di Giorgio Fedeli
E’ stata chiamata a guidare l’Area vasta 4 da quel 12 aprile quando l’allora direttore Av4, Licio Livini ha rassegnato le sue dimissioni. Non che il direttore generale dell’Asur Marche, Nadia Storti, non conoscesse croci e delizie della sanità fermana. Ma da quel 12 aprile è stata chiamata a rivestire anche il ruolo ‘pro-tempore’ di direttore Av4, e lo manterrà fino a quando l’amministrazione regionale non sceglierà il nome del successore di Livini. E nei prossimi giorni si conosceranno i candidati alla direzione dell’Av4. Quattro settimane, quelle trascorse dalle dimissioni di Livini, in cui il direttore Storti ha seguito con attenzione le dinamiche sanitarie fermane toccando con mano, e sobbarcandosi, le sue problematiche, gestendo la pandemia e le vaccinazioni, ma anche avendo la possibilità di avere quelle conferme legate alle professionalità, alla dedizione e impegno dell’intero comparto sanitario. A distanza di un mese, per lei, intervistata dalla redazione di Cronache Fermane, è tempo di bilanci.
Direttore Storti, quali sono le condizioni, in termini logistici e di presenze/gestione Covid, dell’ospedale Murri di Fermo?
L’ospedale di Fermo rappresenta il riferimento Asur per le malattie infettive, e di conseguenza insieme alla Terapia intensiva (per i più gravi che necessitano di assistenza respiratoria) svolge una attività molto importante per i pazienti covid e non solo della provincia di Fermo. Come in tutta la regione abbiamo in questi giorni una riduzione della incidenza di casi di Covid 19 e di conseguenza una riduzione dei ricoveri. Oggi abbiamo 4 pazienti da terapia intensiva, 4 da semi-intensiva e 36 in malattie infettive, valori decisamente inferiori a quelli delle settimane scorse. Questo ci permette di migliorare e implementare le attività no covid.
Quali sono le difficoltà e le virtù che ha riscontrato nella sanità fermana? Quali i punti di forza e le debolezze dell’Area Vasta 4 rispetto ad altre Aree Vaste delle Marche?
Ogni Area vasta ha la sua peculiarità, legata alle caratteristiche demografiche, all’epidemiologia e un po’ anche alla storia. Conoscevo già questa realtà, come direttore sanitario Asur prima, poi come direttore generale Asur, in quanto il lavoro con il direttore di Area vasta avviene sempre in stretta sinergia con la direzione dell’Asur. Punti di forza sicuramente le competenze e professionalità del personale che vi opera, vi sono diverse discipline specialistiche di elevato livello che sono, tra l’altro, in forte sinergia con quelle delle altre Aree vaste in un sistema di rete, modello sicuramente vincente; punti di debolezza credo che sia soprattutto il dover operare in questo momento storico, con la più grave pandemia che stiamo affrontando e soprattutto con l’impossibilità di riuscire ad organizzare e programmare le attività perché si corre dietro all’emergenza.
Come procedono le vaccinazioni nel Fermano? Bilancio sui Punti-Vaccinazione
Le vaccinazioni stanno procedendo molto bene, abbiamo punti di vaccinazione territoriali (PVP) gestiti dal nostro dipartimento di prevenzioni e dal personale del distretto, e altrettanto importanti centri di vaccinazione di prossimità gestiti dai medici di medicina generale sulla base dell’accordo nazionale e regionale che permettono una maggiore capillarità sul territorio e ci aiutano nelle vaccinazioni al domicilio degli anziani e fragili. Inoltre le vaccinazioni per i più vulnerabili vengono garantite all’interno dei punti di vaccinazione ospedalieri (PVO). Vengono, in media, somministrate circa 1000 vaccinazioni al giorno con una potenzialità ancora maggiore, compatibilmente con la presenza di vaccini. Ad oggi sono state somministrate circa 60.000 dosi nella Area vasta 4.
Come smaltire le vaccinazioni ‘in ambiente protetto’ che stanno saturando l’ospedale Murri di Fermo?
Le vaccinazioni in ambiente protetto vanno fatte qualora vi siano le reali necessità, credo che prima di tutta debba essere fatta una adeguata valutazione dei casi con selezione dei reali fattori di rischio per una reazione allergica. Spesso, come avviene anche nelle altre Aree vaste, la novità di questo vaccino porta ad essere molto più cauti nella valutazione del rischio nel paziente. Questo, se da una parte dà maggiore sicurezza, dall’altra dà un carico cospicuo alla struttura ospedaliera che se ne deve far carico. Ma con un po’ di attenzione miglioreremo l’identificazione dei soggetti a rischio e aumenteremo la capacità di risposta. Vi garantisco che tutti stanno facendo il massimo per dare risposte in tempi e modalità adeguate, ci dispiace se non sempre ci riusciamo.
Cosa riserva il futuro per la sanità fermana? Come rilanciarla e migliorarla?
Ora dobbiamo superare questa fase difficile, ma è anche giusto pensare al domani, insieme al futuro direttore di Area vasta, in linea con la programmazione regionale. La sanità di questa Area vasta dovrà rispondere ai bisogni reali dei cittadini, partire da questi per rivedere modelli, strutture e professionalità, bisogni sia per quanto riguarda l’ospedale, ma anche per il territorio, per la domiciliarità, la prevenzione. La sanità dei prossimi anni deve avere un orientamento proattivo, deve valorizzare le cure primarie e la cura nelle strutture di prossimità, deve far sì che l’ospedale sia dedicato solo alle vere acuzie e non dobbiamo dimenticare le nuove sfide, sia in campo infettivologico, perché questa pandemia ci ha insegnato che le malattie infettive possono essere molto pericolose anche se avevamo pensato di averle sconfitte, che riguardo alle malattie cronico degenerative.
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