di Giorgio Fedeli
Il dramma, nella notte, in via Sibillini, a Belmonte Piceno. Erano circa le 23,30 di ieri quando alla centrale operativa del 118 è arrivata una disperata richiesta di soccorso per un uomo gravemente ferito dai fendenti di un coltello. E purtroppo quell’uomo, il 53enne Marzio Marini, residente a Piane di Montegiorgio, operaio, non ce l’ha fatta. Da lì a breve è spirato all’ospedale dopo una disperata corsa contro il tempo dei sanitari della Misericordia di Montegiorgio.
L’uomo, si diceva, è deceduto a causa delle gravi ferite riportate dopo una lite in strada, in via dei Sibillini. E sul posto, insieme ai sanitari, sono arrivati anche i carabinieri del Radiomobile della compagnia di Montegiorgio che hanno fermato un uomo, P.F. le iniziali, di circa 60 anni, indagato per omicidio. Questi, conoscente della vittima, è stato subito accompagnato in caserma dove, dinanzi al pm, il sostituto procuratore Francesca Perlini, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Attualmente il mio assistito – le parole dell’avvocato difensore dell’uomo in stato di fermo, Antonella Natale – non ha rilasciato alcuna dichiarazione. E’ in stato di fermo, non c’è stata l’udienza di convalida. E’ in stato di shock ma ci siamo resi, comunque, disponibili a rilasciare dichiarazioni quando sarà opportuno. Abbiamo trovato disponibilità anche da parte del pm Perlini. Attualmente sono in corso le indagini con aspetti tutti da chiarire”.
I carabinieri, questa mattina sul posto anche il comandante provinciale, il colonnello Antonio Marinucci, e quello della compagnia di Montegiorgio, il capitano Massimo Canale, stanno indagando a tutto campo per cercare di risalire ai motivi alla base della tragedia. Al vaglio degli inquirenti anche i profili social della vittima e dell’uomo in stato di fermo. In queste ore saranno ascoltate anche le persone potenzialmente informate sui fatti. Sembra ormai certo che la vittima e l’uomo in stato di fermo si conoscessero bene. Con loro due, ieri notte, in via Sibillini, sarebbe stata presente anche una terza persona, probabilmente proprio quella che ha lanciato l’sos. E il suo racconto potrebbe essere determinante nella ricostruzione dei fatti.
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