di Pierpaolo Pierleoni
Se ne è parlato tantissimo nelle ultime settimane, ora anche nel Fermano parte la sperimentazione del plasma iperimmune per combattere il coronavirus. Tutta da valutare, però, la platea dei malati che potranno farvi ricorso perchè nell’area vasta fermana, ad oggi, non ci sono nuovi casi di pazienti sui quali tentare la cura. Ad illustrare tempi e modalità del progetto, stamattina, il direttore d’area vasta Asur Licio Livini, affiancato dalla direttrice del centro trasfusionale Giuseppina Siracusa, dal direttore della patologia clinica Salvatore Licitra e del primario del reparto di malattie infettive Luciano Amadio.
Parte da una premessa generale, Livini: “Siamo in una fase di ottimismo testimoniato dai numeri giornalieri. Dobbiamo lavorare per rafforzare ancora di più il territorio, perchè è lì, con la medicina generale, con le Usca, con la prevenzione, che si combatte la malattia. Ascolto molte opinioni secondo cui gli ospedali non si dovrebbero sporcare (cioè effettuare sia percorsi Covid che non Covid, ndr). Io credo che l’ospedale sia a disposizione della comunità e vada utilizzato quando serve. Sapevamo di dover raccogliere anche pazienti pesanti dal punto di vista clinico ed assistenziale, sapevamo di correre il rischio di contagio degli operatori, è accaduto come in tutte le Marche e nel mondo. Oggi possiamo dire che questa area vasta ha posto grande attenzione sulla sicurezza dei lavoratori, abbiamo numeri che ci distinguono rispetto ad altre aree, ma non ci interessano i primati. Posso solo ringraziare tutto il personale per il lavoro straordinario di questi mesi. Ad oggi la situazione è abbastanza tranquilla, il dato aggiornato a ieri sera è di 11 ricoverati Covid, di cui 2 in rianimazione, 78 ospiti alla Rsa di Campofilone, all’Inrca 23, 172 persone in isolamento domiciliare di cui 70 sintomatiche. I nostri operatori sanitari ancora in quarantena ieri erano 21”.
Dopo le premesse, tocca al dottor Amadio entrare nel vivo del “protocollo Tsunami”, la sperimentazione coordinata dall’azienda ospedaliero universitaria di Pisa sul plasma iperimmune. “L’obiettivo è valutare l’efficacia della somministrazione del plasma prelevato da pazienti malati ed infuso precocemente – rimarca Amadio – Quella di inoculare al paziente anticorpi già fatti, provenienti dal plasma dei convalescenti è una pratica molto antica, il siero iperimmune si adoperò per la prima volta alla fine dell’800 per la difterite. Ora lo proporremo per soggetti con polmonite importante ma ancora non bisognosi di intubazione. Il picco della carica virale lo abbiamo nella prima settimana di malattia, gli anticorpi si producono dopo 10-14 giorni. Chiaramente l’efficacia si comprende effettuando un paragone tra i malati cui viene somministrato ed altri a cui non viene praticata questa cura, per verificare le differenze e l’efficacia”. Il primario di malattie infettive precisa, però, che al momento nessun ricoverato all’ospedale Murri di Fermo sarebbe sottoposto al trattamento. “Ad oggi non abbiamo pazienti da inserire perchè ad oggi sono tutti cronici, non abbiamo nuovi casi da sottoporre a terapia con plasma iperimmune”.
La dottoressa Siracusa entra nel merito dell’individuazione dei pazienti. “Abbiamo distinto un gruppo di pazienti convalescenti che verranno segnalati da dottor Amadio ed un gruppo di donatori ipotetici. Abbiamo scremato chi non può donare per ragioni di età e patologie concomitanti. Da oggi si prenotano le visite per l’arruolamento. Se ci sono requisiti per l’ammissione, si effettuano visite e prelievi per verificare la fattibilità della donazione. Tutti i servizi trasfusionali delle Marche effettueranno la prima selezione, poi si invierà alla virologia di Torrette il campione per il dosaggio di anticorpi neutralizzanti. Chi ha valori adeguati si potrà prenotare a Pesaro, Ancona e Fermo, dove si effettuerà il processo di raccolta e trattamento del prodotto, che verrà diviso in 3 subunità”. Si potrà prelevare plasma su pazienti dai 18 a 60 anni, si può arrivare ai 65 per chi è già donatore periodico. Lo studio durerà almeno 6 mesi, servono 600 millilitri di plasma per praticare la cura. Le scorte verranno in parte congelate e tenute a disposizione nel caso di una seconda ondata della pandemia. Per quanto riguarda i soggetti già donatori periodici, in molti hanno già espresso la disponibilità e crediamo che la stragrande maggioranza fornirà il concenso. Per i non donatori è difficile fare previsioni”.
Tocca al dottor Licitra, invece, procedere materialmente ai test. “Siamo attivi con due strumentazioni per il dosaggio di Igg. Ci siamo coordinati con la dottoressa Siracusa per organizzare al meglio il servizio. Siamo pronti a partire già da 15 giorni. Abbiamo vissuto settimane molto difficili, oggi viviamo una fase di maggiore regolarità nella fornitura dei materiali che prima invece non c’era. Malgrado le difficoltà e le carenze, nell’area vasta abbiamo effettuato oltre 8000 tamponi in due mesi”.
In chiusura, un breve commento, dal direttore Livini, al reclutamento di personame medico e infermieristico dell’area vasta per il nuovo covid hospital all’ente fiera di Civitanova Marche. “Ad oggi abbiamo un elenco di professionisti che su base volontaria potrebbero lavorare a Civitanova. Parliamo di 2 medici, 6 infermieri, 3 tecnici di radiologia. Se questa dotazione è sufficiente, il percorso è agevole e non ci sono problemi per i servizi della nostra struttura ospedaliera. Se invece i numeri non bastano, aspettiamo indicazioni superiori. Credo che molto dipenderà anche da quanto malati saranno ricoverati a Civitanova”
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati