di Nunzia Eleuteri
E’ da ieri sera che si susseguono voci sull’espulsione di imprenditori fermani dall’associazione di categoria degli industriali di Ascoli e Fermo. Nessuna nota ufficiale, dall’una o dall’altra parte, arriva alla redazione di Cronache Fermane ma di certo si respira una vera e propria aria di guerra. Nel 2017 Confindustria Ascoli Piceno e l’Unione degli Industriali del Fermano (UIF) si impegnarono nel dare vita a Confindustria Centro Adriatico che fu costituita, in effetti, l’anno successivo. Le due associazioni territoriali rimasero comunque in vita gestendo di fatto solo i rispettivi patrimoni immobiliari.
Già a quel tempo, l’operazione aveva suscitato diverse polemiche tra chi non vedeva di buon occhio l’abbraccio con la vicina provincia ascolana dalla quale Fermo si era staccata, a fatica, appena 10 anni prima. Ma gli industriali fermani, probabilmente, pensavano fosse ora di unirsi e superare quelle divisioni che spesso portano all’indebolimento. Chapeau!
Potrebbe essere un’esclamazione di apprezzamento ma anche il collegamento ad un’altra considerazione, tutta legata ai settori di impresa. Eh sì, perché le divisioni all’interno della locale Confindustria non sono solo territoriali ma anche di settore. A farla da padrone, da sempre, è il comparto della calzatura, ben più forte di quello del cappello o della metallurgia o agroalimentare. E forse, viene da pensare, che i cugini di Ascoli siano molto più distanti di quelli maceratesi da questo mondo di pelli, suole, tomaie, accessori e quant’altro. Pensando ad una assonanza di problematiche e risorse, probabilmente sarebbe stato più lungimirante immaginare una unione di imprese tra Fermo e Macerata piuttosto che tra Fermo ed Ascoli. Ma si sa che, prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. E oggi Fermo sta pagando, su tutti i fronti, troppo caro il prezzo di essere la più piccola provincia delle Marche: un unico ospedale funzionante e ora addirittura paralizzato dal Covid, la zona montana dimenticata da tutti sia per quanto riguarda la sanità (sull’ospedale di Amandola ci sono così tanti misteri che ci si potrebbe scrivere un romanzo) sia per quanto riguarda la ricostruzione, nessuna rappresentanza politica nella recente giunta regionale, nessun incarico politico in enti o istituzioni regionali di particolare rilevanza e ora persino la voce dell’espulsione di imprenditori fermani da Confindustria Centro Adriatico guidata dall’imprenditore ascolano Simone Mariani.
Insomma questa nostra provincia è sempre più trattata come una Cenerentola. Le locali associazioni di categoria hanno provato a difenderla. E viene in mente che gli ultimi malumori all’interno di Confindustria si sono avuti proprio quando, nell’autunno scorso, il rappresentante della territoriale del Fermano, Giampietro Melchiorri (poi dimessosi per motivi personali), alzò la voce insieme al direttore di Confindustria Centro Adriatico, Giuseppe Tosi, chiedendo con forza al neo presidente della Regione Marche, Acquaroli, una valida rappresentanza fermana in giunta. Richiesta unanime avvenuta, con tanto di conferenza stampa, da parte anche del presidente della CNA di Fermo, Paolo Silenzi e del direttore Alessandro Migliore e del rappresentante di Confartigianato del Fermano, Lorenzo Totò (leggi articolo).
Da quel momento, in effetti, si sono scatenate delle reazioni a catena. Seppur per dichiarati motivi personali, arrivarono le dimissioni di Giampietro Melchiorri, vice presidente di Confindustria Centro Adriatico, sostituito dall’imprenditore Enrico Ciccola. Operazione, anche questa, che aveva suscitato non poche polemiche tanto da provocare le dimissioni di alcuni componenti il collegio dei probiviri (leggi articolo) che, senza mettere in dubbio le indiscusse competenze di Ciccola, avrebbero preferito un maggior coinvolgimento del Fermano nella nuova nomina decisa dall’ascolano Mariani, forte del regolamento interno che prevede, in caso di dimissioni del vice presidente, il subentro del rappresentante più anziano.
Da quel giorno, nessuna novità. Tutto sembrava ormai superato fino a ieri sera, quando è cominciata a rimpallare la notizia di una espulsione di due imprenditori fermani da Confindustria Centro Adriatico, motivata, stando alle voci, dall’aver avviato iniziative contrastanti con l’assetto organizzativo, il codice etico e la carta dei valori di Confindustria.
Speriamo che questo non sia legato solo all’aver provato a difendere una piccola provincia. A questo punto non resta che aspettare una nota ufficiale. Il territorio ha bisogno di chiarezza soprattutto in un momento così drammatico, per la salute quanto per l’economia.
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