di redazione CF
Covid-19, un virus fatale, che sta mietendo vittime in tutto il mondo, in Italia, nelle Marche e anche nel nostro territorio provinciale. Si è detto molto, si è parlato del dramma vissuto dai contagiati e dai loro familiari. Una via crucis, per i casi più gravi, che spesso apre le porte della Rianimazione e in alcuni casi, purtroppo, conduce inesorabilmente anche al peggior epilogo, una fine segnata, come se non bastasse, da una morte in solitudine, senza l’ultimo abbraccio, l’ultima carezza di un figlio, di un coniuge, di un genitore. Un dramma nel dramma.
Ma come ‘la bestia’ intacca i polmoni? Come inizia il percorso degenerativo che può anche provocare la morte? A spiegarlo è il primario di Radiologia dell’ospedale Murri di Fermo, il dottor Gianluca Valeri: “Mi è stato chiesto di spiegare cosa succede nei pazienti contagiati dal virus Covid 19. All’inizio i sintomi più frequenti sono febbre nel 90% di casi e tosse secca nel 70% dei casi. Alcuni pazienti possono sviluppare dopo alcuni giorni una polmonite interstiziale che diventa poi di tipo organizzativo. La diagnosi di infezione viene effettuata attraverso il tampone naso faringeo specifico e la diagnostica per immagini collabora alla gestione dei pazienti con polmonite da Covid attraverso la radiografia del torace e la TC (tomografia computerizzata).
La radiografia del torace – puntualizza il primario di Radiologia del Murri, Gianluca Valeri – pur non offrendo reperti altamente specifici, consente un primo inquadramento dei pazienti, e può indirizzare la diagnosi differenziale verso altre possibili cause di impegno polmonare, diverse dall’infezione da Covid-19. In Area Vasta 4 le radiografie del torace nei casi sospetti vengono effettuate presso la Radiologia di Sant’Elpidio a Mare nei pazienti deambulanti senza un grave impegno respiratorio né febbre elevata. Gli altri pazienti è bene che si rechino al Pronto soccorso dell’ospedale Civile di Fermo dove c’è un percorso a loro dedicato e sicuro, protetto, distinto dal percorso NoCovid.
Inoltre l’esame radiografico torace al letto del paziente, nei ricoverati in degenza ed in terapia intensiva, è un valido strumento per il monitoraggio evolutivo della polmonite. Ma la radiografia del torace da sola non è sufficiente a porre diagnosi di Covid-19 poiché ha una bassa sensibilità del 25% ed una specificità del 90%.
La TC rappresenta la metodica di imaging più sensibile per Covid-19, anche in fase precoce di malattia quando la Rt-Pcr può essere ancora negativa con valori di sensibilità compresi tra il 60% ed il 98% ma ha specificità non ottimale, con valori dal 25% al 53%. In conclusione voglio ringraziare per la dedizione e l’impegno dimostrati, tutto il personale della Uoc Radiodiagnostica dell’Area vasta 4. In particolare i medici radiologici, i tecnici di Radiologia medica, gli infermieri della radiologia. Cito a rappresentanza di tutti i nomi dei coordinatori del Comparto: Scarponi, Ciarnelli e Mattioli.
Nella prima radiografia (immagine 1) i polmoni sono normalmente areati e non si individuano addensamenti polmonari sospetti, nella seconda radiografia (immagine 2) si vedono piccoli addensamenti bilaterali, simmetrici, periferici che sono reperti tipici della polmonite da Covid19. Nell’immagine Tc coronale (immagine 3) si vedono opacità polmonari, bilaterali, simmetriche, a ‘vetro smerigliato’. Sono reperti tipici della polmonite interstiziale. All’esame Tac di controllo, eseguito nello stesso paziente dopo 15 giorni (immagine 4), si nota la completa risoluzione degli addensamenti polmonari per cui, da polmonite di Covid si può guarire”.
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