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Covid19, il direttore Av4 Livini alla carica:
«Arrestata la valanga, ora all’attacco
con medici di famiglia e task force
»

FERMANO - La road map dettata dal direttore dell'Area vasta 4. E Livini suona la carica con Equipe domiciliari, Unità speciali di continuità assistenziale, medici di famiglia, test in auto, Adi

Il direttore Av4, Licio Livini

di redazione CF

Coronavirus, per il direttore dell’Area vasta 4, Licio Livini è tempo di passare alla fase due, all’attacco del virus. E la road map, il direttore la descrive, punto per punto, in una lettera aperta diffusa oggi pomeriggio.

“L’epidemia Covid19, per quanto ipotizzata possibile all’inizio del 2020, quando è arrivata, violenta come un’immensa valanga, ha travolto tutti quelli, per primi i servizi sanitari, che hanno provato a resistere. Ma la resistenza non è stata inutile: dopo il primo momento di inevitabile disorientamento, fondandosi sui tre pilastri della sanità pubblica, ospedale, territorio e prevenzione, che hanno immediatamente serrato le fila e sono scesi in trincea, ha permesso di non retrocedere troppo e riorganizzarsi”.

Ad ognuno il suo merito, per Livini: “L’ospedale, protagonista con la sua incessante e massacrante azione di accoglimento e cura dei pazienti più gravi, il territorio, con la gestione domiciliare determinante e preziosa da parte dei medici di famiglia, la prevenzione con la messa a regime del sistema di monitoraggio su positivi, contatti, sospetti e sorvegliati. Il blocco unico, per quanto messo davanti ad una prova impensabile e mai accaduta negli ultimi 50 anni, almeno finora ha retto. Certo, dobbiamo contare anche i nostri morti, ma la risposta è stata capillare, intensa, operativa, efficace. Mi sono già espresso più volte nei confronti dei medici ospedalieri, ai quali va tutta la nostra riconoscenza oltre che la stima professionale, ma in questa sede voglio particolarmente ringraziare il territorio, le direzioni e gli operatori ed abbracciare simbolicamente tutti i medici di famiglia, i pediatri dei nostri piccoli, i medici della continuità assistenziale, e tutto il personale non medico, infermieri in testa, sia quelli posizionati che quelli itineranti dell’assistenza domiciliare integrata: tutti insieme hanno permesso e stanno permettendo, con la loro opera di indirizzo, gestione e presa in carico, che gli argini tenessero che il sistema non si disintegrasse, contenendo il contagio e permettendo la gestione adeguata degli ammalati”.

C’è anche spazio, nella lettera di Livini, per una stilettata ‘in agrodolce’ ai detrattori: “A chi non ha valutato come adeguata la risposta, posso solamente dire che ce l’abbiamo messa tutta, utilizzando risorse, anche impossibili da prevedere, per fare il meglio, ma soprattutto che ora stiamo passando all’attacco: ora occorre vincere e per farlo siamo scesi in campo confermando e rafforzando quello che grazie all’impegno ed alla disponibilità collaborativa dei medici di famiglia del nostro territorio, unici e per primi per tutta le Marche e per gran parte delle regioni italiane, eravamo riusciti ad attuare fin dal 12 marzo le equipe domiciliari dedicate al covid: dal 1 aprile abbiamo ufficializzato l’impegno di due Unità speciali di continuità assistenziale sette giorni su sette dalle 8 alle 20, che collaborano con i medici di medicina generale per le visite ed i controlli domiciliari ai Covid positivi o ai sospetti e che possono effettuare prescrizioni di farmaci, esami ed anche tamponi; abbiamo messo in campo, da tre settimane, tre equipe infermieristiche che hanno tamponano e tamponano a domicilio, nelle strutture residenziali o tramite il test in auto; abbiamo l’Adi che sta prendendosi cura dei pazienti dimessi dall’ospedale e non solo, ma soprattutto abbiamo i Medici di famiglia che hanno costantemente garantito i contatti con il loro pazienti, che sono rimasti in prima linea, mai tirandosi indietro, per garantire un corretto percorso per gestire la malattia ed avviarsi alla guarigione. Tutti insieme nella consapevolezza che è ancora troppo presto per abbassare la guardia, che le regole devono ancora essere rigorosamente rispettate, ma che la strada e le donne e gli uomini della sanità in prima linea sono quelli giusti per superare questo difficilissimo momento”.

 

 


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