di Sandro Renzi
Come e quando si tornerà al mare lo sapremo tra un po’. Il Governo ha assicurato che le spiagge riapriranno. L’assessore regionale Pieroni punta dritto alla prima decade di giugno e su questa proposta la Giunta Ceriscioli probabilmente sarà chiamata a dire la sua. Una volta sciolto il nodo sui tempi della ripartenza, tuttavia, si tratterà di capire come chalet e strutture potranno effettivamente dare il via ad una stagione quanto meno anomala. L’incognita è assoluta. La Regione ha concesso ai balneari la possibilità di fare lavori di installazione ed allestimento per garantire l’apertura degli stabilimenti, dandone preventiva comunicazione alla Prefettura. Notizia accolta con entusiasmo dagli operatori, alle prese d’altra parte con un rebus sulle modalità di accesso ed accoglienza dei bagnanti. Bene allora le opere di restyling già avviate da qualcuno, ma scendendo più nel dettaglio del cosa fare per ospitare i bagnanti si finisce con l’incappare in una palude di proposte, soluzioni ed idee alcune delle quali francamente da libro dei sogni per non dire fantasiose.
Un dato è certo. In Italia mancheranno all’appello 5 milioni di turisti stranieri quest’anno. Il target di riferimento sarà il bagnante pendolare. Col fiato sospeso, solo nella Provincia di Fermo, ci sono 150 concessionari. Imprese perlopiù famigliari che danno lavoro stagionale a decine di ragazzi. Ma che adesso, ai tempi del Coronavirus, devono prima di tutto far quadrare i conti per salvare una stagione già compromessa per metà. La conferma arriva dal vicepresidente provinciale del Sib, Romano Montagnoli. “Cerchiamo di salvare la pelle per ripartire con un altro passo nel 2021“. Nel frattempo però cosa accadrà? “Aspettiamo di conoscere le indicazioni che arriveranno dall’alto per garantire il distanziamento e la sicurezza dei nostri ospiti”. L’idea di installare barriere in plexiglass non piace a nessuno. E sarà una delle proposte destinate a restare nei cassetti. Quella di allargare gli spazi tra un ombrellone e l’altro è senz’altro più fattibile a discapito ovviamente di una limitata disponibilità di spazi per i clienti. Lo sanno bene i balneari, ma se serve per riprendere l’attività, sarebbero pure disposti a ridisegnare la loro collocazione.
PROPOSTE
Tra le tante voci che circolano quelle di ingressi scaglionati in spiaggia, magari su turni, di pranzi consumati sotto all’ombrellone per non affollare gli spazi destinati ad ospitare tradizionalmente i tavoli, di tintarelle dalle ore ‘contate’. “Per ora disdette dai nostri clienti più storici non sono arrivate” dice ancora Montagnoli. Ma molto dipenderà anche da quello che il Governo ed il comitato tecnico scientifico decideranno per la fase 2. Qualche operatore sta facendo delle prove, prevedendo distanza di circa 5 metri tra un ombrellone e l’altro. E poi c’è il problema della sanificazione delle strutture, a partire da lettini e sdraio. “Già si faceva -spiega ancora il vicepresidente del sindacato, Montagnoli- adesso dovremo farlo sicuramente di più”. Al punto che in qualche riviera si sta studiando addirittura la realizzazione di impianti di irrigazione destinati proprio alla sanificazione delle aree utilizzate dai bagnanti (sabbia compresa quindi). Insomma progetti e proposte al vaglio non mancano. Quello che viene richiesto è responsabilità e pazienza anche ai clienti, che non potranno accalcarsi ai banconi degli annessi bar o di fronte alle docce.
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