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“Questo parco è uno spettacolo della natura” La Steat recupera Monte Cacciù e punta sul bilancio ambientale

FERMO - Taglio del nastro per il parco recuperato dall'azienda di trasporto pubblico. Il presidente Alessandrini: "Un luogo che andava restituito alla città e al territorio"

di Andrea Braconi

“Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono”. Le parole di Giosuè Carducci, richiamate dal prefetto Vincenza Filippi, hanno riecheggiato tra le oltre 50 specie arboree che costituiscono quello che è stato definito Parco Riserva Naturale Steat “Monte Cacciù”.

L’area, di circa 7 ettari, si trova a metà strada tra Fermo e Porto San Giorgio e verrà aperta al pubblico a partire dalla prossima settimana, come annunciato dal presidente Fabiano Alessandrini, principale artefice di un’operazione che segna una pagina indelebile nella storia del territorio fermano e non solo. “Abbiamo ripreso questo luogo nel 2008 a seguito della ricapitalizzazione societaria della Steat – ha spiegato Alessandrini dopo aver salutato il prefetto, il questore Romano, vertici dell’Arma dei Carabinieri, la presidente Canigola, il senatore Verducci e gli amministratori presenti -. Mi fu chiesto un piano di riassetto dall’allora Provincia di Ascoli, molti Comuni non ricapitalizzarono e se ne fece carico la stessa Provincia con una parte in denaro e una parte con questo terreno. Da buon geometra di campagna venni a visitare questo luogo e capii subito di cosa si trattava: un patrimonio immenso a livello arboreo e come superficie. La prima preoccupazione fu di evitare che fosse messo in pericolo, quindi negli anni è stata fatta una certa manutenzione ma l’idea era sempre quella di valorizzarla per quello che era. Era un luogo che andava restituito alla città e al territorio”.

Come azienda che guarda al futuro, la Steat ha importanti responsabilità. “La prima è la responsabilità sociale di impresa: in questo periodo abbiamo fatto per i trasporti un lavoro enorme per permettere ai nostri studenti di andare a scuola in presenza e, soprattutto, in sicurezza. Ma la responsabilità sociale è anche permettere di riappropriarsi di un patrimonio simile”.

C’è poi la responsabilità ambientale. “Oggi tutte le direttive sia a livello nazionale che europeo sono chiare e andranno a premiare quelle aziende che hanno dimostrato e dimostreranno di avere una sensibilità spiccata e comprovata. Noi saremo una delle prime aziende a presentare un vero e proprio bilancio ambientale: abbiamo misurato le emissioni di Co2 che immettiamo nell’atmosfera con i nostri mezzi e quello che attraverso questo bosco riusciamo ad immagazzinare”.

Proprio la transizione ecologica investirà in maniera forte le aziende di trasporto pubblico. “Nel giro di pochissimi anni dovremmo andare a cambiare completamente il nostro parco automezzi. Come Steat andiamo sempre più verso il metano e verso l’elettrico, abbiamo anche acquistato lo storico deposito di Via Corridoni che ci dà l’occasione di poter investire dal punto di vista infrastrutturale. Insomma, ci stiamo ammodernando e lo facciamo con l’ottica rivolta al futuro e alla sostenibilità ambientale”.

Alessandrini ha voluto esprimere un ringraziamento particolare ai dipendenti. “Senza un forte spirito di squadra non sarebbe stato possibile affrontare questi anni di difficoltà finanziarie e un anno mezzo di pandemia. Un grazie che va condiviso anche con il vecchio direttore Rutolini e con i nuovi direttori Flori e Pollicelli”.

Il parco è un’intuizione, è stato ricordato, che va attribuita a Pietro Diletti. “È un gran bel pomeriggio che vede riconoscere un’iniziativa di ben 40 anni fa – ha evidenziato l’ex assessore regionale -. Ricordo che all’epoca c’era la competenza specifica delle Province sui manicomi e che ci sono state iniziative culminate con la realizzazione di un centro di igiene mentale sull’altro versante della collina. Nel frattempo in Italia c’era stata una forte discussione culturale sulla validità della presenza manicomi e con le teorie di Basaglia si arrivò alla chiusura. Queste strutture, quindi, vennero abbandonate. Io venni eletto nel 1975 in Provincia e non sapevamo cosa fare di questi ruderi. Nel 1980 ci fu la separazione dei beni con destinazione sanitaria e non: noi frazionammo l’area e staccammo 2 ettari di terra per il Comune di Fermo, mentre il resto rimase nella disponibilità dell’Amministrazione provinciale. La domanda era: una volta che rimaniamo proprietari dell’area cosa intendiamo realizzare? Per fare questo parco all’epoca furono necessari 110 milioni di lire per la piantumazione”.

Parco che per Diletti custodisce un valore enorme. “Vedete voi giovani amministratori di trovare una giusta valorizzazione – ha ribadito rivolgendosi al sindaco Calcinaro – affinché non resti solo un parco, ma possa essere un polmone pulsante della vita turistica di questa città”.

L’agronomo Lorenzo Granchelli ha presentato alcune slide riportanti la stima dello stock di anidride carbonica assorbito dalla vegetazione del parco. Un’area, ha tenuto a precisare, che è stata una sorpresa anche per gli  stessi esperti. “Abbiamo fatto dei saggi forestali per capire l’entità degli alberi di un’area di 125.000 metri quadrati di terreno, con un’altra altrettanto grande e altrettanto ricca sul versante sud. Questo spazio da area agricola era stato pensato come parco, ma nel frattempo si è colonizzato di specie naturali. Dal conteggio fatto abbiamo stimato che all’epoca vennero messe a dimora 2.000 piante, mentre oggi ne abbiamo contate circa 14.000: un incremento dato dal fatto che le piante sono cresciute da sole. Abbiamo anche fatto una verifica della loro età media, che si attesta sui 32 anni”.

In merito alla Co2 sottratta dall’atmosfera, l’agronomo ha spiegato come all’interno di tutti gli arbusti presenti ci siano circa 3.500 tonnellate di anidride carbonica e che ogni anno mediamente vengano accumulate 109 tonnellate. “Se potessimo pesare la Co2, questa avrebbe un peso di 200 autobus”.

Il futuro, ha concluso prima di dare la parola al professor Carlo Francalancia, dovrà vedere una strenua difesa del parco soprattutto da piante infestanti e malattie. “Si tratta di una situazione atipica,. ci sono cose particolarmente interessanti – ha detto il docente Unicam – e quindi c’è la possibilità di uno sfruttamento sia da un punto di vista didattico educativo che di ricerca. Sono state identificate 56 entità arboree tra cui molte autoctone (roverella, rovere, carpino bianco, ciavardello, leccio, pino d’Aleppo, ontano nero, acero, frassino maggiore, etc.) e diverse specie ornamentali (cedro, pino, abete, ippocastagno, ligustro, salice piangente, etc.). È importante che soprattutto i giovani riescano ad avere un’educazione ambientale, per far diventare quest’area un gioiello della città”.

“È un piacere unirmi a voi in questo spettacolo della natura – ha rimarcato il prefetto Filippi -. Con il presidente Alessandrini e la Steat in questi mesi abbiamo lavorato su temi complicati, che la società è riuscita brillantemente a superare avendo le istituzioni al suo fianco. E quindi questo è un momento felice per tutti noi”.

“Fare questa passeggiata, accompagnati dalla musica di un violino, è stata una grande suggestione – ha affermato il senatore Francesco Verducci -. E penso che in questa sensazione stia la grande potenzialità di questo progetto e il merito grande di chi ha voluto che questo luogo tornasse a vivere. Possiamo immaginare qui scolaresche che vivono un’esperienza didattica di straordinaria importanza e, man mano, prendono consuetudine con il paesaggio e la natura. Dobbiamo immaginare qui un luogo capace di ospitare cultura, un luogo per uno scambio di idee e di crescita”.

Per Verducci il presidente Alessandrini ha saputo dare in questi anni alla Steat una progettualità molto forte, una capacità continua di saper immaginare come parte dello sviluppo del nostro territorio. “Sì è voluto centrare il tema del futuro, investendo in un grande bene comune, e di questo dobbiamo essere grati alla Steat”.

In un pomeriggio di qualche settimana fa lo stesso Alessandrini, insieme al direttore Pollicelli, avevano letteralmente “rapito” il sindaco Paolo Calcinaro per portarlo a visitare l’area. “Erano appena iniziati i lavori per ridurre la selva e portarla a parco – ha ricordato il primo cittadino -. È stato sorprendente vedere la spontaneità con cui tutta la struttura della Steat ha intrapreso questo percorso di recupero. E la sfida lanciata è un po’ la sfida della nostra comunità. Qui ci sono associazioni ambientaliste molto partecipative e sono convinto si potrà lavorare insieme, così come con gli altri sindaci dentro la Steat e con la stessa Provincia”.

Un’ipotesi di gestione del luogo sulla quale anche Alessandrini ha voluto rimarcare l’importanza di un confronto aperto e costruttivo.

Per Legambiente, ed in rappresentanza di tutte le associazioni presenti, è intervenuto Federico Spagnoli, presidente del circolo del Fermano. “Un ringraziamento alla Steat per questa importante opera di valorizzazione, che un po’ sentiamo anche nostra, avendo fatto qui diversi anni fa un Puliamo il Mondo. Oggi siamo contenti che le nostre iniziative abbiano seminato qualcosa, ma colgo l’occasione per rilanciare e chiedere alla politica di trovare il modo di recuperare l’altra area accanto che, un domani, spero possa essere restituita alla comunità”.


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