di Paolo Gaudenzi
#IoApro1501, nel Fermano è il ristorante Villa Bianca ad aderire all’iniziativa di protesta contro le chiusure dei ristoranti alle 18, come previsto dalle disposizioni governative per contrastare la diffusione del contagio da Covid.
La nota struttura veregrense ha infatti accolto, per la cena di ieri sera, più di venti clienti, andando oltre le disposizioni del relativo Dpcm ‘ricevendo’ però, durante la serata, la ‘visita’ in sala degli uomini della Questura di Fermo e successivamente quella dei Carabinieri.
Polizia e militari dell’Arma hanno provveduto a identificare tutti i presenti nel ristorante tra proprietà, membri dello staff e clienti ma senza procedere, dicono dal management della struttura veregrense, ad alcuna sanzione, per lo meno seduta stante.
Villa Bianca ha quindi chiuso alle 22, in linea con le disposizioni del coprifuoco indetto quotidianamente, mettendo dunque in campo una decisa presa di posizione a traslare l’attività aperta al pubblico oltre le 18 consentite dal decreto, incarnando una protesta andata al di là del rispetto della legge, giustificata però, a detta dalla direzione del locale, con la massima tutela dei parametrici igienici del caso.
“Abbiamo aperto per non chiudere più – ha dichiarato il titolare Marco Biagiola a mo’ di slogan -, la nostra categoria, abbandonata a se stessa, ha sostenuto enormi sacrifici per sopravvivere e di certo non possiamo rimanere passivi nell’accettare una restrizione che, seppur legittima dal punto di vista procedurale, da quello pratico, a mio avviso, è decisamente priva di senso. La ristorazione ha dato il suo contributo, pagando un prezzo salato e ancora non è ben definito quanto dovrà pagare ulteriormente. Abbiamo assistito ad una lapidazione mediatica di tutto ciò che è benessere per la salute e per lo spirito dell’individuo, come la socializzazione, la cultura, teatri, danza e l’arte in genere e qui ci siamo caduti anche noi. Ecco perché abbiamo aperto, ed ecco perché saremo di nuovo aperti anche stasera”.
“L’Italia è maestra dell’arte del buon vivere e la ristorazione ne fa parte. Per un anno intero ci sono piovuti addosso bollettini di guerra, accusando continuamente la movida, ma a quanto pare anche in assenza di movida il virus fa ciò che vuole – ha precisato Biagiola – Accusata anche la ristorazione, oramai sembriamo gli untori ed i principali responsabili della situazione. Siamo sul lastrico ma, come ripeto, sembra che il virus faccia ciò che vuole comunque. Siamo esausti, veramente stanchi, come se non bastasse pare persino che il problema sia divenuto ora il cibo d’asporto. Quindi, davanti a tutto ciò, era davvero giunto il momento di dire basta”.
La direzione precisa ancora: “Tecnicamente non c’è stato rischio di contagio, tanto che abbiamo applicato il rigido protocollo di sicurezza anti virus identico a quello previsto per la fascia oraria pertinente al pranzo – l’illustrazione ulteriore di Biagiola – con distanziamenti sociali tra commensali, sanificazioni di tavoli ed aree comuni, rilevamento della temperatura. Sulla distanza tra i singoli tavoli abbiamo inoltre dalla nostra, come noto a chi ci conosce da sempre, un quoziente numerico degno di nota: disponendo di un ampio salone per matrimoni è facile intuire la macro separazione che abbiamo potuto garantire ai nostri clienti”.
“Non riusciamo a comprendere come un locale come il nostro, che vanta oltre 800 metri quadrati di area per il ricevimento della clientela, debba pagare un simile tributo. Abbiamo spazi per oltre il doppio della misura governativa prevista per il dovuto distanziamento, anche dei supermercati che hanno la facoltà di restare aperti – l’inciso – Ieri sera abbiamo emesso gli scontrini al tavolo entro le 21.30, in modo da lasciare tempo logistico ai clienti per il rientro alle rispettive abitazioni. Agli stessi, inoltre, abbiamo destinato un servizio di assistenza legale in caso di sanzione, che per il momento non c’è stata, oltre ad un sconto del 20% sui listini ordinari proprio per ringraziarli della fiducia concessaci”.
“Spero che tale protesta serva a far cambiare le valutazioni dei decisori pubblici e quindi le restrizioni nei nostri confronti, considerando inoltre che i ristori finanziari dello Stato sono stati distribuiti in maniera insufficiente, tra l’altro lasciando fuori diverse realtà come gli chalet che, non avendo un’apertura stagionale, non hanno percepito nulla perché non rientranti a pieno titolo nella categoria – le conclusioni di Biagiola – Poi ci sono i casi come Villa Bianca: fatturando nel mese di aprile gli acconti degli sposi 2020, ci siamo trovati a sforare il parametro base per accedere al ristoro del mese di aprile corrente, sulla base quindi di aprile 2019, come intuibile a fronte di una perdita molto ingente di fatturato, diciamo con diversi zero. Lo Stato ci ha inviato solo un assegno di 2.900 euro a fondo perduto, e i crediti del 60% sugli affitti. Villa Bianca era un’azienda solida, abbiamo dovuto indebitarci per sopravvivere”.
“Si è trattato di un’azione pacifica, assolutamente nel rispetto della salute di tutti, staff e clientela – il punto della responsabile marketing, Eleonora Crocetti – Nulla di assolutamente sovversivo anzi, direi incentrato sul nobile intento, nel caso in questione della ristorazione, di potercela fare imprenditorialmente contando solo su forze autonome. In tanti, sui nostri canali social, ci hanno manifestato solidarietà e vicinanza”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
questo articolo sembra più uno spot pubblicitario per il Locale piuttosto che stigmatizzare il comportamento fuori legge, La disobbedienza Civile è tutt’altra cosa !