di Sandro Renzi
Con due zone rosse e tre province in zona arancione, anche nelle Marche il virus corre mettendo sotto pressione le strutture sanitarie. La seconda indagine dell’Istituto superiore di sanità dedicata alle varianti del Covid 19 conferma un quadro ampiamente previsto dai tecnici. I dati si riferiscono ai primi 18 giorni del mese di febbraio. Quella inglese era ed è senz’altro la variante del virus prevalente attestandosi al 54% con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0% e il 93,3%, mentre per quella “brasiliana” era del 4,3% (0%-36,2%) e per la “sudafricana” dello 0,4% (0%-2,9%). Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. In totale, hanno partecipato all’indagine tutte le Regioni e complessivamente 101 laboratori, inoltre sono stati effettuati 1296 sequenziamenti.
Il risultato conferma come la “variante inglese” stia diventando quella prevalente nel Paese “e in considerazione della sua maggiore trasmissibilità occorre rafforzare o innalzare le misure di mitigazione in tutto il Paese nel contenere e ridurre la diffusione del virus mantenendo o riportando rapidamente i valori di Rt a valori <1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi” si legge nel rapporto dell’Iss. Dai dati emerge una chiara espansione geografica dall’epicentro umbro a regioni quali Lazio e Toscana della cosiddetta ‘variante brasiliana’, che deve essere contrastata con le massime misure di mitigazione. Le Marche sono tra le sei regioni in cui è stata accertata la presenza della variante brasiliana con una prevalenza del 7,9%. Mentre quella inglese si attesta, nella media nazionale, al 57,9%. Casi di variante sudafricana sono stati infine riscontrati in Lombardia, provincia di Bolzano e in Sicilia.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati