di Giorgio Fedeli
“Vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi”. E’ l’imperativo di Giorgio Amadio, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Murri di Fermo che oggi accoglie quattro dei tredici pazienti, affetti da Covid, in tutta la regione. Quell’invito a vaccinarsi, ripetuto di continuo, come un mantra, da Amadio, si scopre essere il punto di arrivo di ogni disamina virologica ma anche sociale e sanitaria.
Sì perché oggi gli infettivologi, ma anche la popolazione, dopo gli effetti devastanti del Coronavirus, guardano con la massima attenzione all’evoluzione delle varianti. Sembra quasi una storia infinita ma si scopre essere la rappresentazione plastica di corsi e ricorsi storici in veste medico-sanitaria. Nessun fulmine a ciel sereno, dunque, per Amadio e i suoi colleghi. E’ tutto scritto, da sempre, nell’evoluzione naturale dei virus, nella storia delle pandemie. Ed è per questo che farsi trovare impreparati, su tutti i fronti, da quello sanitario e, a monte, su quello sociale, quello delle relazioni interpersonali abbassando la soglia di guardia e favorendo dunque la diffusione del virus sotto ‘mutate spoglie’, diventa pericolosissimo, imperdonabile, potenzialmente devastante.
Quale è l’attuale situazione al Murri tra Covid e varianti?
“Attualmente ho quattro pazienti affetti da Covid ricoverati in reparto: si tratta – i numeri e i dati di Amadio – di un’anziana e di altri tre pazienti di età comprese tra i 50 e i 60 anni. L’anziana è affetta dalla variante Delta (un altro paziente con la variante è stato dimesso nei giorni scorsi). Le varianti sono previste per tutti i virus che, sappiamo, si adattano all’ambiente. Le mutazioni le possono ovviamente rendere più forti nell’attaccare l’ospite, l’uomo. Si trasmettono con maggiore facilità e ce ne saranno di altre quindi noi dobbiamo a tutti i costi impedire al virus di replicarsi. Questo è fattibile vaccinandosi, in modo tale che il virus non abbia ospiti su cui replicarsi, e isolando l’ospite positivo. Con ‘isolare’ intendo testare, tracciare e trattare. Sì perché con la vaccinazione, il virus meno ospiti trova, meno si replica, meno muta”.
Il vaccino è una panacea contro il Covid e le varianti? Va esteso a tutte le fasce d’età?
“Sappiamo che il vaccino non può garantire una protezione al 100%, non può impedire totalmente l’infezione ma di certo ci mette al riparo dalle forme gravi. Questo è fondamentale, oltre che ovviamente per la salute dei pazienti, anche per la tenuta del sistema sanitario nazionale. Difficilmente saremmo in grado, infatti, di sopportare una nuova ondata come quelle passate, con una fortissima pressione sul sistema. Per evitare la diffusione del virus non possiamo escludere fasce d’età. La diffusione, guarda caso, è aumentata tra i giovani. Quindi la parola d’ordine deve essere vaccinare, il più possibile tutti e il più in fretta possibile. Certo, dovremmo anche avere maggiore senso civico perché togliamoci dalla testa che è tutto finito. Se non stiamo attenti il rischio di nuovi picchi, anche con le varianti, è concreto. Il sistema sanitario ha pagato tanto, anche in termini economici, è in sofferenza e noi (il personale sanitario) siamo sempre quelli. Un altro colpo non lo reggiamo. Ora stiamo anche riprendendo in mano tutto il resto, tutto quello che si era fermato a causa del Covid. Ma, ripeto, noi siamo sempre gli stessi e la mole di lavoro è immane”.
Come si combattono le varianti? C’è il rischio di dover affrontare altri virus, altre pandemie? Potremo finalmente dire addio alla mascherina?
“Noi infettivologi lo ripetiamo da sempre: i virus e i batteri sono molto più avanti di noi umani. Sono preparati a evolversi rapidamente e a resistere. Quindi dovremo prepararci ad altri attacchi. Ed è per questo che non possiamo prescindere dallo stare attenti su tutti i fronti, da quello più squisitamente legato all’igiene, fino a stili di vita più corretti. Insomma è importante disinfettarsi le mani, evitare assembramenti ma anche malattie croniche conseguenti a stili di vita sbagliati, penso al colesterolo o al fumo. Quando arrivavano da noi degli obesi con polmoniti croniche, ad esempio, eravamo seriamente preoccupati per la loro salute. Mantenere alta l’attenzione nel contrastare la diffusione dei virus, in generale, è fondamentale. Su quello influenzale, ad esempio, non abbiamo riscontrato un solo tampone positivo. E su ciò sicuramente ha influito l’utilizzo del dispositivi di protezione individuale. Prepariamoci, però, ad altri eventi pandemici. In passato i virus si diffondevano con meno velocità tra popoli, oggi è tutto più rapido. Viaggiano molto velocemente tra paesi, continenti. Certo, la mascherina ci ha cambiato le abitudini e le relazioni interpersonali. Mi sento di raccomandare di continuare a rispettare le norme igieniche ma anche a fare attenzione a qualsiasi situazione che possa favorire il contagio. Vedere gente ammassata, per festeggiare la vittoria della Nazionale ad esempio, mi ha fatto arrabbiare. I contagi da virus che causano problemi respiratori, nella stagione calda, diminuiscono perché si sta maggiormente all’aria aperta, non per il caldo. Lo scorso anno, obiettivamente, c’è stato un maggior tracollo del virus con la stagione estiva ma non avevamo le varianti. Molte di queste sono in fase di studio. Probabilmente ne scopriremo anche altre. Ma – la chiusura di Amadio con un pizzico di sarcasmo – per ora ci basta la Delta”.
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