di Andrea Braconi
Il Ramadan, che prenderà il via venerdì 24 aprile, è un mese sacro per tutti i musulmani. Un mese di adorazione, preghiera, digiuno e solidarietà. Ma è anche un mese di incontro, un fattore questo che purtroppo in un 2020 segnato dal Covid-19 mancherà totalmente. O almeno si trasformerà, assumendo una dimensione virtuale.
Perché con la pandemia sono stati chiusi tutti i luoghi di culto, con relativa sospensione delle attività. E questo per Mohamed El Fanni, presidente del Centro di Cultura Islamica del Piceno, ha lasciato un vuoto nella gente e creato smarrimento in tutti quei fedeli abituati a recarsi ogni giorno in moschea.
Ma partendo dall’assunto che “ciascun angolo della terra è considerato luogo di aggregazione e di preghiera”, che Dio non esista soltanto nei luoghi di culto e che il Corano insegna come lo stesso Dio sia vicino a noi “più del sangue che scorre nelle nostre vene”, ecco che la preghiera anche durante il Ramadan può (e deve) ritagliarsi una nuova dimensione. “In questo momento particolare dobbiamo adorare Dio nelle nostre case e vivere questo Ramadan speciale ed unico in famiglia”.
Come raggiungere i fedeli? Da un mese si va in streaming, due volte a settimana, ma non mancano anche indicazioni sull’importanza di valorizzare anche il rapporto familiare e l’adorazione in casa. “Lo facciamo per coprire il vuoto che c’è” sottolinea.
E anche per la festa finale del Ramadan, considerate le previsioni sull’uscita dall’emergenza, l’ipotesi più plausibile sembra essere quella di una preghiera online per raggiungere tutte le case. Perché, rimarca El Fanni, nella dottrina islamica viene preservata la vita e la salute delle persone prima della preghiera in collettività.
Una reazione di grande praticità, che si è avuta in tutto il mondo islamico. “Si sono dedicati all’adorazione e al rispettare le indicazioni delle autorità competenti. Hanno adorato Dio per poter sollevare questa difficoltà e tutte le conseguenze. E abbiamo sentito forte il senso dell’unione umana, non si è parlato più di musulmani e non musulmani, ma sono state fatte preghiere per l’umanità. C’è stato un senso di unione incredibile che non abbiamo mai sentito nel passato, abbattendo qualsiasi barriera, ostacolo o confine”.
Sin dall’inizio dell’emergenza, prima con una nota ai sindaci del territorio, poi con una donazione a favore del Murri, la comunità musulmana del Fermano ha dato prova di una grande attenzione e disponibilità. “La presenza da più di 30 anni della nostra comunità nel nostro territorio ha creato un rapporto molto solido con la cittadinanza e con le istituzioni. Questo ha portato ad un risultato naturale e la comunità si è mossa immediatamente per fare la sua parte, prima di tutto come cittadini di questo territorio. Abbiamo messo a disposizione un gruppo di ragazzi per dare un mano nel fare la spesa, nel recuperare medicinali o ricette mediche”.
La seconda iniziativa è stata, appunto, il richiamo a sostenere il sistema sanitario. “Ringrazio i nostri medici, i nostri infermieri, le nostre istituzioni, le nostre forze dell’ordine ma anche tutti coloro che sono impegnati nel primo fronte per salvare le nostre vite. Anche nel nostro piccolo abbiamo voluto sostenerli con una campagna di raccolta fondi dedicata all’ospedale Murri. C’è stata un’altra campagna sulla donazione del sangue, perché nel Corano Dio dice che salva una vita come se stesse salvando l’intera umanità. E sicuramente non esiteremo a fare altre iniziative”.
Il messaggio finale di El Fanni è di quelli che fanno capire perché la convivenza e il rispetto reciproco siano sempre più elementi imprescindibili dentro il modello di società che abbiamo costruito e che, specie dopo questa tragica emergenza, dovremo rafforzare. “Questa pandemia, oltre a portarci tutte le difficoltà e i danni, ha portato con sé dei valori importanti, fra cui consolidare il rapporto della famiglia: ci stiamo scoprendo dentro le nostre case, insieme alle nostre famiglie. Un altro valore è quello dell’amicizia: ricevere anche una chiamata è diventata una cosa inestimabile, che prima veniva tralasciata. Poi c’è il valore della solidarietà che si è vista in tutta l’Italia. Inoltre, abbiamo imparato anche a consumare meno e il necessario”.
Ma soprattutto è il soffermarsi su sè stessi, l’andare a scoprire nella nostra profondità il senso della vita, quel dedicare più tempo alla meditazione, al riconoscersi e – in chi crede – al cercare il rapporto con Dio. Tutti valori che, per El Fanni, dovremo essere capaci di preservare per uscirne migliori, nonostante le enormi difficoltà di natura economica e sociale che si stanno prospettando. “Nella seconda fase ci dobbiamo comportare tutti quanti con cautela e con senso di responsabilità perché la cosa riguarda la vita e la vita è un cosa consacrata da Dio che dobbiamo preservare, la nostra e quella degli altri, seguendo le indicazioni delle autorità competenti. Abbiamo fiducia che andrà tutto bene, avendo un popolo così solido e con questi valori”.
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