di Sandro Renzi
All’appello mancava solo l’ordinanza per la Regione Marche che, puntualmente, è arrivata ieri sera a firma del ministro della salute, Roberto Speranza. Da domani e per 15 giorni le Marche saranno in zona rossa, compresa la provincia di Ascoli che era rimasta fuori dai provvedimenti adottati del presidente Acquaroli per arginare i contagi nei territori del nord e del centro. Con una incidenza settimanale di gran lunga superiore alla soglia dei 250 contagi su 100 mila abitanti, i marchigiani non possono che prendere atto delle nuove e più stringenti misure disposte con l’ultimo decreto legge varato dal Consiglio dei Ministri, che di fatto manda “in soffitta” il Dpcm del 2 marzo. La novità più rilevante rispetto ai provvedimenti di alcune settimane fa, visto che molte delle regole le abbiamo già sperimentate in occasione del lockdown del 2020, è la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, compresi asili e scuole dell’infanzia. In Dad passano quindi elementari e medie oltre alle superiori, con la sola eccezione degli studenti con disabilità, con tutti i disagi che questo comporta nell’organizzazione giornaliera di una famiglia. Pertanto prima di due settimane non si potrà tornare in classe e trascorsi i 15 giorni occorrerà valutare l’andamento epidemiologico, ovvero capire se sussistono i presupposti per un passaggio in zona arancione a partire dai primi giorni di aprile, quando poi scatteranno le previste vacanze pasquali che coincideranno con una nuova zona rossa decretata per tutta l’Italia.
Con le nuove ordinanze passano in area rossa anche le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento che si aggiungono a Campania e Molise che restano in area rossa. Tutte le altre saranno in area arancione. Solo la Sardegna resta in area bianca. Nel nuovo decreto si stabilisce che in zona rossa è vietata la visita a casa di parenti ed amici ad eccezione del 3, 4 e 5 aprile quando ci si potrà muovere anche all’interno della regione per questo motivo. Anche in questo caso si tratta di una misura più stringente rispetto al “decreto Natale”. Bar e ristoranti resteranno chiusi e potranno lavorare con il servizio a domicilio o con l’asporto fino alle 18, tranne che per i locali senza cucina. Possono invece continuare a vendere in asporto dopo quell’ora le enoteche e i negozi di bibite. Attenzione, però, anche il consumo di un semplice caffè o cappuccino da asporto non può avvenire nei pressi del pubblico esercizio. Stop agli spostamenti interni al Comune di residenza. Per farlo è necessario avere l’autocertificazione che attesti che ci si sta muovendo solo per ragioni di lavoro, di salute o di necessità. Ed è sempre consentito il ritorno alla propria residenza, domicilio o abitazione. Capitolo a parte quello relativo alle seconde case. Si attendono le Faq dal Governo ma sembra che l’orientamento prevalente sia quello di consentire lo spostamento verso una seconda casa di cui si abbia la proprietà o l’affitto lungo da prima del 15 gennaio insieme al nucleo familiare. Si possono raggiungere le seconde case anche in un’altra Regione.
Per lo sport il decreto rimarca la possibilità di svolgere attività motoria, dunque la semplice passeggiata, solo nei pressi della propria abitazione mentre l’attività sportiva si potrà fare all’interno del proprio Comune. Ma sempre da soli e all’aperto mantenendo una distanza di due metri da altre persone. Chiusi circoli e centri sportivi, palestre e piscine. E chiusi anche i parrucchieri e i centri estetici diversamente da quanto era previsto in precedenza per le medesimo zone rosse.
Restano aperti invece i servizi essenziali, ovvero alimentari, farmacie, edicole, librerie, tabaccherie, negozi di casalinghi, profumerie, cosmetica, ferramenta, negozi di informatica, meccanici, lavanderie o per la cura degli animali. E tutti i servizi per la casa e per la cura della persona.
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