di Paolo Gaudenzi
Rinnovato appuntamento sulle frequenze di Radio Fermo 1, ed in puntuale binomio con Cronache Fermane, per la rubrica Reuma On Air. La puntata settimanale, consolidata tappa fissa del giovedì pomeriggio, nella circostanza ha inserito al centro dell’attenzione il tema de “La presa in carico del paziente reumatico, una mossa vincente”, argomento sviluppato grazie ai contributi delle dottoresse Antonella Cognigni ed Antonella Farina, del dottor Luca Mastroianni, e con la presenza in remoto della dottoressa Patrizia Blasetti vice presidente dell’associazione reumatici collegata via web. Come sempre, parterre di illustri esponenti della medicina locale moderati in regia dal direttore Paolo Paoletti.
“Quando il paziente viene nel nostro ambulatorio, uno spazio logistico recentemente ristrutturato, tramite appuntamento via Cup – l’approccio al tema della dottoressa Farina -, potrebbe essere per una prima visita od una successiva terapia farmatologica o sottocutanea già individuata, anche con possibilità di azione in day ospital, per una sorta di percorso in cui, passo passo, il paziente compie tutti gli step necessari guidato da noi. Dall’accoglienza, dunque, alle cure vere e proprie. Fondamentali in questo aspetto sono anche le figure degli infermieri, visto che il paziente molto spesso ha contatto diretto e costante con tale professionista. A loro, inoltre, il ruolo determinante di preparare farmacologicamente la forma qualitativa del prodotto da somministrare. Un ruolo, dunque, chiave, a rappresentare un vero e proprio anello di congiunzione con lo specialista”.
“La nostra attività è cresciuta nel tempo, e sempre più siamo passati all’utilizzo da farmaci immunosoppressori a terapie biologiche, che permettono una qualità di vita migliore al destinatario – ha proseguito la dottoressa Farina -. Vicenda Covid? Partiamo dalla fine: siamo riusciti in tempi rapidi a vaccinare tutti i nostri pazienti, per un servizio nel servizio, e nel periodo di lockdown, andando a ritroso, non li abbiamo abbandonati, restando anzi a diretto contatto, seppur remoto, con loro. Durante la prima ondata abbiamo dovuto però chiudere con le tempistiche ed i servizi normali rivolti ai nostri pazienti, visto il fatto che tutta la struttura, come noto anche in sede di cronaca, fu pressoché dirottata alla lotta al famigerato virus. Nello stesso tempo, ad ogni modo, anche il paziente stesso non si sentiva sicuro di frequentare spazi ed ambienti ospedalieri a rischio. A conti fatti, però, oggi possiamo dire di aver superato al meglio, e sotto tutti i punti di vista, il periodo più cupo”.
“L’accoglienza è fondamentale per stabilire con il paziente il cosidetto patto di cura – il parere tecnico della Blasetti -, il destinatario di cure ha bisogno di essere informato, alla pari dei familiari, di cosa bisognerà consapevolmente fare. In questo modo sarà protagonista del proprio percorso terapeutico. Può sembrare un modo di approcciare la questione snello, ma in realtà non si tratta di un passaggio automatico, bensì è articolato in più fasi, con tanto di logistica strutturata e personale preparato, dal punto di vista medico e sociale. L’infermiere infatti è una sorta di manager del caso specifico, pronto ad agire anche in casi di reazione alle cure non previste”.
“A volte il paziente non si apre completamente con il personale che deve gestirlo, e quindi creare un rapporto meno formale, più amichevole, che spetta all’infermiere, è determinante per evitare che per paura, pudore, o altri motivi, vadano a rendersi vane le risposte terapeutiche. Il problema del Covid ha di certo messo a dura prova un sistema sanitario, regionale e nazionale, già zoppicante ma il paziente reumatico non si è sentito abbandonato, anche se ad un primo momento sono mancati alcuni farmaci specifici, con uno storno delle energie delle case farmaceutiche nella lotta al virus, poi prontamente ritornate nelle produzioni tipiche”, ha concluso la Blasetti.
“Il nostro ruolo per l’accoglienza del paziente fa da cuscinetto con lo specialista – le affermazioni nel merito dell’infermiera Antonella Cognigni -, a noi spesso arrivano le domande che sono di competenza dei dottori, ma cerchiamo comunque di rispondere nel miglior modo possibile, sempre rassicurando il nostro interlocutore e facendolo sentire a proprio agio. Sempre di nostra competenza, passando all’azione in senso stretto, le iniezioni e le somministrazioni delle varie terapie del caso, con la preparazione del farmaco infuso tramite flebo o sottocutaneo, considerando anche le cure domestiche. Abbiamo da gestire anche farmaci di recente arrivo, soprattutto biologici, e spesso quindi sconosciuti al paziente: a noi il ruolo di informazione, rendendo consapevole l’assuntore. Cammin facendo il paziente diventa così un volto amico, per un rapporto di sincera cordialità che, però, resta sempre professionale e con attenzione parallelamente rivolta agli sviluppi del percorso di cura. Aprendo un quadro del periodo più cupo pandemico, nella totalità dei pazienti ricoverati al Murri per Covid un 3% era anche reumatologico, ed è stato trattato nel reparto di medicina con terapie normali, senza sviluppi negativi. Altri hanno affrontato il virus a casa, ma anche in questo caso senza rischi di sorta. Il futuro del rapporto tra noi ed i pazienti? Rimarrà saldo e stabile nonostante la tecnologia imperante. Telefono, social ed app ci sono, ma non soppiantano di certo il ruolo ed il contatto umano della presa in carica da ogni punto di vista”.
“Oltre quanto già analizzato e messo sul piatto, nell’ambito delle competenze infermieristiche c’è inoltre il compito di monitorare il paziente prima e dopo la somministrazione dei farmaci, controllando cioè eventuali reazioni non previste ai soggetti destinatari di cure – il contributo alla discussione dell’infermiere Luca Mastroianni -. Ovviamente dobbiamo sempre essere pronti a reagire al caso che si palesa ma, come naturale che sia, a monte il paziente è già stato comunque identificato come compatibile con il percorso terapeutico previsto, dunque parliamo di rischi ridotti. Tutto ampiamento monitorato, con numeri crescenti nella nostra banca dati nata nel 2010. Dai primordiali sette paziente reumatologiti, raddoppiati nel 2014 eccoli giunti a 52 nel 2020. Stessi numeri per le infusioni ed altre specialità reumatologiche andati dai 44 del 2010, in transito nel 2015 a 170 unità per giungere ai 288 nel 2020. Dati crescenti con proiezione geometrica, nonostante i rallentamenti imposti dall’arrivo del Covid, che nella globalità delle infusioni complessive, per dare la mole dell’azione compiuta, sono iniziate con le 49 dell’anno di partenza, diventando addirittura 965 nel 2015 e niente meno che 2098 nel 2020. Per chiudere con la cupa parentesi Covid, va detto che a conti fatti il virus ci ha cambiato poco il nostro agire ordinario, da un punto di vista logistico e di approccio. Naturalmente ci siamo però adoperati al meglio per evitare i contagi all’interno della nostra piastra ambulatoriale”.
Ed ora non resta che l’ultimo appuntamento, sempre sulle frequenze 101.0 da Fermo e dintorni, Macerata e dintorni, Amandola ed entroterra Fermano; 93.8 dalla costa fermana e maceratese; 88.9 da Petritoli e valle dell’Aso; o in streaming scaricando l’app di RadioFM1, dal sito www.radiofm1.it o in diretta Facebook alla pagina RadioFm1. L’appuntamento è per giovedì 1 luglio con la “Telemedicina, una grande alleata”. Interverranno il primario della reumatologia del “Murri”, dottor Stefano Angelici, la dottoressa Antonella Farina, il professor Mauro Galeazzi, Stella Rosi e Sivia Tonolo, presidente Amar.
Gli ascoltatori potranno intervenire in diretta chiamando il numero 0734620707, tramite la diretta Facebook alla pagina RadioFm1 e con WhatsApp al 334/2275000.
Programma offerto da NOVARTIS
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