di Sandro Renzi
Mentre a Roma Governo e sindacati trovano l’intesa per effettuare i vaccini anche nei posti di lavoro e da più parti si chiede di accelerare proprio sulle operazioni di vaccinazione degli italiani per poter ripartire in sicurezza -anche se l’obiettivo delle 500 mila somministrazioni giornaliere auspicato dal premier Draghi sembra allontanarsi- arrivano gli ulteriori chiarimenti dell’Ema sull’utilizzo di AstraZeneca al centro, nelle ultime settimane, di alcuni chiarimenti che hanno indotto diversi Stati a sospenderne temporaneamente il suo uso. Il piano vaccini quindi in Italia ancora non decolla e l’Ema in conferenza stampa oggi pomeriggio ha fornito altri elementi atti a capire se vi siano correlazioni tra il vaccino e forme di trombosi rare registrate dai sanitari. Ci saranno quindi nuove limitazioni? AstraZeneca verrà indicato per determinate classi di età? Quesiti che vengono rivolti giornalmente anche dai cittadini che hanno ottenuto l’appuntamento per la prima vaccinazione. “I benefici nel prevenire forme da Covid 19 offerti da AstraZeneca superano i rischi. Il Prac ha concluso che i casi di coaguli dopo la vaccinazione devono essere registrati come possibili effetti collaterali molto rari del vaccino” hanno detto i vertici di Ema “stiamo lavorando per fare in modo che i rischi vengano subito comunicati e continueremo a monitorare le prove scientifiche su tutti i vaccini autorizzati”. Importante quindi conoscere i sintomi per prevenire ed intervenire rapidamente qualora si dovessero manifestare casi analoghi.
“Abbiamo analizzato i dati esaminando i casi. Il vaccino è efficace nella prevenzione del Covid 19 e nella riduzione dei ricoveri e dei decessi. La maggior parte dei casi si è avuta in persone di età inferiore ai 60 anni. Ma non abbiamo concluso che età e genere rappresentano fattori di rischio”. Nuovi studi quindi proseguiranno per raccogliere dati e analizzare gli eventuali effetti collaterali. Il sistema di farmacovigilanza insomma funziona. “Non abbiamo ritenuto necessario raccomandare misure specifiche per ridurre il rischio” hanno quindi ribadito i vertici dell’Ema. Saranno le autorità sanitarie nazionali a questo punto a decidere a quali categorie inoculare il vaccino anglo-svedese AstraZaneca.
Si tratta della terzo rapporto su AstraZeneca del Prac, il Comitato sulla sicurezza dei farmaci composto dai rappresentanti dei governi Ue, delle autorità nazionali e da personale Ema. In serata conferenza stampa al Ministero della Salute. Franco Locatelli, del Consiglio Superiore di Sanità, ha confermato che la maggior parte dei casi di trombosi in persone sottoposte alla prima somministrazione di AstraZeneza ha interessato donne di età inferiore ai 60 anni ed entro 14 giorni dalla dose. “Alla luce di queste considerazioni e di altre osservazioni ad esempio il tasso di letalità tutti i Paesi europei hanno aperto un confronto sulle fasce di età a cui preferibilmente somministrare questo vaccino” ha detto Locatelli “mettendo insieme i vari elementi con l’obiettivo di mettere in sicurezza le popolazioni che si connotano per un tasso di letalità più elevata, la posizione decisa dal Ministro è stata quella di raccomandare un uso preferenziale nei soggetti oltre i 60 anni di età”. Per quanto riguarda la seconda somministrazione Locatelli ha detto che “non ci sono elementi per non considerare la seconda somministrazione di AstraZeneca in chi ha ricevuto la prima dose di questo vaccino“.
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