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Bonus e contributi anti-Covid,
il monito dei commercialisti:
“Si apre la stagione dei controlli”

PAROLA AGLI ESPERTI - Continua su Cronache Fermane la rubrica in collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Fermo guidato dalla presidente Eliana Quintili. Ogni settimana i professionisti iscritti all'Ordine affrontano temi di attualità e approfondimenti sul mondo della contabilità, fiscale e del lavoro

di Alessandro Felicioni

Alcuni non ce li hanno ancora dati; altri non abbiamo ben capito come funzionano; altri ancora ci appaiono come chimere irraggiungibili; eppure, per tutti, è partita la stagione dei controlli.
I desideri? No, i contributi e i finanziamenti previsti per contrastare la crisi epidemiologica in cui stiamo cercando di divincolarci tutti, imprese, famiglie ed enti locali.
Tra bollettini di guerra quotidiani e previsioni economiche catastrofiche, tutti stanno cercando di rialzare la testa dopo la tempesta perfetta che ci ha colpito ad inizio anno.
In tale impresa titanica diversi aiuti sono stati concepiti dal legislatore italiano per cercare di lenire le difficoltà economiche che, inevitabilmente, hanno fiaccato la resistenza di imprese, famiglie ed altre realtà sociali.
Così, ripercorrendo i principali provvedimenti che da marzo scorso sono stati sfornati, troviamo una serie di interventi agevolativi concepiti in molteplici forme e destinati a diverse tipologie di contribuenti.


Si fa dai finanziamenti garantiti al 100% per le partite iva (i famosi 25 mila euro, poi diventati 30 mila), alla cassa integrazione in deroga, via via protratta fino all’autunno, alle 600 euro per i titolari di partita iva, ai vari crediti di imposta previsti per alcune tipologie di spese (con la parte del leone svolta dal superbonus al 110%), fino a coinvolgere i bonus più disparati per i privati.
Misure che hanno quale denominatore comune la volontà di attutire gli effetti economici della crisi, con una visione marcatamente assistenziale, in attesa che spunti, da qualche parte, un piano più generale che permetta all’economia di ripartire più o meno autonomamente così da poter ridurre, fino ad azzerarla, la somministrazione di morfina che si sta istillando nel sistema.
Ma ben prima che questo passaggio possa quantomeno intravvedersi, ecco che irrompe la necessità di verificare se e in che misura chi ha attinto a piene mani dalla fonte assistenziale anti covid ne ha e ne aveva pienamente diritto.
Così, anche prima che alcuni dei bonus siano entrati pienamente a regime e che altri siano effettivamente stati erogati a chi li ha chiesti, si avvia, dopo l’estate, la campagna dei controlli con Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e INPS in prima linea, ciascuno per i propri interventi.
Partiamo con il bonus da 600 euro per i titolari di partita iva e gli autonomi. Fino ai primi di maggio l’INPS aveva ricevuto circa 4,7 milioni di domande e ne aveva accolte circa 3,6 milioni. Di queste erano state pagate circa 3,4 milioni.
Anche se non ancora completata l’erogazione, i controlli sono già partiti fin dal mese di aprile, con l’obiettivo di controllare che il bonus non sia stato percepito da chi non ne aveva diritto.
In particolare saranno chiamati a restituire il bonus:
• chi risulterà iscritto anche ad altre forme previdenziali obbligatorie,
• i titolari di pensione (ad esclusione delle pensioni di invalidità e di reversibilità);
• i beneficiari del reddito di cittadinanza;
• i lavoratori autonomi, quelli dello spettacolo e gli operai agricoli in assenza dei particolari requisiti di accesso previsti.
Per i professionisti iscritti alle Casse previdenziali private va verificato il requisito previsto, ossia il conseguimento nel 2018 di un reddito inferiore ad euro 35.000,00, o compreso tra 35.000,00 e 50.000,00 ma con un calo dei compensi del 33% nel primo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.
Oltre alla restituzione del bonus si rischieranno anche le sanzioni penali previste in caso di falsa dichiarazione e di utilizzo di atti falsi.
Per il contributo a fondo perduto previsto sempre per le partite iva (non per i professionisti!) scende invece in campo direttamente l’agenzia delle entrate che aveva erogato fondi per 5,2 miliardi al primo di agosto (dei circa 6,2 miliardi messi a disposizione dal decreto Rilancio).


È pronto il protocollo d’intesa tra Agenzia e Guardia di Finanza e i controlli del Fisco sono quindi pronti per partire. Si orienteranno in via prioritaria sui soggetti (imprese e lavoratori autonomi) che hanno una storia pregressa sospetta (per frodi) e su quelle partite IVA inattive da molto, improvvisamente risvegliatesi per accedere al contributo.
Prima dell’erogazione l’Agenzia delle Entrate, a fronte della richiesta presentata dal contribuente, ha già effettuato un primo controllo formale erogando sotto condizione risolutiva, in caso di successivi controlli con esito negativo per il contribuente.
L’art. 25, comma 12 del decreto Rilancio stabilisce che si applicano le disposizioni di cui all’art. 28, D.L. n. 78/2010, in base alle quali l’Agenzia delle Entrate esegue specifici controlli sulle posizioni dei soggetti che risultano aver percepito e non dichiarato redditi di lavoro dipendente e assimilati sui quali, in base ai flussi informativi dell’Inps, risultano versati i contributi previdenziali e non risultano effettuate le previste ritenute: insomma, verranno incrociati i dati Inps e quelli dell’Anagrafe tributaria per scovare eventuali contribuenti che non avevano diritto al contributo.
Inoltre, per l’attività di controllo dei dati dichiarati dal richiedente sono attribuiti agli Uffici tutti i poteri di accesso, ispezione e verifica previsti dal D.P.R. n. 600/1973.
Qualora il contributo sia in tutto o in parte non spettante, anche a seguito del mancato superamento della verifica antimafia, l’Agenzia delle Entrate recupera il contributo, irrogando le sanzioni in misura corrispondente a quelle previste dall’art. 13, comma 5, D.Lgs. n. 471/1997 (dal 100% al 200% della misura del contributo) e applicando gli interessi dovuti ai sensi dell’art. 20, D.P.R. n. 602/1973 (4% annuo), in base alle disposizioni che disciplinano gli atti di recupero dei crediti indebitamente utilizzati (art. 1, commi da 421 a 423, legge n. 311/2004) e, quindi, con preclusione dell’istituto della compensazione in F24.
Inoltre, si applicano le disposizioni (art. 27, comma 16, D.L. n. 185/2008) per cui l’atto di recupero del contributo deve essere notificato, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello del relativo utilizzo.
Sono pesanti anche le ricadute sotto il profilo della responsabilità penale, perché l’art. 25, comma 14, D.L. n. 34/2020 e il provvedimento attuativo sopra indicato stabiliscono che, in caso di indebita percezione del contributo, si applicano le disposizioni dell’art. 316-ter c.p. (indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato).
Il soggetto che ha rilasciato una falsa autocertificazione di regolarità antimafia è inoltre punito con la reclusione da due anni a sei anni. In caso di avvenuta erogazione del contributo, si applica l’articolo 322-ter del Codice penale (confisca).
Altra gettonatissima forma di agevolazione introdotta è quella relativa al super bonus al 110% per i lavori di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico. Proprio il favore riscontrato da parte dei contribuenti ha messo sul chi va là l’Agenzia, già attiva nei controlli.
L’appeal della disposizione è legato, oltre che alla misura del bonus, alla possibilità di trasformare la detrazione in credito d’imposta con la possibilità di utilizzare lo stesso o di cederlo a terzi, comprese le banche e alla ulteriore possibilità di utilizzare il bonus come sconto in fattura, con possibilità per il fornitore di anticipare o scontare il credito ricevuto presso gli istituti di credito.
Queste particolari prerogative del superbonus portano con sé controlli feroci da parte dell’agenzia.
Intanto i controlli possono essere effettuati per un arco temporale di 8 anni. Particolare attenzione sarà prestata alle operazioni di sconto e di cessione.
In caso di credito inesistente utilizzato è prevista una sanzione che va dal 100% al 200%. I controlli fiscali sulle detrazioni del 110% da parte del beneficiario seguiranno l’iter ordinario.
L’Agenzia delle Entrate procederà a controlli documentali e, in caso di operazioni, sospette inoltrerà gli atti alle Procure giacché ben potrebbero configurarsi reati di indebita compensazione di crediti non spettanti o inesistenti.
Rilevato il mancato possesso anche solo di una parte dei requisiti richiesti dalla legge per avere diritto al Superbonus, il Fisco procederà al recupero dell’importo equivalente. Chi ha goduto illegittimamente dell’incentivo sarà tenuto a pagare la somma portata indebitamente in detrazione, maggiorata di sanzioni e interessi.
Per i finanziamenti previsti dal decreto liquidità sarà invece la Guardia di Finanza a vigilare.
In particolare, mentre la fase dei controlli preventivi è delegata alle banche e agli istituti che elargiscono le garanzie, la GdF si occupa di individuare i comportamenti illeciti legati a due fattori. Il primo è l’assenza delle condizioni che legittimano la richiesta, intese come danno subito a causa del Covid.
Il secondo, più insidioso e pericoloso, è legato all’ottenimento della garanzia statale non già per contrastare il calo di fatturato legato al Covid-19 ma per fronteggiare vecchie esposizioni del tutto indipendenti dalla crisi epidemiologica.
Infine per tutti i bonus destinati alle famiglie (bonus baby sitter, bonus vacanze, bonus figli) i controlli saranno diretti a verificare l’autenticità dei dati e delle informazioni fornite attraverso l’Isee al quale l’erogazione di molte di queste agevolazioni è ancorata.
Meglio quindi essere accorti e, ancorché attanagliati dalla crisi, non forzare la mano al fine di ottenere qualcosa che poi si dovrà restituire con aggravio di sanzioni (anche penali) ed interessi.



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