IL PUNTO
Quale futuro per l’Inrca di Fermo
dopo l’emergenza Covid?

SANITA’ - Superata la fase emergenziale che stiamo vivendo, l’Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani di Fermo dovrebbe diventare un centro di cure intermedie e tutti gli attuali servizi dovrebbero essere trasferiti al Murri. Il condizionale è però d’obbligo perché, rispetto agli accordi di un anno fa, ancora ben poco è stato formalizzato lasciando così un punto interrogativo sul ruolo che il prestigioso Istituto avrà sul Fermano.

 

di Nunzia Eleuteri

L’emergenza Covid ha coinvolto tutto e tutti ma in primis ha letteralmente investito il mondo della sanità che ha dovuto stravolgere protocolli, operatività, reparti e, in alcuni casi, persino le strutture riaccendendo discussioni sui vari presìdi nei territori. Sul Fermano, oltre al principale nosocomio del capoluogo di provincia, l’attenzione è rivolta all’ospedale di Amandola (già danneggiato dal sisma) e all’Inrca di Fermo. E se per i primi due si parla di progetti milionari che ne vedono lo spostamento in altre aree e i cui lavori di realizzazione risultano in fase iniziale, per il terzo presidio non si conosce ancora la destinazione definitiva. Senza entrare nel merito delle scelte regionali sui nuovi ospedali, perché la mia resterebbe solo una personale opinione, proviamo a capire cosa ne sarà del prestigioso Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani di Fermo.

Sembrava deciso che si apprestasse a diventare un qualificato centro di “Cure intermedie” grazie all’accordo con l’Area Vasta IV che, in cambio, avrebbe preso in carico tutti i servizi attivi localmente all’Inrca (la geriatria, la reumatologia, la dermatologia e la riabilitazione) al fine di ottimizzarne la gestione in un’unica struttura all’ospedale Murri. La politica fermana si era occupata di questo argomento l’estate scorsa cercando di sollecitare il trasferimento. Lo stesso assessore regionale al bilancio, Fabrizio Cesetti, aveva così commentato: “Diventi cosa compiuta” (leggi articolo). Ma da agosto 2019 di acqua sotto ai ponti ne è passata molta e l’unico trasferimento avvenuto (dopo una serie di atti presentati alla direzione Asur regionale dal direttore di Area Vasta IV, Livini), è quello del reparto di geriatria facente capo al dott. Demetrio Postacchini.

L’emergenza Covid ha poi stravolto il percorso iniziato: i pazienti della geriatria sono passati al reparto di Medicina del Murri e il dott. Postacchini è momentaneamente rientrato nella sede in contrada Mossa.

Attualmente l’Inrca di Fermo si presenta come una struttura post-criticità con 20 posti al 1° piano per pazienti Covid e 6 posti al 2° piano per pazienti Covid che presentano un buon grado di autonomia. Per utilizzare i due piani è stato necessario rendere i reparti a “pressione negativa”, come previsto dal protocollo. L’Inrca potrebbe ospitare più pazienti al 2° piano (raggiungendo il totale complessivo di circa 40 posti) ma questo comporterebbe un’assunzione di personale che, a quanto risulta, non sembra possibile. Nel frattempo, però, anche se solo due piani dell’edificio sono destinati al Covid, tutte le altre attività ambulatoriali risultano sospese e sembra che le prime visite che si potranno prenotare siano a giugno prossimo. Anche qui non si vuole entrare nel merito delle scelte ma solo pensare ad un futuro, speriamo vicinissimo, che ci veda fuori dall’emergenza.

Dove verranno eseguite le prestazioni ambulatoriali che oggi sono ancora in carico all’Inrca di Fermo? Dopo un anno di accordi annunciati, ripartirà il progetto di trasferimento di tutti i servizi al Murri come sembrava ormai deciso? L’Inrca è pronto a lasciare il Limbo in cui si trova e diventare un qualificato Centro di Cure Intermedie del Fermano?

Paolo Nicolai, segretario PD di Fermo

E mentre l’assessore al bilancio regionale, Fabrizio Cesetti, sentito al telefono, dà per certo che avverrà questo passaggio, il segretario del PD della città di Fermo, Paolo Nicolai, in rappresentanza del partito di riferimento della maggioranza alla guida della Regione Marche, sente di rivolgere un vero e proprio appello: “Vorremmo sapere fin da subito quale sarà il futuro dell’Istituto dopo l’emergenza Covid. Deve restare un presidio per il territorio, come è sempre stato e deve essere assolutamente ben funzionante. E su questo, il nostro partito, a livello regionale, deve chiarire il suo punto di vista sulla importante funzione dell’Inrca di Fermo.”.

Dal canto suo, non resta inerte il primo cittadino Paolo Calcinaro, anche nel ruolo di presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Area Vasta IV che ha funzioni di indirizzo e controllo sull’attività socio-sanitaria e di partecipazione alla programmazione di detta attività.

Il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro

“In questo momento il mio primo pensiero è certamente quello di ringraziare, indistintamente nei ruoli, tutti gli operatori della sanità fermana perché hanno fatto e stanno facendo un grande lavoro – sottolinea il sindaco Calcinaro – il mio auspicio, relativamente al caso specifico dell’Inrca, è che venga contrattualizzato tutto il personale medico che possa servire per un funzionamento ottimale dell’Istituto garantendo servizi utili al territorio.”.

Quel funzionamento ottimale che non può non passare attraverso una gestione oculata dell’operatività come sostiene il direttore di Area Vasta IV, Licio Livini:

Il direttore Av4 Licio Livini

“Credo sia importante, sotto tanti punti di vista, procedere con il trasferimento dei servizi dell’Inrca all’ospedale Murri e cedere, a nostra volta, tutta la parte delle Cure Intermedie – specifica il direttore – un percorso che abbiamo iniziato un anno fa con la Geriatria e che mi ha visto impegnato nella preparazione di relazioni e atti formali sottoposti alla firma della direzione generale dell’Asur regionale che è arrivata a fine 2019. Di fatto abbiamo potuto quindi sperimentare la bontà della decisione perché, nei pochi mesi prima della pandemia, il reparto di Geriatria, spostato al Murri, ha goduto di non pochi vantaggi lavorando fianco a fianco con gli altri reparti e avendo a portata di mano tutti quei servizi utili per qualificare l’operatività. Non posso che augurarmi quindi che, superata l’emergenza, si possa tornare a lavorare sull’accordo avviato lo scorso anno perché ritengo che trasferire tutti i servizi Inrca di Fermo al Murri renderà più funzionale la gestione. E questo permetterebbe, al contempo, di avere un centro di cure intermedie concentrato nell’Istituto di Ricerca fermano”.

Insomma, le idee a Fermo sono ben chiare, non resta che aspettare di conoscere le intenzioni dal capoluogo di regione. E, certamente, aspettare che inizi una nuova fase, post emergenza, tutta da organizzare e gestire ma, durante la quale, l’Inrca di Fermo possa restare un presidio importante per tutto il territorio.

 

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