di Federica Broglio
Bambini e ragazzi ormai da molti mesi stanno vivendo un momento difficile nella fase di crescita sia psicologica che sociale. La mancanza di condivisione, di confronto, di contatto fisico, di sport, provocati dalla didattica a distanza o da una scuola che li fa stare distanziati e con la mascherina e dalla costrizione in casa, stanno mettendo a dura prova la loro formazione fisica e caratteriale, causando talvolta casi di vere e proprie patologie.
Abbiamo chiesto a Marco Brandi, psicologo esperto nel lavoro con i giovani e con la genitorialità di spiegare quali meccanismi psicologici e cambiamenti comportamentali può causare questo lungo periodo di pandemia nei bambini e negli adolescenti e come aiutarli.
Dottore, cosa pensa della didattica a distanza? E’ sicuramente uno strumento indispensabile per proseguire il programma didattico, ma nei ragazzi in fase adolescenziale l’allontanamento dai coetani, la difficoltà di scambiare un confronto e un dialogo con i docenti, cosa può provocare dal punto di vista psicologico?
“La decisione di utilizzare questa modalità didattica in alcune fasi è stata l’unica opzione possibile. Non c’era modo di stare in presenza, i ragazzi dovevano rimanere in contatto con l’esperienza scuola e gli insegnanti avevano l’onere di portare avanti la programmazione. Purtroppo pochi ragazzi hanno avuto un buon vissuto e una riuscita in termini di apprendimento da queste modalità didattiche. Gran parte di loro non ha avuto risultati dal punto di vista dell’apprendimento, sviluppando invece diverse criticità in termini di ansia e sintomi comportamentali.
Esistono delle possibili patologie provocate dall’assenza di socialità? E se sì quali sono i segnali da non sottovalutare?
“Esistono delle situazioni già in essere, che il vissuto di distanziamento e distacco acuiscono. Ci sono stati tantissimi casi di ansia, anche in bambini in età da primaria. Da osservare e attenzionare ci sono sicuramente alcuni vissuti di evitamento, come la difficoltà a tornare a scuola in presenza, ad uscire il pomeriggio con gli amici, a riprendere le normali attività sportive o musicali. Stiamo ancora osservando gli andamenti”.
Lo sport è importantissimo per i bambini e i ragazzi non solo per l’attività fisica in sé ma anche per un’impostazione di regole, lavoro di squadra, collaborazione, senso del sacrificio. Quanto può incidere ora l’impossibilità di praticarlo?
“Da questo punto di vista eravamo già in difficoltà: buona parte dei nostri giovani era già in una situazione di sedentarietà per le tante ore passate a scuola e per le ore di inattività pomeridiane. Lo stop imposto alle attività sportive è una situazione grave che può limitare i danni soltanto se a casa si riesce a ricreare per loro dei piccoli iter motori, in alternativa alle normali attività. Ricordare sempre che il corpo si abitua a fare, come a non fare: un lungo periodo di inattività crea abitudini difficili da sradicare, oltre a notevoli disagi in termini di obesità e atrofia muscolare”.
In questo periodo, dal suo osservatorio, quali sono le fasce di età più a rischio?
“Gli adolescenti soffrono di più la frattura nei loro meccanismi sociali di legami e individuazione. I bambini in età da scuola primaria vivono con fatica la scuola e stanno iniziando a palesare vissuti ansiosi”.
Che casistiche può fare? Sono cresciute le richieste di sostegno alla vostra categoria professionale da parte dei genitori?
“I genitori sono davvero affaticati. Alcuni mettono addirittura in discussione il loro ruolo nonostante sappiano di fare il massimo: i figli percepiscono questa insicurezza e provano ansia. Da qui, numerose richieste di sostegno genitoriale e di aiuto a ragazzi che palesano sintomi simili a quelli ascrivibili ad un episodio di panico. Ci sono stati anche casi di litigi furiosi con sfoghi anche fisici”.
Esiste la possibilità di un aumento dell’obesità?
“La compensazione con il cibo è un meccanismo conosciuto. La sedentarietà unita al tanto tempo davanti agli schermi peggiora di certo le cose. Serve attenzione ai piani alimentari, limitare il consumo di zuccheri che intossicano il sistema nervoso e stimolare la ricerca del benessere interno. Molti ragazzi stanno sperimentando tecniche di respirazione e altrettanti genitori si stanno dedicando a potenziare i loro strumenti di gestione dello stress”.
Giovani chiusi in casa, davanti ad un computer per le lezioni da remoto e davanti ai videogiochi per far passare il tempo, connessi al mondo esterno solo tramite i social. Generazione digitale, ora pure forzatamente. Le famiglie, con genitori spesso assenti per lavoro, come possono aiutare i propri figli se la società in questo momento non offre loro servizi e attività alternative?
“Ricordarsi sempre di normare invece che togliere. Limitare l’utilizzo in termini di tempo stimola i ragazzi a sviluppare l’autoregolazione. Togliere, eliminando una possibile fonte di dipendenza senza lavorare sulle regole, azione davvero difficile e stancante, non serve a nulla”.
Cosa si stanno perdendo le nuove generazioni nella fase della crescita? Potrebbe influire anche quando tutto questo sarà finito? Incapacità comunicativa, svogliatezza, apatia…
“Insieme a questi elementi anche l’anedonia, l’incapacità di provare soddisfazione per le normali attività un tempo considerate piacevoli. L’appiattimento emotivo è quello più alienante, che provoca e provocherà maggiori disagi a livello di progettazione e relazione. Questi gli effetti prevedibili. Sulla restante parte delle conseguenze stiamo lavorando per preparare servizi stabili (non di emergenza) per accogliere i genitori e i ragazzi. Abbiamo già da mesi iniziato a lavorare online con il sostegno psicologico per avvicinarci e renderci reperibili a tutte le fasce di popolazione”.
Lei lavora molto con i ragazzi, organizzando centri estivi e incontri alla scoperta della natura. Quali bisogni o carenze si manifestano tra i giovani?
“La natura e il contatto con essa attiva tutte le risorse dell’individuo. Lo fa per definizione. Per questo ogni volta che ci è stato possibile, anche con i dispositivi di protezione, abbiamo promosso tra i genitori e i giovani i nostri laboratori pratici all’aperto e con gli animali, con il Progetto Famiglia e Natura. Bisogni visibili ci sono, come la difficoltà a tollerare la frustrazione, la fatica, l’impegno”.
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