di Virginia Tosi
Con la riforma del Terzo Settore (D.Lgs 112/2017 all’art. 9, c. 2), in capo alle Imprese Sociali (comprese cooperative sociali e loro consorzi) sorge l’obbligo di redigere e di depositare presso il Registro delle Imprese anche il bilancio sociale redatto in conformità alle Linee guida che sono state adottate con Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, sentito il Consiglio Nazionale del Terzo Settore. Inoltre è obbligatoria anche la pubblicazione sul sito internet della società.
Si precisa che tale obbligo, per le imprese sociali, vige indipendentemente dalla dimensione economica e dall’entità di fatturato.
Tuttavia, che cos’è, in concreto, il bilancio sociale? Si tratta di un documento che, essendo stato finora sempre facoltativo, la maggior parte dei commercialisti non è abituato a redigere. Vale quindi la pena cercare di comprendere bene il contenuto e la finalità di un tale documento.
Lo scopo del bilancio sociale è quello di fornire a tutti gli stakeholders un quadro complessivo delle attività, della loro natura e dei risultati dell’impresa. Con il termine stakeholders ci si riferisce a “tutti quegli individui o gruppi che influenzano e/o sono influenzati dalle attività di un’organizzazione, dai suoi prodotti o servizi e dai relativi risultati di performance” (AA1000 Series).
In quanto bilancio, il bilancio sociale deve raccogliere dati in modo da rendere possibile un confronto dei risultati nel tempo, nello spazio, nonché l’analisi degli scostamenti rispetto agli obiettivi. In quanto sociale, un tale report deve evidenziare l’impatto sociale che la gestione ha avuto sulle diverse categorie di stakeholders. Si comprende bene come la prospettiva e il coinvolgimento di questi ultimi sia, dunque, essenziale dovendosi avviare un vero e proprio processo interattivo di comunicazione sociale che favorisca virtuosi processi partecipativi interni ed esterni all’organizzazione e fornisca informazioni utili sulla qualità delle attività dell’impresa per andare incontro alle aspettative degli stakeholders. L’obiettivo è addivenire ad uno stakeholder engagement che non sia solo un passaggio importante nella redazione del bilancio sociale, ma possa anche divenire uno strumento di pianificazione e controllo per l’impresa.
Ogni impresa ha, infatti, una moltitudine di portatori di interesse o stakeholders.
Non può essere individuata un elenco generico di stakeholder che vada bene per tutte le organizzazioni. In verità, non può esistere neppure un’unica lista valida per una stessa impresa nel tempo. Ciò in quanto gli stakeholders possono variare nel tempo in quanto l’influenza che essi esercitano sull’impresa e viceversa dipende da molteplici fattori (tipo di ente, attività, posizione geografica, tematiche in questione, ecc.).
Arrivando al focus del presente articolo, per Stakeholder Engagement (coinvolgimento degli interlocutori) non si deve intendere il semplice coinvolgimento dei portatori di interesse nella costruzione del bilancio sociale, ma l’insieme delle strategie e dei processi utilizzati da un’organizzazione per coinvolgere i suoi portatori d’interesse chiave al fine di stimolare un apprendimento continuo e il miglioramento delle performance aziendali.
Lo Stakeholder Engagement implica:
Affinché il processo di coinvolgimento possa rispondere appieno a questi criteri
è necessario un forte impegno da parte dell’alta direzione dell’impresa.
Prima di iniziare un processo di coinvolgimento è necessario pensare strategicamente:
Definire gli obiettivi del coinvolgimento
Individuare i temi (rilevanti) sui quali coinvolgere
Identificare i soggetti da coinvolgere (responsabili del processo e stakeholder)
Una volta definiti obiettivi, temi rilevanti e stakeholder da coinvolgere, sarà possibile attivare un processo di Stakeholder Engagement di qualità, in grado di produrre risultati significativi ed efficaci in termini di coesione tra portatori d’interesse e di miglioramento delle performance.
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