di Michele Carbonari
FERMO – Promuovere le prime classificate e bloccare le retrocessioni, aspettando un vaccino o una cura sanitaria al Coronavirus per ripartire nella massima sicurezza.
È questa la linea del Comitato Regionale Marche, nell’attesa del consiglio federale della Figc in programma mercoledì 20 maggio e del consiglio della Lega Nazionale Dilettanti di venerdì 22. La settimana prossima, dunque, si conosceranno le decisioni ufficiali dei campionati di calcio 2019/2020. Il presidente Paolo Cellini considera, praticamente, conclusa qui la stagione e preferisce far fede a quanto emerge dalle graduatorie fino alla 23esima giornata. Il numero uno del pallone marchigiano spiega la situazione.
VERDETTI – «C’è stato un confronto fra i vertici federali per trovare un punto d’incontro e avere delle garanzie per riprendere l’attività. Soprattutto per quanto riguarda la Serie A, dalla cui conclusione dipende il futuro di tutte le altre categorie minori. Perché la quota dei diritti televisivi si riversa a cascata anche sui dilettanti».
Nel frattempo, le 60 società di Lega Pro (fra cui le marchigiane Vis Pesaro, Fano, Fermana e Sambenedettese) hanno deciso quasi all’unanimità di interrompere la stagione, bloccare le retrocessioni e promuovere in Serie B le prime di ogni girone, oltre ad una ulteriore da stabilire. Una proposta che per essere attuata necessita della ratifica/approvazione del consiglio federale.
«Come Lega Nazionale Dilettanti siamo legati alla Lega Pro e abbiamo deciso di allinearci ad essa, promuovendo le nove capolista dei gironi, fra cui il Matelica, senza far scendere nessuno di categoria. Il problema si pone a livello superiore, in quanto, non essendoci retrocessioni, si andrebbe sovrannumero in Lega Pro: 69 club, dando per scontato le quattro retrocessioni dalla Serie B. Cosa deciderà la federazione sulla proposta dell’Interregionale?».
Mano a mano Cellini entra nello specifico del caso marchigiano.
«Ogni comitato regionale ha una situazione diversa. A fine febbraio, alcuni territori non sono allo stesso punto degli altri. Fortunatamente, nelle Marche si sono disputate tutte le partite, a parte un solo ricorso accolto per rigiocare una gara di Seconda categoria. Altrimenti siamo pienamente in regola e in una posizione ottimale. La difficoltà sta nel trovare una soluzione uguale per tutti, ma è possibile pensare a decisioni diverse. Noi abbiamo tutti organici da 16 squadre e abbiamo giocato 23 giornate su 30 totali. Le graduatorie fotografano una situazione puntuale in tutte le categorie. Questo ci da un buon punto di partenza per trovare una soluzione. L’orientamento del nostro comitato regionale è di considerare la stagione finita al 23esimo turno e riconoscere alla prima classificata un titolo sportivo. Esiste una norma la quale prevede che ogni comitato, come minimo, deve mandare la prima classificata nella categoria superiore e l’ultima in quella inferiore. Diversi comitati, però, stanno pensando di bloccare le retrocessioni. Se questa linea dovesse essere condivisa dalla Figc, e venisse data facoltà ai comitati di applicarla, allora questo è anche il nostro orientamento. Altrimenti c’è sempre una via d’uscita: quella dei ripescaggi, specialmente se dovessero essere confermate le previsioni di rinuncia a livello nazionale: circa 3000 club in meno rispetto alla stagione in corso, tra fallimenti e fusioni».
ISCRIZIONI – Il numero uno del Comitato Regionale Marche considera il blocco delle retrocessioni un sostegno alle società e considera inevitabile pagare la tassa d’iscrizione al prossimo torneo.
«Per dare un segnale di vicinanza stiamo pensando al blocco delle retrocessioni, che sportivamente parlando sono sempre delle sconfitte. Potrebbe essere un aiuto ad una squadra che deve trovare la forza per reagire ad una discesa. Al limite si potrebbero ripescare le retrocesse, non è un problema poiché si tratterebbe di poche squadre. Al massimo si andrà in sovrannumero da recuperare con dei turni infrasettimanali. Se ci dovessimo trovare di fronte a questa necessità significherebbe che la totalità delle società si sarà iscritta alla nuova stagione. Sarebbe un segnale positivo molto importante, ma realisticamente difficile – prosegue Cellini -. Il pagamento dell’iscrizione diventa una risorsa per portare avanti l’attività. Chi organizza manda arbitri, compila i calendari, pubblica i comunicati ufficiali e permette alle società di non pensare ad altro. Secondo me, l’iscrizione non sarà un problema per le società, che avranno a disposizione i contributi dal ministero come già detto dal ministro Spadafora. Il costo aggiuntivo è rappresentato dalle assicurazioni di ciascun giocatore tesserato, una quota che il comitato gira all’ente che assicurerà i calciatori».
Superato l’ostacolo iscrizioni, si penserà alla formazione e composizione dei vari campionati.
«Al momento non abbiamo pensato a nulla di concreto per il futuro dei gironi. Dipende tutto dalle iscrizioni, che sono facoltative. Nelle Marche, in un milione e mezzo di abitanti abbiamo 513 società di calcio e nel rapporto siamo il primo comitato in Italia. Inoltre, abbiamo un giocatore ogni 37 abitanti. Ancora una volta un record nazionale. I numeri ci confortano. Queste cifre ci consentono di avere un Eccellenza, due gironi di Promozione, quattro gironi di Prima categoria, otto gironi di Seconda e oltre 100 club in Terza, serie che addirittura non esiste in altre regioni. Io mi auguro di riuscire a mantenere l’organico di quest’anno, con qualche società in meno e qualche fusione in più. Non penso di fare un girone in più in Eccellenza o nelle serie minori, lo vedo molto utopistico. Anzi, se non ci saranno le società magari dovremmo pensare a qualche riduzione del numero dei gironi».
FUTURO – Parallelamente a tutto ciò, si dovrà pensare alle modalità di ripartenza.
«I professionisti con certi accorgimenti potrebbero riprendere l’attività, mentre il mondo dilettantistico non riesce a permettersi certe condizioni, avendo strutture piccole con pochi spazi. Oltre alla distanza di sicurezza impossibile da rispettare in campo, è difficile garantire lo spazio necessario anche degli spogliatoi. Diventa un’utopia. Se noi dovessimo proporre alle nostre società di fare calcio secondo il protocollo sanitario stabilito, non so quali società sarebbero in grado di garantirlo. Per questo è fondamentale aspettare il vaccino, la cura medica o un rimedio. Sento dire che bene che vada andrà a finire ai primi mesi dell’anno prossimo. Quindi ora rischiamo di parlare del nulla. Il presupposto è che si ricrei una situazione ambientale, sociale e sanitaria che consenta di poter andare in campo. Al momento non è da escludere l’ipotesi di ripartire in inverno».
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