena, Michele Mancini, Letizia, Natascia Scipioni, Genny Ciccalè, Silvia Belleggis, Chiara Di Clemente, Catia, Atifa Fissah, Vanessa Pazzaglia, Noemi Rogante, Roberta Quatrini, Luana Montanini, Davide Coscia, MartaCarosi, Greta Moroni. Perché non si combatte una guerra senza soldati. E per questa ci vogliono i migliori. Ci sono gli “anziani”, che il lavoro lo conoscono e lo sanno fare anche meglio di me. E i nuovi, che catapultati in un altro ambiente, in un altro lavoro ed in un altro gruppo lavorano con l’entusiasmo di chi ha ben chiaro l’obiettivo nonostante le difficoltà.
C’è tutto il personale: Mariella Montanini, Alessandra, Pina, che sistema il casino che facciamo, come a casa, mette a posto le cose che poi trovi pulite e in ordine. Sistema il macello che combino, mi dà la gioia di una doccia calda dopo quel turno che non finisce mai, perché c è sempre da fare.
E oggi c’erano i nostri pazienti, quelli che potremmo essere ognuno di noi. Anzi qualcuno é proprio dei nostri. Quelli che da dentro la loro Niv ti fanno gli auguri. Loro a te. Perchè hanno sentito che è il tuo compleanno. Quelli a cui dici ‘ti ho pensato tutta la notte perché non sapevo se avevo fatto bene a non intubarti‘ e ti rispondono ‘anche io perché mi avevi detto ci vediamo domani’. Quelli che insieme a te fanno l’ultima telefonata prima di addormentarsi per qualche giorno. E tra le lacrime, anche le tue, devi sdrammatizzare cercando il conforto negli occhi e nelle mani dei tuoi colleghi e dei tuoi infermieri. Quelli che guariscono perché ci credono e credono in questa squadra ancor prima e più di noi..
Ci sono i cugini del Pronto Soccorso e delle Malattie Infettive che condividono con noi le storie, i numeri surreali, gli ambienti. Gli scafandri, le corse e la generosità di chi ci dona quel che ha: dal cibo all’acqua, dalle strumentazioni alle mascherine. E quelli degli altri reparti a cui abbiamo ‘rubato’ casa e cose.
E poi gli zii lontani: ristoranti, bar, alimentari, pizzerie, forni e pasticcerie che ci sfamano per farci sentire la loro vicinanza come la domenica a pranzo dalla nonna.
In questo compleanno, così lontani ma così vicini, grazie lo dico a tutti voi perché solo così, sorridere é più facile. Si dimentica sempre qualcuno che spero non si offenda. Ma non potevo fare a meno di mettere i nomi di chi ci mette la faccia, il cuore e il coraggio contro un virus che sebbene voglia essere più forte di noi, no, non ce la farà”.
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