di Federica Broglio
L’Area Vasta 4 fa il bilancio sulla gestione della seconda ondata Covid, in cui la sanità fermana ha dimostrato efficienza, ma sono tante le difficoltà che la Regione impone ora per questa nuova incombenza. Se i numeri sono incoraggianti, non bisogna abbassare la guardia, soprattutto visto che le Marche torneranno ad essere zona gialla e ci si potrà muovere con più “disinvoltura”. A maggior ragione nel periodo prenatalizio in funzione degli acquisti.
Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4 è molto compiaciuto della riduzione di contagi e di ricoveri rispetto al picco di novembre e fa un plauso a tutta la macchina organizzativa e sanitaria per l’impegno, la dedizione, il senso di responsabilità dimostrata nella gestione dell’emergenza, includendo non solo l’area ospedaliera ma anche quella del distretto e della medicina convenzionata. “Un sistema coeso che ha messo in evidenza – ha detto Livini – una sanità fermana efficiente e capace di affrontare un periodo così complesso”.
SCREENING DI MASSA DI PREVENZIONE
Ora però la preoccupazione è legata alla mole di esami conseguenti allo screening di massa disposto dalla Regione e che sarà attivato il 18 dicembre. Parliamo dello screening della popolazione per la prevenzione del contagio da Covid, partendo proprio dalle città capoluogo. Tamponi rapidi antigenici gratuiti su base volontaria.A preoccupare, nello specifico, è la mole degli esami da effettuare. “Si tratta di un’operazione che coinvolge un numero importante di persone. Ma noi, come sempre, come Area vasta 4 – rimarca Livini – siamo pronti a fare la nostra parte, a dare tutto”. Medici, infermieri, operatori socio-sanitari, medici di base, pediatri sono ormai allo stremo, da troppo tempo rinunciano alle ferie, effettuano doppi turni, subiscono stress psicologico e Livini sa che chiedere ulteriori sacrifici, soprattutto se il limite temporale entro cui effettuare lo screening è risicato, è dura. Si tratta di circa 20mila tamponi da effettuare in una settimana, 3000 al giorno, 30 persone all’ora. “Dobbiamo organizzare l’aspetto logistico, informatico, di personale – rimarca Livini -. Pensavo di organizzare uno o più Drive in, ma servono aree e parcheggi, perché gli utenti devono aspettare l’esito del tampone. Nel caso fosse positivo, dovremo attivare tutta la procedura di isolamento, tracciamento”.
LA SITUAZIONE ALL’OSPEDALE MURRI
Nemmeno il tempo di fare un sospiro di sollievo e già la direzione dell’Asur deve rimettersi in moto per rispondere ad un servizio extra che arriva dalla Regione, seppur giustificato dall’esigenza di prevenire nuovi contagi. Intanto però non si abbassa la guardia sullo stato di allerta all’interno delle strutture ospedaliere. “Se c’è un bisogno, dobbiamo rispondere – aggiunge Luisanna Cola, dirigente del reparto di Anestesia e Rianimazione , riferendosi alla situazione dell’ospedale Murri – e noi, nonostante la linea della Regione di eseguire solo interventi chirurgici di emergenza, siamo stati in grado di curare tutti i pazienti, anche chi era affetto da patologie no Covid, tanto che riusciamo a coprire il 50 per cento delle richieste e il 30 per cento in più rispetto all’anno scorso in Ortopedia, mentre sotto il profilo anestesiologico in Terapia del dolore, che ad aprile e marzo era chiuso, abbiamo avuto 1700 accessi in questa seconda ondata di pandemia”. Per quanto riguarda i malati Covid, la cui mortalità del 12 per cento è più bassa rispetto al dato nazionale, attualmente dei 49 pazienti ricoverati, purtroppo 18 versano in gravi condizioni, 6 in situazione critica, 9 discrete e 4 buone. E sulla base dell’andamento dei contagi se la stima è che il 5 per cento delle persone affette ha bisogno di ricovero, “ci aspettiamo altri 12 nuovi pazienti”. Ecco perché serve mantenere la struttura e gli spazi pronti ad eventuali altri degenti, come Chirurgia, oggi smantellata per la predisposizione di 15 posti letto di Terapia Intensiva e 10 di Semintensiva o le Cure Intermedie di Sant’Elpidio, predisposte per malati Covid.
LA MEDICINA TERRITORIALE
Sul fronte dei tamponi, nei vari punti prelievo vengono eseguiti 450 test molecolari al giorno, con una percentuale di 1 su 4 positivi. “Un dato che non ci lascia tranquilli – afferma Vittorio Scialé, dirigente del Distretto di Igiene e Prevenzione -. Ci sono stati forniti 6500 test rapidi antigenici che sono destinati ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta per la popolazione più a rischio, ma per ora sono in magazzino in attesa che sia avviato l’accordo sottoscritto il 30 novembre scorso tra la Regione e i professionisti del territorio con cui peraltro noi abbiamo avuto un’ottima collaborazione”. Dal 15 novembre sono stati attivati gli screening periodici nelle strutture residenziali e semiresidenziali e si sta attivando test antigenici strumentali per un’attendibilità totale dell’esito. Su 22 strutture monitorate, il dato dell’Asur è di 19 ospiti positivi e 22 operatori sanitari, concentrati nel periodo di picco pandemico dal 25 ottobre al 20 novembre, “segno di una gestione oculata ed un governo della situazione” ha sottolineato Scialé.
ESAURITO IL VACCINO ANTINFLUENZALE
Sono infinite le telefonate di utenti che, non trovando risposta dai medici di base, chiamano il Distretto per avere risposta sui vaccini antinfluenzali. Purtroppo sono esauriti. E non ne arriveranno altri. In tutto all’Area Vasta 4 sono stati destinati 37mila vaccini, rispetto ai 23mila del 2019, di cui 33mila distribuiti ai medici di famiglia e 4mila utilizzati per gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e bambini a rischio, altri 370 resteranno in magazzino per le emergenze e da un mese l’azienda sanitaria è in attesa di avere notizie dalla ditta produttrice delle 5100 dosi di vaccino equivalente per gli over 65enni.
PERSONALE SANITARIO
Il personale sanitario è stato preservato dal contagio grazie ad una politica di prevenzione, dotazione di sicurezza e tamponi che hanno permesso un coinvolgimento solo dell’1 per cento, peraltro sviluppato in un contesto familiare o sociale. “C’è molta stanchezza – evidenzia Giuseppe Ciarlocchi, direttore del Dipartimento di Prevenzione – ma una grande consapevolezza dei bisogni e senso di responsabilità. Hanno aderito ad una campagna di screening 1200 operatori, è una squadra coesa e collaborativa a cui va il nostro ringraziamento, nella speranza di poter ora ridurre il blocco ferie. Per questo abbiamo previsto per loro percorsi interni di decompressione e momenti di scarico da stress”.
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