di Leonardo Nevischi
PORTO SANT’ELPIDIO – Sono le 23.44 di domenica 26 luglio 2020 e la Juventus è ufficialmente campione d’Italia per la trentaseiesima volta nella sua storia. Il 2-0 firmato da Cristiano Ronaldo e Bernardeschi ai danni della Sampdoria vale il nono tricolore consecutivo per i bianconeri.
Tuttavia, c’è qualcosa che differenzia questo agli otto titoli precedenti conquistati dalla squadra di Sarri. Non parliamo di numeri, del confronto con la Juve imbattuta di Conte o quella del record di 102 punti oppure con quella a 5 stelle di Allegri e non facciamo nemmeno riferimento al fatto che questo sia stato il campionato più lungo della storia, iniziato ad agosto 2019 e terminato a luglio 2020, in un’annata contrassegnata dalla sospensione per il Covid 19. Bensì, la vera differenza tra lo scudetto vinto ieri sera e gli otto che lo hanno preceduto è che in quest’ultimo c’è anche un po’ di Porto Sant’Elpidio.
Di fatto, tra i volti festanti del post gara dell’Allianz Stadium compare anche quello di Marco Olivieri, elpidiense classe 1999 in forza all’Under 23 bianconera che quest’anno ha stregato il tecnico Maurizio Sarri tanto da portarlo in prima squadra e farlo esordire in Serie A contro il Genoa (vedi l’articolo sotto correlato).
All’indomani della festa tricolore, a parlare è proprio l’agente del ragazzo cresciuto nelle fila della Marina Picena, squadra dell’omonimo quartiere di Porto Sant’Elpidio: «Marco festeggia il 36esimo scudetto della storia della Juventus e per me, così come per lo staff e per la sua famiglia è una soddisfazione enorme. Ha collezionato diverse panchine quest’anno – seguita Vittorio Tosto, ex calciatore professionista con qualifica di direttore sportivo e specializzato nello scouting -, ma si è fatto notare da Sarri con ottime prestazioni in Under 23 tanto da arrivare ad esordire un mese fa contro il Genoa subentrando a Dybala».
«Quello al fianco di Olivieri è un percorso duro e difficile iniziato ormai 6 anni fa. I sacrifici fatti passando per Ascoli, Empoli e Juventus e la sua crescita costante dimostrano ancora una volta che sono queste le componenti da mettere in campo per farsi largo nel calcio che conta e “Marchino” è l’esempio perfetto per tanti giovani. Lavoro, sacrificio e testa sulle spalle sono gli ingredienti che lo contraddistinguono e che speriamo lo porteranno molto presto a togliersi altre soddisfazioni».
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