di Maria Elena Grasso
Quando si parla di gesti che possono fare la differenza, si apre un mondo, fatto di solidarietà, altruismo e soprattutto di dono. È proprio in questo contesto che si colloca una delle associazioni più virtuose e preziose nel mondo del volontariato, l’Avis. Questa mattina, ai microfoni di Diretta Uno, il vice presidente dell’Associazione Provinciale di Fermo, Giovanni Lanciotti, ha raccontato l’importanza della donazione, analizzando i vari aspetti che entrano in gioco, specialmente oggi, nel contesto della pandemia globale.
“La donazione di sangue è sempre stata di vitale importanza, – ha esordito Lanciotti – un semplice gesto che chiunque può fare, ma che rappresenta un comportamento in grado di salvare vite umane; oggi, più che mai, ragionando in termini di plasma iperimmune, assume maggior valore. Il plasma è la parte liquida del sangue ed è una pratica che c’è sempre stata, ma grazie alla sperimentazione in atto a livello nazionale, si è riusciti a pensare ad una potenziale cura al Covid 19. Si tratta del plasma prelevato dai soggetti che hanno superato il periodo di infezione e hanno conseguentemente sviluppato la giusta quantità di anticorpi. È un’operazione assolutamente protetta sotto ogni profilo, completamente sterile. Diventare donatori dopo aver contratto e sconfitto il Coronavirus, richiede la negatività dei due tamponi successiva alla scomparsa della sintomatologia.
E la generosità di chi aiuta non conosce ostacoli, anche durante un periodo di isolamento come quello appena passato, i donatori abituali non si sono tirati indietro, ma hanno continuato a pensare ‘all’altro’. come ha ricordato il vice presidente: “All’inizio c’è stata qualche reticenza, dovuta più che altro alle restrizioni negli spostamenti e alla paura del contagio, ma poi, consapevoli che i percorsi dedicati alle donazioni sono sicuri e controllati, le nostre attività di raccolta sono continuate e ora siamo tornati a regime, con gli stessi numeri del 2019, rispondendo in modo decisamente positivo ad un momento tanto delicato. Donare è una pratica del tutto sicura, una scelta che può contare su grandi numeri. Per quanto riguarda il nostro territorio provinciale, sono 4800 i donatori attualmente in essere. Con un singolo prelievo si ottengono tre sacche di plasma che possono essere infuse a tre distinti pazienti. Vorrei sottolineare che i prelievi, vengono effettuati in siti distaccati dalle strutture ospedaliere, per cui non vi sono contatti con i punti di accesso al nosocomio. I recenti adeguamenti e i rinnovi dei locali Avis, del nostro territorio, oggi si sono rivelati decisamente utili e provvidenziali per la donazione, consentendoci di effettuare le nostre abituali attività al di fuori di ambienti potenzialmente infetti. Il Centro di raccolta è sicuramente il massimo sotto il punto di vista della sanificazione”.
Perché è così importante? “Il plasma rappresenta, ad oggi, l’elemento in grado di apportare un miglioramento dei sintomi da Covid19, già nel giro di poche ore; – ha precisato Lanciotti – costituisce una grande speranza, soprattutto nel caso malaugurato in cui questo virus dovesse ripresentarsi; siamo consapevoli che il vaccino è una realtà ancora lontana mentre il plasma viene impiegato già adesso. Nelle Marche, i centri che si stanno occupando della sperimentazione sono quelli di Pesaro, Ancona e Fermo, lavorando contestualmente insieme ai principali reparti di malattie infettive e trasfusionali. Inoltre a breve, i test sierologici saranno a disposizione dei donatori, un mezzo più completo del semplice tampone perché consentirà di capire se si sono sviluppati anticorpi, in numero sufficiente per poter diventare donatore di plasma iperimmune”.
Il lockdown ha fermato le tante iniziative di sensibilizzazione e di incontro che l’Avis aveva in programma per questi mesi, ma il grande cuore dell’associazione non ha smesso di battere: “Le date che avevamo in programma a livello provinciale e regionale sono rimandate, – ha concluso l’avvocato – ma abbiamo approfittato di questo tempo per acquistare dei presidi da donare al personale del nostro territorio; quindi lo spirito di incontro si è solo manifestato in maniera diversa, niente feste ma vicinanza e aiuti concreti a chi si è speso in maniera valorosa nella lotta al Coronavirus. Ascoltando le parole raccontate da chi ha vissuto in prima linea la drammaticità degli eventi, ci siamo resi conto di quanto gli stessi ‘addetti ai lavori’ abbiano vissuto le tragedie dei pazienti e dei loro familiari in prima persona. Hanno riferito di scenari davvero drammatici che non devono essere dimenticati; in virtù di tanto dolore e di tante difficoltà, è giusto ricordare quanto sia delicata la fase che stiamo attraversando. Abbiamo una responsabilità maggiore nei confronti di quanti in questo periodo non ce l’hanno fatta e di chi ha perduto un affetto. Il rispetto delle regole è sempre alla base”.
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