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Scatta lo stop alle sale operatorie: ammesse solo le urgenze, l’ospedale Murri alla canna del gas Lo sfogo di Livini: “L’intero sistema ha fallito”

FERMO - Il blocco parte oggi e durerà una settimana. La causa risiede nell'utilizzo quasi esclusivo del personale della Rianimazione. Il direttore di Area vasta 4, Licio Livini, si dice "preoccupato come mai prima da un anno a questa parte. Non si riesce a fare una programmazione su nulla, difficile anche sui vaccini"

Una sala operatoria dell’ospedale Murri

di redazione CF

Scatta il blocco delle sale operatorie. Da oggi all’ospedale Murri di Fermo, per una settimana, verranno garantite solo le urgenze. E il nosocomio fermano è sempre più alla canna del gas. Dunque una nuova, pesante tegola, seppur per una settimana, piomba sulla testa della sanità fermana che vede nell’ospedale di Fermo il suo centro di gravità. E ad approfondire la questione si scopre che il blocco degli interventi chirurgici è ‘solo’ la punta dell’iceberg di una serie di difficoltà che possono essere rapidamente sintetizzate con un lapidario “Il Murri è pieno, full”. Lo stop, infatti, si è reso necessario, praticamente inevitabile, perché la direzione sanitaria è stata chiamata a utilizzare anestesisti e infermieri della Rianimazione per la sola Terapia intensiva, reparto già pieno e oggi con un altro paio di posti letto in più, recuperati nella vecchia Cardiologia, proprio per far fronte all’emergenza Covid che vede il Murri destinazione di pazienti contagiati da tutta la regione. Basti dire che venerdì, tanto per fare un esempio, al Pronto soccorso sono arrivati 33 pazienti di cui 13 Covid. Fino a ieri, infatti, il reparto guidato dal primario Silvio Guerriero è stato in grado di effettuare almeno 2/3 interventi chirurgici per urgenze e pazienti di classe A, oncologici e non rinviabili. Da oggi, invece, si riesce a garantire solo le urgenze. Dunque tutti gli interventi programmati, in agenda, sono ‘congelati’. E, giocoforza, i pazienti, a partire dagli oncologici, potrebbero essere costretti a ricorrere ad altri nosocomi pur avendo a Fermo dei professionisti di primissimo livello. Una situazione disperata che certo, se proprio vogliamo dirla tutta, non rappresenta nemmeno la condizione ideale per il personale del dipartimento chirurgico.

Il direttore Av4, Licio Livini

E quello a cui viene chiesto un commento alla situazione drammatica del Murri è un direttore di Area vasta 4 a dir poco preoccupato: “Dobbiamo utilizzare tutto il personale medico e infermieristico della Terapia intensiva – conferma il direttore Licio Livini – per la Rianimazione. Il blocco durerà una settimana. E spero proprio che da qui a sette giorni la situazioni migliori un pò. Siamo ormai ben oltre il piano pandemico – confessa Livini – qui non abbiamo più fase 1, 2 o 3. Tutti i reparto sono pieni, in affanno. E purtroppo dagli altri ospedali delle Marche ci rispondono che non hanno posto. Nei giorni scorsi siamo stati costretti a trasferire una donna, intubata, a Teramo. La situazione è a dir poco critica. E mettiamoci pure che alcuni operatori sanitari che si rifiutano di fare il vaccino certo non ci facilitano la vita. Ma come si fa a rifiutare il vaccino, soprattutto se si è un sanitario? Stiamo affrontando la situazione più complessa e difficile di sempre. Gli ammalati di Covid, oltretutto, sono più giovani rispetto alla prima ondata, hanno una maggiore intensità della malattia e restano ricoverati più a lungo con un impegno maggiore anche per il personale sanitario. Siamo candidati al premio Nobel? Ma ci diano piuttosto personale, risorse umane, di questo abbiamo bisogno. Noi andiamo avanti con enorme difficoltà, ci siamo arrangiati anche con personale in pensione. Ma non abbiamo ricevuto alcun rinforzo. L’origine del problema è che la politica, a tutti i livelli, non è allineata con la realtà, sanitaria in questo caso. L’intero sistema ha fallito, non è dimensionato nemmeno nelle capacità degli operatori. Non possiamo fare alcuna programmazione e, da meri esecutori, dobbiamo far fronte al nemico Covid con quel poco che abbiamo. Come mi sento? Preoccupato, e anche tanto, oggi più che mai. Sì, sicuramente, come mai sono stato da un anno a questa parte. Lo ripeto, il sistema non ha funzionato, e l’attuale zona rossa ne è la riprova. Le cause? Sicuramente un atteggiamento sconsiderato di molte persone che sono andate ben oltre le regole, sarebbe servito anche un controllo diffuso più puntuale. E tutto questo temo possa anche favorire la proliferazione delle varianti. No, non possiamo programmare nulla in nessun settore”. E i vaccini? “Stesso dicasi proprio per i vaccini, andiamo avanti di settimana in settimana perché non sappiamo quanti ne arriveranno, le forniture sono a rischio. Seconde dosi garantite? Più di dire che stiamo facendo del tutto per garantirle non posso. Il virus è come un pugile: se non si doppia un colpo per sconfiggerlo e mandarlo definitivamente al tappeto, il rischio che si rialzi più incattivito di prima è reale, concreto”.

Covid, al Murri ricoveri senza sosta: il ‘risiko’ per incrementare i posti letto e recuperare personale

 


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