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LETTERE AL DIRETTORE
Santamaria: ”Ripensare il calcio
in tempo di Coronavirus”

PRIMA CATEGORIA - Il dirigente sportivo dell'A. C. Rapagnano 1973, alla pari di molti altri colleghi di sodalizi dilettantistici, chiede a gran voce la repentina soluzione dalla stasi che ha bloccato ogni eventuale epilogo sui tornei correnti. "Congelare tutto e pensare ad una solida ripartenza, come hanno fatto altre discipline, stiamo perdendo tempo prezioso"

Sauro Santamaria, dirigente dell’A. C. Rapagnano 1973

di Paolo Gaudenzi

 

RAPAGNANO – “In questi giorni di reclusi in casa si ha il tempo di pensare e riflettere ed uno dei tanti quesiti che in questo periodo affligge la nostra Italia, colpita da un nemico invisibile, è lo sport del calcio, uno dei tanti motori trainanti dell’economia del Bel Paese”.

Inizia così le missiva di Sauro Santamaria, dirigente dell’A. C. Rapagnano 1973 che prosegue.

“Non intendo parlare in questa sede del settore professionistico, caratterizzato da addetti ai lavori preparati a tutto tondo, vorrei incentrare il mio breve ragionamento sui dilettanti, impegnati dentro e fuori dal campo per pura passione, unita in qualche caso a dei meri rimborsi spesa”.

Santamaria prosegue affermando che “prima della pandemia eravamo però arrivati ad una sorta di punto di non ritorno, con il virus ora a ridimensionare l’intero apparato. Questa la parte relativa di bicchiere mezzo pieno, la stragrande che resta però è fortemente intrisa di incognite – il focus del dirigente rossoverde -: come mai, in due mesi, chi di competenza non è riuscito a prendere una decisione nel merito dell’epilogo della stagione 2019/20?“.

“Nessun presidente dei vari Comitati Regionali, anche quelli relativi ai territori più colpiti dal Coronavirus, si è mosso in tale direzione. Tutti sono rimasti attendisti, passivi in attesa di qualche colpo battuto dai livelli gerarchici superiori. Nessuno ha preso con coraggio la decisione di fermare i campionati aggrappandosi all’oggettiva situazione sanitaria, al contrario di quanto già ipotecato da settimane per molte altre discipline sportive nazionali – ha incalzato – sia a livello prof che per i relativi dilettanti. Si sta giocando ancora oggi al rimbalzo di competenze, con semplici opinioni personali buttate sul campo e decisioni che, a conti fatti, dovranno solo transitare per figure terze o esterne rispetto al fulcro dei discorsi”.

“Si è perso e si sta perdendo tempo prezioso, chiudere il cammino di stagione significa poter gettare subito solide base per i circuito 2020/21, considerando che si ripartirà su un terreno molle, incerto e complicato sotto tanti punti di vista – i punti riguardanti il futuro analizzati dal tesserato di Prima categoria -, in primis la salute, considerando l’assenza di un vaccino contro il Covid 19. In seconda battuta bisognerà poi fare per bene i conti con sponsorizzazioni e risorse, l’ossigeno delle attività, visto che il lock down ha piegato tutti i settori produttivi, e domani non avranno di certo lo stesso potenziale sfoderato sino a poco fa”.

Quante società avranno la forza economica di potersi ripresentare ai prossimi nastri di partenza viste le voci di spesa in uscita maggiori di quelle di entrata? – incalza Santamaria – Iscrizioni, tesseramenti, assicurazioni, affitti per l’uso di strutture sportive, nuove e rigide norme sanitarie da rendere effettive, visite mediche, tasse di gara, trasferte in sicurezza, attrezzature di consumo, abbigliamento, rimborsi spese a giocatori, costi per consulenze professionali, oneri allo Stato sono, in rapida sequenza, le macro voci da onorare per competere, dentro e fuori dal campo, per come si deve. Molte società, se tutto rimane su questa deludente e dannosa inerzia, scompariranno. Se così fosse si tornerebbe al cosiddetto calcio di una volta, fatto di pura passione, di cifre ridimensionate con passaggi dal dilettantismo ad un contorno scenico amatoriale. La competitività gioco forza verrà meno, la qualità dello spettacolo sportivo sarà minore, e non dobbiamo dimenticare, però, che resterà emarginato chi, nella crema del dilettantismo (Quarta serie, Eccellenza e Promozione, ndr) della pratica sportiva ne fa pressoché una professione, con entrate decisive per il sostegno familiare”.

“La mia umile ricetta, in quanto semplice appassionato da sempre operativo all’interno di una piccola società caratterizzata comunque da belle soddisfazioni, purtroppo interrotte dal virus, prevede così l’abolizione dei vincoli societari, con ogni tesserato libero di trasferirsi a giocare dove preferisce, il sostegno economico alle scuole calcio ed ai settori giovanili, la promozione di affiliazioni e collaborazione con società professionistiche – prosegue Santamaria -. Nello stesso tempo bisognerà cercare nel territorio di appartenenza l’unione convergente di tutte le forze, economiche e umane, volte allo scopo dilettantistico, perché no, anche tra le varie discipline sportive”.

“Bisogna ripartire da zero – il congedo – ricreare tutto il sistema per come detto in termini amatoriali, se ci vogliamo ancora divertire. Investiamo nella riqualificazione del settore arbitrale e della giustizia sportiva, stimoliamo gemellaggi fra società della stessa o di categoria diverse. Il Coni e la Lnd vengano incontro finanziariamente, sostenendo Comuni e società. Chi non approva è libero di fare altre scelte naturalmente, purché ponderate, figlie del quadro attuale e che garantiscano non solo la sopravvivenza, ma anche la crescita di qualcosa che sta seriamente rischiando di implodere”.

 


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