di Francesca Marsili
«Una medaglia d’oro. Lasciatemelo dire: è un grande onore esserci, ed è ancora più bello che le Marche siano in prima fila a livello mondiale nella lotta all’Aids. Sempre ricordandosi che i finanziamenti come questi sono solo l’inizio della battaglia finale per liberare l’umanità dall’ “altra pandemia”, di cui poco si parla, ma che ha fatto dieci volte più morti del Covid».
Le parole dello scienziato senigalliese Guido Silvestri, impegnato da oltre trent’anni nella lotta contro il virus dell’Hiv, arrivano dai laboratori della Georgia a seguito della notizia che quattro dei dieci progetti finanziati con 29 milioni di dollari dal National Institute of Health, l’ente federale per la ricerca medica, vedono come leader o coleader il team di microbiologia e immunologia del Vaccine Centre della Emory University di Atlanta che lui stesso dirige.
Di questi quattro, considerato tra i più promettenti per arrivare all’eradicazione del virus «ce n’è uno tutto marchigiano» scrive attraverso il suo profilo social l’immunologo originario di Senigallia, dove alla direzione del progetto assieme a Silvestri c’è Mirko Paiardini, di Urbania, e la biologa molecolare Barbara Cervasi, di Senigallia, a curare la direzione amministrativa. Parte dagli Stati Uniti il principale programma mondiale per la lotta al virus, proprio dove l’epidemia di Hiv è ancora un problema irrisolto e il registro delle nuove infezioni viene aggiornato quotidianamente, e vede nei progetti guidati dai due scienziati marchigiani tra i più avanzati per sconfiggere questa micidiale sindrome da immunodeficienza scommettendo sui loro studi milioni di dollari.
L’ente federale americano ha deciso di approvare e finanziare i progetti che provare ad andare oltre gli attuali trattamenti per combattere l’Aids, mix di farmaci non solo costosi ma altamente tossici e con notevoli effetti collaterali che tendono a cronicizzare la malattia senza riuscire a eliminarla definitivamente con la conseguenza che il soggetto affetto dal virus dell’Hiv resta positivo.
Recentemente i ricercatori della Emory University di Atlanta del team coordinato dallo scienziato Guido Silvestri hanno scoperto per la prima volta come far uscire il materiale genetico del virus Hiv dai nascondigli immunologici, rendendolo visibile dal sistema immunitario e eliminandolo con tecniche immunomodulatorie disegnate in questi anni di ricerche. Tentativi erano stati fatti negli scorsi anni, ma per la prima volta quel che resta del virus dell’Hiv durante una terapia è stato portato allo scoperto grazie a sofisticate tecniche di ingegneria immunologica.
Il virus, pur scomparendo dal sangue quando si assumono i farmaci antiretrovirali, resta rintanato nei cosiddetti serbatoi virali e grazie alla ricerca condotta dal team di Silvestri è stato portato allo scoperto cercandolo non solo nel sangue come in passato, ma nei linfonodi, nell’intestino, nei tessuti e nel cervello. Silvestri e Paiardini, quest’ultimo partito dall’università di Urbino per approdare alla Emory di Atlanta dove come full professor è entrato nel team guidato dall’immunologo senigalliese, raccontano di studiare il virus da 21 anni. Nell’ultimo anno e mezzo hanno lavorato come quasi tutti gli immunologi al Covid-19 ma il loro bersaglio resta L’Aids. Guido Silvestri è professore ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, direttore della Divisione di Microbiologia ed Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center, e membro dell’Emory Vaccine Center.
E’ considerato tra i massimi esperti mondiali sull’infezione da Hiv. Gli ultimi dati diffusi in relazione alle nuove diagnosi di infezione da Hiv nelle Marche sono del 2019 con 56 nuovi casi, in costante diminuzione rispetto al 2018 quando i casi accertati erano stati 62 e 93 nel 2017 e 116 nel 2016. Stabile invece la fascia di età più colpita che resta quella dei giovani tra i 25 e 29 anni.
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