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Da Porto Sant’Elpidio si alza il ‘No’ al coprifuoco: marcia di protesta sul lungomare sud “Vogliamo lavorare, dobbiamo vivere”

MANIFESTAZIONE - Un centinaio di manifestanti hanno sfilato sul lungomare di via Faleria. Nel mirino le restrizioni del governo: «Vogliamo solo tornare a lavorare, è un nostro diritto». A scortare il corteo almeno quattro camionette blindate della Questura accompagnate da poliziotti in tenuta antisommossa, presenti anche diverse pattuglie dei carabinieri

 

di Leonardo Nevischi

«Libertà, libertà, libertà», «Basta coprifuoco, non siamo in guerra» e ancora «Fateci lavorare, è un nostro diritto». Sono state queste le grida dei manifestanti che ieri sera, davanti alla piattaforma di legno sul lungomare sud di Porto Sant’Elpidio, invocavano la libertà di riaprire a pieno regime le proprie attività. Circa un centinaio di esercenti, titolari e dipendenti di bar, gelaterie, pasticcerie, pizzerie, liberi professionisti ed intere famiglie con piccoli al seguito, hanno intonato cori di protesta contro la conferma da parte del Governo Draghi del divieto di spostamento dopo le ore 22.

Si è cominciato con l’Inno di Mameli in sottofondo e bandiere tricolore sventolate con orgoglio sotto la pioggia, per poi proseguire con una marcia pacifica verso il centro della città anche se, di fatto, gli accordi con la Questura di Fermo prevedevano una manifestazione in forma statica e circoscritta nella fascia oraria tra le 21 e le 22.

Il corteo si è protratto per circa 600 metri prima di essere costretto ad un dietrofront dalle forze dell’ordine. Infatti, a delimitare l’area ed a chiedere di interrompere la manifestazione, sono intervenute almeno quattro camionette blindate della Questura accompagnate da poliziotti in tenuta antisommossa con caschi e manganelli, oltre a diverse pattuglie dei carabinieri. Per pochissimi istanti gli animi di alcuni dei manifestanti si sono accesi: «Questa è una dittatura, voi dovreste essere dalla nostra parte e manifestare con noi» urlavano dai megafoni mentre altri cercavano di mantenere la calma. Nonostante l’inversione di marcia per fare ritorno alla piattaforma di legno situata tra l’incrocio di via Marina e via Faleria, solo pochi manifestanti hanno realmente accolto di buon grado gli avvertimenti degli agenti di tornare a casa mentre per tutti gli altri sono scattate le identificazioni da parte degli agenti della Digos.

«Non abbiamo paura delle sanzioni, tanto le contesteremo e vinceremo il ricorso – l’urlo che si è alzato dalla folla – Non stiamo manifestando per il Milan o per l’Inter fuori da San Siro, ma lo stiamo facendo per motivi ben più nobili. Qui sono presenti famiglie intere, genitori rimasti senza lavoro e figli orfani di un futuro. Noi non mangiamo e non possiamo nemmeno alzare le saracinesche delle nostre attività» hanno protestato i manifestanti.

Tuttavia nell’equilibrio tra manifestanti e forze dell’ordine, la protesta è stata impeccabile e sebbene gli animi fossero piuttosto esasperati, non vi è stata alcuna traccia di individui facinorosi. «La manifestazione doveva essere pacifica e così è stata – racconta Michela Marcotulli, una delle organizzatrici, che poi spiega – L’idea è nata in una sera di pura rabbia, nell’esatto momento in cui ho appreso che ci sarebbero state le riaperture ma che non avrebbero tolto il coprifuoco. Ho creato un gruppo social, ma non credevo che ci sarebbero state tutte queste adesioni. Io sono una parrucchiera ed è da metà gennaio che sono in cassa integrazione. Il coprifuoco non limita in maniera diretta il mio lavoro, ma se la gente la sera non esce evita di farsi i capelli».

«Siamo contenti di tutto questo consenso popolare perché significa che non siamo gli unici ad essere stanchi di questa situazione – prosegue Andrea Tria, un altro fautore della protesta – Stanno bloccando l’economia e mi aspetto una sensibilizzazione del popolo italiano su questa dittatura celata che sta distruggendo i nostri diritti. Abbiamo bisogno di lavorare. Per lo Stato il virus circola dopo le 22: ci stanno prendendo in giro».

«Il coprifuoco è una grandissima stupidaggine – commenta invece Rossano Salvatori, noto titolare di una gelateria elpidiense -. Nella maniera in cui è stato formulato non ha alcun senso: va rivisto per poter dare la possibilità alle attività di lavorare anche la sera».

«Io sono terremotato ed ho un’attività ferma dal 2017 – racconta un altro manifestante – Sono doppiamente bastonato perché oltre alla disgrazia ci si è messo anche il Covid e sebbene io non stia lavorando sto continuando a pagare le tasse».

Una manifestazione che non ha raccolto solo cittadini elpidiensi, bensì anche individui provenienti da Porto San Giorgio, Monte Urano e addirittura Cesenatico, a dimostrazione che la voglia di protestare contro provvedimenti ritenuti dai manifestanti “assolutamente ingiusti” è un minimo comune denominatore in tutto lo Stivale. E questo non riguarda solamente i commercianti adulti, ma anche i giovani studenti. «Sostengo l’abolizione del coprifuoco da diverso tempo perché trovo assurdo che in nome della salute vengano calpestati  i nostri diritti fondamentali – spiega Gaia, una studentessa presente alla manifestazione -. Abbiamo diritto a lavorare, abbiamo diritto ad una sanità che ci tuteli e non che ci costringa a stare in casa, così come abbiamo diritto ad un’istruzione ben diversa da quella a distanza. Io a settembre ho iniziato il mio primo anno di università ed è come se non avessi mai finito le superiori, perché non sto vivendo la vera vita universitaria che fa parte del mio diritto allo sviluppo. Non possiamo più stare fermi in balìa del governo: mi auguro che questo sia solo l’inizio e che piano piano il popolo si stia svegliando».

 

 

 

 


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