“Durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni regionali si è incessantemente parlato di infrastrutture per il ritardo accumulato rispetto ad altre regioni che sta penalizzando pesantemente la competitività delle nostre imprese e del territorio tutto. Perdere oggi in competitività significa aver performance minori per il nostro pil regionale, per l’occupazione, per la qualità della vita, per lo sviluppo dell’entroterra e per la tenuta presente e futura dell’assetto sociale”. Inizia così, con queste parole, la riflessione post-elezioni regionali, di Massimo Valentini, presidente della fondazione San Giacomo della Marca.
“Abbiamo letto in questo periodo frequenti dichiarazioni su un elenco sterminato di opere che sarebbero necessarie, lo sbandieramento della opportunità date dal Recovery Fund e le promesse che vari esponenti governativi hanno fatto durante le loro visite per la campagna elettorale. Per poter raggiungere qualche risultato occorre però partire dalla realtà e non da illusioni. Come ha suscitato sconcerto la lunga serie di promesse fatte sul tema durante la campagna elettorale, hanno suscitato altrettanto sconcerto le 557 schede senza alcuna visione organica messe a punto dai vari ministeri per il piano italiano da presentare all’Europa che implicavano il richiedere più di 670 miliardi, mentre al nostro Paese ne spetta solo un terzo. Si sono pertanto levate più voci per chiedere di costruire un progetto credibile di azioni che avessero delle priorità compatibili con i criteri discriminanti previsti dal piano europeo denominato Next Generation Eu. Questo Piano infatti prevede giustamente dei criteri che possono essere così sintetizzati: la digitalizzazione necessaria ad un’economia moderna, la transizione alla sostenibilità che è la scelta strategica compiuta dall’Europa per un nuovo sviluppo, la lotta alle disuguaglianze prodotte dal liberismo che non sono più sostenibili. E’ certamente un cambio di passo da parte dell’Europa che propone una visione strategica per il nuovo sviluppo del continente nei prossimi decenni. Chi vuole raggiungere un obiettivo per il proprio territorio non può assumere l’impostazione della ‘lista della spesa’ senza alcuna priorità in quanto non avrà alcuna possibilità di incidere sulle scelte che verranno fatte a livello governativo ed europeo. Potrà solo subire tali scelte lamentandosi poi senza costrutto e scaricando su altri responsabilità che invece sono le proprie. In questi giorni si stanno definendo le opere che verranno negoziate con l’Europa per essere ammesse al piano, le regioni potranno avere delle interlocuzioni ove far presenti delle priorità, ma non sarebbero nemmeno ascoltate se si presentassero con un elenco sterminato di opere che non rientrano nei criteri stabiliti. In tale prospettive quale ruolo vuole svolgere la nuova amministrazione della Regione Marche? Non c’è molto tempo perché i giochi si chiudono in questi giorni. Per avere qualche possibilità di successo sul tema delle infrastrutture materiali occorre individuare l’opera strategica che già l’Europa ha sposato e che potrebbe subito essere riconosciuta compatibile con i criteri vincolanti previsti dal Next Generation Eu. Ancona è già stata inserita nei corridoi intermodali della Ten-T prevedendo un nuovo collegamento da Bologna ad Ancona. L’acronimo Ten-T sta per Trans European Network-Transport ed è alla base di un progetto avviato dall’Unione Europea con il regolamento 1315/2013 per il miglioramento delle vie di comunicazione a livello comunitario e transfrontaliero. Quindi la richiesta della stazione dell’Alta Velocità ad Ancona interconnessa con Aeroporto, Porto ed Interporto rientrerebbe pienamente nelle priorità europee e renderebbe possibile l’arretramento della ferrovia da Pesaro e quindi la realizzazione di una metropolitana di superficie congiuntamente alla pista ciclopedonale nel vecchio tracciato. Con il piano della Next Generation Eu sarebbe un opera finanziabile, una occasione storica e probabilmente non ripetibile. Per gli stessi motivi sarà inserita nel piano europeo l’Alta Velocità da Bari a Napoli che anch’essa rientra nei corridoi Ten-T. Accontentarsi della cosiddetta velocizzazione della linea adriatica sarebbe un suicidio per la nostra regione in quanto non risolverebbe la questione dei tempi di percorrenza dal momento che la vera alta velocità viaggia ad una velocità quasi doppia rispetto a quella raggiungibile con la velocizzazione. Inoltre la ferita ambientale per i centri costieri sarebbe rilevantissima portando il transito di questi treni a 200 km all’ora nei centri cittadini di tutta la costa marchigiana. D’altro canto le Ferrovie nel progetto della velocizzazione hanno già previsto l’arretramento da Cattolica a Fano con il rifacimento delle nuove stazioni, ma il problema non sussiste solo per la provincia di Pesaro, ma per tutta la costa marchigiana sino a San Benedetto del Tronto. Raggiungere l’obiettivo della stazione della stazione dell’alta velocità ad Ancona con arretramento da Pesaro a San Benedetto e contestuale realizzazione nel vecchio tracciato della metropolitana di superficie e della pista ciclo-pedonale cambierebbe il futuro della nostra regione, accrescerebbe enormemente la sua competitività e quindi la sua attrazione di cui beneficerebbero tutti i cittadini marchigiani, compresi quelle delle aree interne. Governatore Acquaroli non varrebbe la pena chiedere un appuntamento a Conte, Gualtieri e De Micheli nei prossimi giorni ?”.
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