“Apprezzo chi apprezza il lavoro degli autotrasportatori anche in tempo di pandemia, ma così non può andare. Siamo alla frutta, anzi nemmeno quella perché dopo le 18 chi lavora nel settore del trasporto non trova più locali per mangiare, servizi igienici, docce e potrei andare avanti” è lo sfogo amaro di Emiliano Tomassini portavoce dell’autotrasporto merci della Fita CNA territoriale di Fermo.
“Ho chiesto – prosegue Tomassini – al nostro Presidente Nazionale Patrizio Ricci, attraverso la nostra struttura regionale Fita CNA, di farsi carico di un problema che ha l’Italia “reale”! Bene tanta solidarietà anche da parte del Ministro De Micheli alla nostra ultima assemblea nazionale di due settimane fa, ma a chi sta sulla strada occorre pensare effettivamente e risolvere i problemi reali che ci sono”. Coprifuoco, chiusure, tanti problemi per tutti i colleghi che fanno impresa in tutti i settori produttivi, tutto chiuso insomma anche per chi, per lavoro, viaggia lontano da casa per intere settimane.
Per Alessandro Migliore, direttore della Cna di Fermo: “Per soddisfare legittime esigenze di igiene, riposo ed alimentazione degli autotrasportatori non sono sufficienti le deroghe alle chiusure previste per le aree di servizio in autostrada. Non tutti hanno la possibilità di percorrere l’autostrada ad orario di cena”.
Conclude Tomassini: “Le merci viaggiano anche in autostrada, ma le strade extraurbane sono necessarie, quando addirittura non rappresentano l’unica rete viaria presente in taluni territori, per portare merci alle varie destinazioni che siano luoghi di lavorazione come le fabbriche e le industrie di trasformazione oppure rifornimenti alimentari o depositi commerciali od altre strutture presenti in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale e non solo alle uscite dei caselli autostradali! In giro per l’Europa si sono posti il problema. La Francia, ad esempio, leggiamo che sta cercando di risolvere consentendo di aprire a 250 ristoranti dalle 18 alle 22 per tentare di risolvere in qualche maniera il problema, consentendo l’ingresso ai soli autisti che dimostrano il loro diritto al servizio mostrando la tessera CQC. Speriamo in soluzioni anche da noi. Per qualche nostro ristoratore che conosce la propria clientela abituale sulle tratte battute dai “camionisti”, derogare alla chiusura potrebbe essere anche il mantenere un minimo di lavoro e per tutti un servizio alle nostre comunità.”
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