E’ stata numerosa, attenta e rispettosa delle regole anti Covid, la partecipazione, ieri, nella Basilica Imperiale di Santa Croce al Chienti dove è stata fatta rivivere una antichissima tradizione della campagna marchigiana che si è tramandata negli anni: la benedizione delle croci di canna.
Oggi infatti è il giorno dedicato alla festa di Santa Croce e i contadini ancora sono soliti piantare nei campi le croci di canna con una palma d’ulivo benedette, a protezione del raccolto, soprattutto il grano, dalla grandine e da tutto ciò che poteva danneggiarlo.
“Il Covid sta limitando le attività della nostra associazione Santa Croce – ha spiegato Manfredo Longi – ma, rispettando le regole, abbiamo potuto riproporre questa usanza che risale a tanti anni indietro nel tempo, e alla quale gli agricoltori sono particolarmente legati”.
La bella risposta di gente, con gli ingressi controllati dai volontari della Protezione Civile, è stata la conferma dell’attaccamento all’antica credenza popolare. E’ toccato a Don Iginio Marcelli, parroco di Casette d’Ete, benedire le palme prima che venissero distribuite tra i presenti.
“E’ bello riprendere una tradizione come questa – ha detto il parroco – e anche io, che vengo dalla campagna, ricordo che mio padre rispettava questa usanza. Ma il significato di questo simbolo unito al ramoscello d’ulivo, non si limita alla protezione del raccolto. E’ un simbolo di protezione per ognuno di noi dalle ‘croci’ che assillano la nostra vita e dal prendere la consapevolezza che, a volte, siamo noi stessi una ‘croce’ per gli altri e che dobbiamo impegnarci a fare il bene”.
Terminata a semplice cerimonia e distribuite le palme, i presenti hanno potuto approfittare dell’apertura straordinaria (grazie alla disponibilità dei proprietari) per visitare la Basilica Imperiale di Santa Croce.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati