“Siamo in tempo di Coronavirus, ci troviamo ad affrontare un’altra calamità a Casette d’Ete dovuta al maltempo (abbattutosi sul Fermano sabato) ma non possiamo dimenticare ed abbandonare l’altra emergenza, quella del terremoto che è ben chiara a tutti noi e rappresenta, sempre e comunque, una ferita viva per tanti territori, tanto più alla luce del passare del tempo”.
Il sindaco, Alessio Terrenzi, interviene a seguito delle esternazioni del Commissario alla ricostruzione, Giovanni Legnini in merito, in particolare, alla semplificazione per il recupero dell’edilizia privata, e quella che elenca i 44 Comuni del cratere sismico ‘maggiormente colpiti’.
“Le considerazioni di Legnini – dice il sindaco – fanno da spunto alle necessità che hanno molti Comuni marchigiani, anche fuori dal cratere, come Sant’Elpidio a Mare, di snellire le procedure attuali per la ricostruzione post sisma 2016, tanto più ora, quando tutti noi ci troviamo a far fronte con l’emergenza Covid che va a complicare ulteriormente le cose. Leggendo l’articolo del Commissario Straordinario credo sia necessario segnalare anche se per sommi capi, alcune necessità di ordine tecnico/amministrativo, di cui chiedo si facciano carico per la ripartenza di molti cantieri presenti nelle città fuori dal cratere. E mi permetto di rivolgermi anche al senatore Verducci, a cui indirizzo queste stesse riflessioni, affinché nell’esercizio del suo ruolo possa recepire le mie considerazioni ed inserirle o all’interno del decreto ‘Aprile’ o come emendamento allo stesso”.
Il sindaco Terrenzi scende, poi, nei dettagli. “Sant’Elpidio a Mare è una città che soffre da sempre della sua posizione quasi a ridosso del mare, che vede nella costa una concorrenza pesante ed irraggiungibile sotto ogni profilo. E’ possibile arrivare, in pochissimi minuti, in centri come Civitanova Marche che sono dotati di maggiori infrastrutture, di servizi commerciali di richiamo per tutta la regione, di servizi etc… e che, ad oggi, hanno incrementato la loro capacità attrattiva. E’ noto a tutti che l’evento sismico e la lentezza e farraginosità che ne sono conseguite nella gestione delle ricostruzione hanno comportato, anche nelle aree oltre il cratere come Sant’Elpidio a Mare, uno spopolamento del centro storico, dovuto all’inagibilità di alcuni edifici a destinazione residenziale e di conseguenza delle attività commerciali che vedevano come clienti principali gli abitanti del centro città oggi trasferitesi al di fuori della zona storica.
La perdita di appetibilità sotto il profilo residenziale e commerciale del centro storico, si ripercuote attualmente sull’intera offerta che la città mette in campo nei confronti dei propri abitanti e dei turisti. Per i primi pesa la presenza di immobili oggetto di cantieri, ad oggi di fatto non attivi, che dequalificano intere aree del centro storico, oltre che sotto il profilo meramente architettonico anche a seguito dell’interdizione del traffico derivante dalla pericolosità del transito. Per i secondi incide la ridotta possibilità di proporre soggiorni e visite di un centro storico ricco di monumenti di pregio architettonico, di opere d’arte, di eventi di rilievo nazionale collegati alla storia, oggi in ampie parti non proponibile turisticamente.
E’ altrettanto noto a tutti che l’abbandono della residenzialità dei centri storici sia la prima causa di un deterioramento del patrimonio edilizio, cui la Pubblica Amministrazione non riesce a porre rimedio se non attivando una inversione di tendenza attraverso la riqualificazione urbana dei quartieri, la costruzione di infrastrutture fisiche e digitali che migliorino l’appetibilità residenziale dei centri storici.
Pertanto, rispetto alle esternazioni del Commissario, segnalo la necessità di valutare anche quali siano le procedure da rivisitare anche in ragione delle esigenze e gli obiettivi diversi tra le realtà maggiormente colpite, quelle all’interno del cratere e quelle fuori cratere. Le prime due hanno, ahimè, potrebbero già aver perso l’aggregazione cittadina e l’appetibilità turistica, la terza, se non vi sarà uno snellimento urgente delle procedure ed un approccio diverso, a breve termine le perderà.
Ritengo imprescindibile valutare, per le città fuori dal cratere, procedure più snelle, che magari deleghino totalmente all’ente comunale le attività tecnico/amministrative per la ‘ricostruzione’. Non è possibile che queste aree siano le ultime ad essere finanziate perché meno colpite ed al contempo siano sottoposte alle medesime procedure di ricostruzione come se si trattassero di Comuni dell’epicentro. Le città fuori dal cratere devono recuperare immobili, quasi tutti nel centro storico che non hanno bisogno di procedure di pianificazione, ma soltanto di un intervento di miglioramento/adeguamento sismico, mantenendo le medesime destinazioni d’uso già previste nel propri Prg. Si tratta quindi, quasi sempre di un ‘semplice’ recupero edilizio, ovviamente nel rispetto della vigente normativa antisismica.
Se ne deduce che, stante così la situazione, le città fuori dal cratere hanno bisogno di un finanziamento ‘veloce’ per la riqualificazione di immobili colpiti dal sisma che consentirebbero loro di rilanciare l’appetibilità della residenzialità dei centro storici e del modello turistico regionale dei “borghi più belli d’Italia”, già messi a dura prova. Mantenere lo stesso trattamento per le tre categorie di aree del sisma 2016 (epicentro, interni al cratere, esterni al cratere), significherebbe non consentire alle città a ridosso della costa di mantenere il numero dei propri abitanti, aumentando i trasferimenti verso la costa, oggi già congestionata sotto ogni aspetto, con il conseguente eventuale aumento dello sfruttamento del suolo per la realizzazione di nuovi immobili verso il mare, completamente contro tendenza rispetto alle politiche ambientali attuali.
In questa situazione in cui ci troviamo, con l’emergenza Covid in corso, ritengo importante snellire tutte le procedure approvando anche l’emendamento dell’Anci.
Credo che le premesse da me riportate siano sufficienti per segnalare la necessità di uno scatto in avanti rispetto all’attuale assetto organizzativo della ricostruzione post sisma. Riporto sommariamente alcune idee percorribili per la ‘sburocratizzazione’ delle procedure: finanziamento diretto e delega generale allo svolgimento autonomo delle procedure tecnico/amministrative senza ulteriori validazioni da parte dell’Usr (ufficio speciale per la ricostruzione regione marche), con eventuali controlli a campione di quest’ultimo, da applicarsi ai Comuni superiori a 15.000 abitanti dotati di uffici amministrativi autonomi che intendano avvalersene, per le città fuori dal cratere, secondo le disposizioni del D.Lgs. 50/2016; delega generale ai Comuni delle procedure di ricostruzione degli immobili con medesima destinazione d’uso delle città fuori dal cratere, secondo disposizioni di legge D.Lgs. 50/2016; raccolta organica unica e coordinata di tutte ordinanze in vigore, sia per il settore di edilizia pubblica che privata, al fine di agevolare gli uffici pubblici committenti nell’applicazione corretta della normativa; estensione di tutte le deroghe ipotizzate dal Commissario a tutti i Comuni che hanno riportato danni dal sisma, indipendentemente che siano più colpiti o all’interno/esterno del cratere; semplificazione delle procedure di emissione delle ordinanze specifiche per la ricostruzione di un bene sia pubblico che privato; sostituzione del controllo preventivo obbligatorio di Anac su tutti i passaggi amministrativi inerenti opere pubbliche di ricostruzione, con controlli mirati e/o a campione durante o al termine delle procedure”.
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