di redazione CF
“Vogliamo lavorare, vogliamo lavorare, vogliamo lavorare”. Questo il grido lanciato questa mattina, megafono alla bocca, dai ristoratori, quasi tutti elpidiensi, lungo la statale Adriatica, all’altezza del Comune di Porto Sant’Elpidio. Un grido unanime, scandito da qualche colpo di clacson e dal fragore di coperti e pentole, proprio quelli che loro, i ristoratori, non possono più usare da troppi e troppi mesi. E per la categoria, certo non l’unica ma sicuramente tra le più penalizzate, il vaso è colmo. E così sulla Statale si sono ritrovati in una ventina, a bordo delle loro auto. Andatura a passo d’uomo, una manifestazione assolutamente pacifica, che non ha creato alcun problema o disguido, men che meno di ordine pubblico. Solo un grido, si diceva, di disperazione.
“Vogliamo riaprire, siamo stanchi di questi tira e molla che stanno sempre più convergendo sulle chiusure tour court – il grido dei ristoratori – siamo tutti responsabili. E certo non chiediamo la luna. Vogliamo solo lavorare, ovviamente in sicurezza, rispettando tutte le norme anti-Covid. Dal distanziamento tra tavoli all’uso attento delle mascherine. Apri e chiudi, apri e chiudi solo per pranzo, apri e chiudi. E ora chiusi con la sola valvola di sfogo dell’asporto che oltretutto non basta certo a farci sopravvivere (e molti di loro non sono nemmeno attrezzati per il take away). Ci hanno fatto spendere fior fiori di quattrini per metterci in regola con tutti i dispositivi e i distanziamenti, che a noi per inciso hanno comportato il dimezzamento, quando è andata bene, della clientela Ma non siamo solo noi in difficoltà. Tutti i dipendenti che abbiamo dovuto licenziare? Quelli anche si sono ritrovati per strada come noi, e anche loro hanno famiglie da mantenere. E ora via, chiusi. Così non si lavora, non si vive. La misura è colma”.
Sentito il fragore provenire dalla Statale, in strada è sceso il sindaco Nazareno Franchellucci che ha raccolto l’invito dei ristoratori a pronunciarsi: “Capisco le ragioni dello sconforto – le parole del primo cittadino – è un fatto oggettivo che tutte le categorie che sono state oggetto di chiusure obbligatorie, quella dei ristoratori sia tra le più colpite. Hanno vissuto un’alternanza, diversi approcci, adeguamenti. Sono stati tra le prime (categorie) ad attrezzarsi per garantire la piena sicurezza. Comunque a livello politico tutte le forze partitiche sono rappresentate al governo. E chi non lo è (FdI, ndr), governa la Regione. Ecco perché sono convinto che gli organi decisionali debbano definire un punto fermo? Cosa intendo? Una data certa per le categorie, chiusi? Ma fino al giorno x. Abbiamo la stagione estiva alle porte, in definizione il piano vaccinale. Servono certezze per chi lavora”.
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