di Paolo Gaudenzi
PORTO SANT’ELPIDIO – Dal Messina alla “Vecchia Signora“, con la quale ha conosciuto l’Azzurro della Nazionale dove ha lasciato, durante le notti magiche riconducibili al mondiale italiano del 1990, un indelebile ricordo in tutti gli sportivi, e non solo, della Penisola.
Salvatore Schillaci, meglio conosciuto sul rettangolo di gioco come Totò, ieri sera è stato l’ospite d’onore di Paolo Paoloni, autore del volume “La mia prima volta in campo con la Juventus“, testo redatto insieme al tifosissimo elpidiense Nazzareno Romagnoli, per una cena a tinte bianconere svoltasi presso il ristorante Il Gambero.
Serata trascorsa insieme ad una ridotta (causa Covid) rappresentanza di appassionati, dove ha fatto gli onori di casa l’assessore allo sport comunale Emanuela Ferracuti. “Eccoci a vivere momenti spensierati tra amici, alternativi, in compagnia di un grande personaggio giunto in città dal mondo dello sport, in un frangente del tutto particolare e delicato”, il saluto del membro di giunta.
Poi tutti attorno ai tavoli, nel rispetto delle distanze sanitarie, per la presentazione 2.0 del testo ben farcito di racconti ed emozioni legati ai tanti esordi descritti dai protagonisti del campo e dello staff degli ultimi decenni griffati Juve. Nelle 250 pagine del libro anche i ricordi di moltissimi tifosi legati alla squadra di ogni tempo (per un approfondimento vedi tra gli articoli sotto correlati).
Il primo atto nel merito, svolto nella medesima location elpidiense nel cuore dell’estate, precisamente il 20 luglio, ha regalato ai tanti commensali i racconti calcistici in prima persona di Stefano Tacconi, estremo difensore bianconero a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Dieci anni dopo, invece, a Torino un ruolo agli antipodi per un centravanti venuto dalla cadetteria radicata nella provincia siciliana, lesto a scalare gerarchie calcistiche juventine per guadagnare con merito il pass azzurro concessogli dall’allora commissario tecnico, il compianto Azeglio Vicini giunto terzo ad Italia ’90, spinto sul podio anche grazie ai 6 centri iridati di Schillaci.
“Sono diversi anni che conosco Paoloni, quando mi chiamò per chiedermi di contribuire al volume non ho esitato vista la nostra amicizia – le prime parole di Schillaci -. Aver fatto parte della storia della Juve mi ha reso felice, così come aver dato una mano alla stesura del volume”.
Alla Juventus dal 1989 al 1992, stagione d’esordio condita da 15 reti in 30 presenze, per obiettivi di squadra a considerare nel consuntivo finale il soddisfacente bottino caratterizzato da due trofei: Coppa Italia e Coppa Uefa.
“Perchè andai proprio all’Inter dopo la Juve? – la sollecitazione giunta dal pubblico -. Fosse dipeso da me, juventino dalla nascita, sarei rimasto a vita a Torino, ma la società ha fatto una scelta diversa, quella di cedermi sul mercato. Si è fatta avanti così l’ipotesi nerazzurra e quindi, anche se a malincuore, sono dovuto migrare a Milano. Certo, potevo rifiutare, ma da professionista ho deciso a quel punto di accettare la sfida Inter”.
“Iniziai a giocare ad undici anni – ha proseguitò l’ex centravanti bianconeroazzurro di origini palermitane ripercorrendo gli esordi -, praticamente per strada, tra gente di quartiere non sempre del tutto apposto. Poi sono passato in contesti sportivi giovanili fino a meritarmi la convocazione nella rappresentativa regionale della Sicilia. Da li il cambio di passo, tasferendomi al Messina da professionista, ero un Primavera (squadra Under 18, ndr) ma fui convocato per il ritiro in prima squadra, dove a poco a poco guadagnai posto in squadra e soddisfazioni sul campo, fino quindi ad attirare le attenzioni della Juve. Il resto è storia nota, sfociata con le soddisfazioni in Azzurro. Mai avrei pensato di arrivare a tali livelli – il sentito congedo -, un grazie lo devo dal profondo a mio padre, primo tifoso da sempre”.
Prima della cena anche l‘intervento telefonico di Sergio Secco, papà dell’ex direttore sportivo Alessio, nei lustri scorsi al fianco della Juve griffata Giampiero Boniperti nelle vesti di segretario societario bianconero.
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