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Covid, nuovi ‘sintomi’ da abuso
del Pronto Soccorso: «Per evitarlo
serve la collaborazione di tutti»

FERMO - Il primario del Pronto Soccorso, Antonio Ciucani: "Ci sono strumenti e una rete ben precisa extra-ospedaliera per vedere se si è affetti da Covid. Rischiamo di rivivere un film già visto con la prima ondata di Coronavirus. E l'idea di essere solo ad ottobre e di dover arrivare ad aprile (quando si spera, se non prima, che il Covid molli la presa) mi terrorizza. Dobbiamo evitare gli errori del passato ma per farlo dobbiamo collaborare tutti e tutti remare verso la stessa direzione, da noi medici, tutti, ai cittadini"

Il direttore ff del Pronto Soccorso, Antonio Ciucani

di Giorgio Fedeli

‘Sintomi’ da abuso del Pronto Soccorso. Sì, ce ne sono eccome. Da diversi giorni a questa parte, infatti, al Pronto Soccorso dell’ospedale Murri di Fermo arrivano persone con le patologie più svariate. E tra questi, diversi con avvisaglie da contagio Coronavirus, soprattutto con qualche linea di febbre oltre gli ormai noti 37,5 gradi, ‘formalizzati’ e prefissati dalle disposizioni governative. Sospetti, si diceva. Perché tutto ruota attorno a questa parola. Per farla breve? Se si ha il sospetto, appunto, di essere stati contagiati dal Covid non serve necessariamente recarsi al Pronto Soccorso che, come ribadito a chiare note più e più volte dalla direzione sanitaria dell’Area vasta 4, guidata da Licio Livini, e dal primario del reparto ‘porta d’ingresso’ dell’ospedale, Antonio Ciucani, dovrebbe essere visto da tutti, utenti e medici, come l’extrema ratio, non la soluzione più semplice e immediata per sottoporsi, ad esempio, a tampone. E questo non certo perché i medici e il personale infermieristico del Pronto Soccorso non siano lì pronti a effettuare tutte le analisi del caso ma semplicemente e logicamente perché , se ci si reca un pò troppo alla leggera al Pronto Soccorso, il personale sanitario, seppur con due percorsi ancora attivi (il no Covid e il Covid), deve dividersi tra l’uno e l’altro con tre distinte tipologie di pazienti: quello che col Coronavirus non ha nulla a che vedere, e quello con sospetto contagio. Questo secondo, a sua volta, dà vita a due sottocategorie: quello che, all’esito del tampone e delle analisi è effettivamente positivo, e quello che invece è negativo. Ma questi ultimi passaggi si possono testare anche senza andare al Pronto Soccorso. Sì perché l’Area vasta ha attivato da tempo una rete per lo screening fatta di Usca, visite domiciliari con tanto di possibilità di essere sottoposti a tampone ed equipe pronte ad andare a casa del paziente ‘sospetto Covid’, evitando sovraccarichi di pazienti proprio al Pronto Soccorso.

“Ebbene sì – conferma il primario Antonio Ciucani – stiamo progressivamente e rapidamente tornando a un ricorso spesso immotivato del Pronto Soccorso nonostante l’Av4 abbia attivato tutta una rete extraospedaliera di servizi con una serie di procedure, dalle Usca, appunto, alle visite domiciliari, che consente di evitare di venire da noi. Al Pronto Soccorso dovrebbero ricorrere solo le emergenze e le patologie più gravi. Eppure non è così. Vengono anche persone con 37,7 di febbre. Nonostante siano attivi i due percorsi (Covid e no-Covid), il personale medico e infermieristico è sempre lo stesso nei numeri. Ma se crescono le persone ‘sospette Covid’ che vengono da noi anche solo per un tampone, una parte del personale dovremmo destinarlo in pianta stabile al percorso Covid, sottraendolo giocoforza dal no-Covid e da tutte le altre emergenze” e questo significa inevitabilmente un allungamento dei tempi di attesa, tanto per dirne una. “Rischiamo – il timore di Ciucani – di rivivere un film già visto con la prima ondata di Coronavirus. E l’idea di essere solo ad ottobre e di dover arrivare ad aprile (quando si spera, se non prima, che il Covid molli la presa) mi terrorizza. Dobbiamo evitare gli errori del passato ma per farlo dobbiamo collaborare e remare tutti verso la stessa direzione, da noi medici, nessuno escluso, ai cittadini. Attenzione massima al contagio e anche ai primi sintomi. Ma non serve necessariamente ricorrere al Pronto Soccorso”.



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