di redazione CF
Che dopo qualsiasi dimissione inizi la corsa al successore del dimissionario è nelle cose, nelle dinamiche, fisiologiche, amministrative e burocratiche di qualsiasi ente, istituzione, azienda. E così è stato anche per l’Area vasta 4 dopo l’addio del direttore Licio Livini che, spiazzando un pò tutti, meno magari quelli che lo conoscono da vicino, ha deciso di passare irrevocabilmente ai saluti, anzi all’addio. Alla base una presunta guerra di posizione con i vertici regionali che ha vissuto il suo capitolo decisivo quando Livini ha deciso di vuotare il sacco portando alla luce del sole tutte le difficoltà della sanità fermana. Un’analisi cruda, diretta, schietta, senza fronzoli, che però non è piaciuta all’assessore Saltamartini. E Livini, come se non bastasse, per quelle sue parole, sarebbe diventato anche oggetto di un provvedimento disciplinare. Elementi questi che, con ogni probabilità, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso del direttore che a quel punto con ogni probabilità avrebbe avuto davanti a sè due strade: l’attendismo, che probabilmente avrebbe portato alla sua sostituzione, o le dimissioni. E ha scelto la seconda. Così si arriva alla corsa al suo successore.
Un nome che potrebbe già arrivare entro l’estate. Sì perché per il momento la reggenza dell’Av4 è affidata al direttore regionale Asur, Nadia Storti. Nel frattempo la Regione aprirà un bando per individuare il nuovo direttore. Tempo 30 giorni e la Storti, candidature in mano, dovrà proporre alla giunta regionale una terna di papabili direttori. E proprio da quella lista scaturirà il nome del prossimo vertice dell’Av4.
Diversi in nomi che in queste ore circolano tra i corridoi della sanità fermana. Con inevitabili, fisiologici, pro e contro, tra medici, infermieri e personale amministrativo dell’Area vasta. Si va dal direttore del dipartimento prevenzione Giuseppe Ciarrocchi che già ambiva allo stesso ruolo a Macerata. E ora avrebbe la possibilità di restare ‘a casa’. Certo, oltre ai titoli, Ciarrocchi può vantare una esperienza diretta con il Covid e la pandemia proprio per il ruolo apicale che riveste con il dipartimento prevenzione, che per molti equivale a dire ‘contatto diretto e quotidiano con i vaccini’, anche in tempi di non pandemia. Ma il suo nome, certo, non è l’unico che circola. C’è anche quello, ad esempio, di Andrea Vesprini.
Attualmente direttore sanitario dell’Inrca, Vesprini è stato direttore dell’Unità operativa complessa rischio e governo clinico proprio dell’Av4, insomma uno che avrebbe ben chiaro il quadro complessivo della sanità fermana. Non solo Ciarrocchi o Vesprini. Sì perché nelle stanze dell’Area vasta 4 è iniziato a circolare anche il nome di Giambattista Catalini, chirurgo dal lungo curriculum professionale che già in passato ha mostrato chiaramente la volontà di tornare a lavorare alla sua Fermo da Camerino dove dirige il reparto di Chirurgia. Ma non c’è solo il capoluogo di provincia a imperare nella ridda di nomi che circolano. Sì perché c’è anche chi ha avanzato quello di Lando Siliquini, un camice, oggi in pensione, proveniente da Amandola, paese che dopo Fermo è epicentrico negli equilibri sanitari del Fermano. Località individuata e scelta per il secondo nosocomio del territorio provinciale, con l’ospedale dei Sibillini, che porterebbe anche la nostra provincia a sanare un gap sanitario-infrastrutturale con le altre province, e che di recente è tornata prepotentemente alla ribalta per la carenza di medici di base. Insomma un territorio che rivendica i suoi diritti ‘del paziente’. Sembra dunque di capire che di nomi, la Storti, sulla sua scrivania, ne avrà.
E certo quella terna di nomi arriverà all’attenzione della giunta completa. A dirla tutta, a poche ore dalle dimissioni erano circolati anche i nomi di Gianni Genga, in passato direttore generale del Murri e oggi all’Inrca, di Vincenzo Rea, già direttore del distretto unico dell’Av4, e poi alla guida dell’Asl di Rieti, come direttore sanitario aziendale, e quello di Fiorenza Anna Padovani, che in Av4 ha ricoperto il ruolo di direttore del presidio ospedaliero. Tre nomi che però, presumibilmente per il ‘no grazie’ dei diretti interessati, sono tramontati quasi nell’immediato. Ma non parlano solo fermano i nomi che circolano. Sì perché nelle stanze della sanità e, soprattutto, della politica, circolano anche un paio di nomi provenienti dall’Ascolano e, addirittura, da fuori regione. E, per dovere di cronaca, tra i candidati va menzionato anche l’ex sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio che ha lanciato la sua candidatura a commissario dell’Av4, anche se, ha teso a puntualizzare “provocatoriamente”.
Tornando ai papabili, stiamo parlando di tutte figure dallo spiccato livello professionale, che di certo conoscono bene gli onori di ricoprire un tale incarico, ma sicuramente anche gli oneri, dalla gestione della pandemia alle risicate risorse strutturali e, sì, certo, anche umane che sono ‘esplose’ in tutta la loro drammaticità con il Covid ma che certo erano ben note anche prima (vedi Pronto soccorso), fino alla gestione dei presidi territoriali e al delicato rapporto con medici e primari. Non resta che attendere, dunque, le decisioni dei vertici sanitari e politici della Regione per conoscere il nome di colui che sarà chiamato a raccogliere il testimone di Livini. A meno che, ipotesi remota, questi nn decida di ritirare le sue dimissioni o che, opzione ancor più improbabile, l’amministrazione regionale non raccolga l’appello dei sindaci e del Pd attivandosi per far desistere l’ex direttore, oltretutto, aspetto per niente scontato, riuscendo nell’intento di far tornare l’ex direttore sui suoi passi.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati