di Giorgio Fedeli
Dopo il primo mese passato a studiare l’ospedale di Fermo, il nuovo direttore dell’Area vasta 4, Roberto Grinta, esce ‘fuori porta’ per iniziare a tastare il polso del territorio. Territorio, appunto, una parola che ripete come un mantra perché posta in cima alla lista delle sue priorità. E infatti oggi, ‘accerchiato’ dai taccuini, che lo attendevano all’arrivo all’hospice di Montegranaro, non ha potuto esimersi dal rispondere ai quesiti sulla sanità fermana, dall’ospedale di Fermo, con in testa le criticità del Pronto soccorso, al futuro fatto di investimenti e bilanci. Cauto sull’emodinamica e sul robot chirurgico: “Sono un tecnico e cerco di lavorare in maniera graduale e sensata. Primi obiettivi sono quelli di migliorare gli indicatori di esito e di processo. Una volta migliorati questi indicatori, che sono già molto buoni, potremo pensare ad altri obiettivi”. Ecco, in una visione manageriale, Grinta ha come stella cometa proprio quegli indicatori che, sembra proprio di capire, rappresenteranno il testo sacro del suo ‘mandato’ da direttore di Area vasta.
“In questi primi 40 giorni mi sono concentrato sull’ospedale di Fermo per capire le esigenze all’interno della struttura. Ora iniziamo ad attenzionare il territorio che è la risposta più importante della sanità ai nostri assistiti. Dobbiamo iniziare a capire cosa abbiamo per poi riprogrammare il tutto sui fabbisogni della popolazione. Presidi territoriali da potenziare? Ne sono convinto. Nel Pnrr sono previsti circa 14 miliardi. Sette sono per l’ospedaliero di cui il 70% per gli elettromedicali, e 7 miliardi per il territorio, di cui molto per la telemedicina e per le case di comunità. La Regione dovrà riprogrammare il Pnrr e riportarlo sul territorio che avrà nei prossimi anni uno sviluppo importante. Qui nel Fermano abbiamo un grande potenziale, anche a seguito del lavoro del precedente direttore”.
Quali sono le sue priorità per la sanità fermana?
“La sanità fermana ha dei grandissimi professionisti, a partire dall’ospedale. Quindi dovremo aumentare questo valore della produzione e dobbiamo cercare di essere assolutamente competitivi a livello regionale con una qualità dei servizi di altissimo livello. Sul territorio dobbiamo cercare di avere la massima collaborare con tutte le strutture limitrofe e con i medici di medicina generale”.
Ecco, appunto, quale è il rapporto con i medici di base? Difficile trovarne di disposti ad andare ad Amandola e nelle zone montane.
“Su quest’aspetto c’è il comitato di medicina generale che è l’organo deputato a individuare la contrattazione con loro, poi c’è quello locale che invece cerca di riportare la parte dei contratti e degli accordi sui territori. La Regione si sta muovendo bene, c’è un buon progetto. Quindi aspettiamo l’esito del programma regionale e sulla base di questo ci muoveremo. E’ importante seguire tutto l’iter e la gerarchia”.
Quali gap ha riscontrato in queste settimane nella sanità fermana?
“Ho trovato un’ottima qualità e grandissimi professionisti in ambiente ospedaliero con degli indici, degli indicatori sia di esito che di processo, di altissima performance. Stiamo lavorando per migliorare questi indici e proporci al territorio regionale ed extra-regionale per migliorare la nostra assistenza. Il Pronto soccorso? Abbiamo lavorato in queste settimane con la professionalità del primario e con altre professionalità su percorsi tra ospedale e Pronto soccorso, nello specifico con l’area chirurgica, con protocolli e in parte stiamo già dando delle risposte. Prima mandavamo via i pazienti. Ora riusciamo a dare assistenza a tutti. Abbiamo dei punti di forza e di debolezza, questo è pacifico. Quello di forza è che il nostro Pronto soccorso è un Dea di primo livello, ed è uno dei pochi che ne possono esistere a livello regionale (servono, infatti, dai 150.000 a 300.00 abitanti). Questo gli dà una forte potenzialità. Debolezze? Quelle di tutti i Pronto soccorso, che non si limitano solo alla carenza di personale. Abbiamo l’obbligo di intervenire su questi problemi e lo stiamo facendo cercando di dare risposte a quei 150 accessi, circa, al giorno, di cui 90% codici bianchi e azzurri. Abbiamo comunque disponibilità di letti in area medica e chirurgica e così riusciamo anche a ricoverare. Pensate che abbiamo avuto anche qualche paziente da fuori regione che ha richiesto di poter accedere al nostro Pronto soccorso per poi andare all’area medica”.
Il rapporto con i sindacati? Ha dato loro delle rassicurazioni?
“Noi abbiamo garantito il turn-over e fatto degli investimenti sul personale, indirizzandoli sul reclutamento, nello specifico sul nostro fabbisogno reale. Apriremo la Tac a fine settembre e il giorno successivo sarà funzionante H24 perché abbiamo previsto due tecnici in più. Dobbiamo pensare che, ad esempio, anche sulle Terapie intensive che apriremo a gennaio/febbraio con nuovi posti letto, dovremo plasmare il tutto sul nostro fabbisogno. Stiamo cambiando anche sull’area chirurgica e medica, potenziando queste attività. E di riflesso anche le richieste del personale cambiano. Io non voglio tralasciare il territorio, voglio dargli massima attenzione. Solo nel 2021 abbiamo fatto 1.8 milioni di investimenti anche grazie all’aiuto della Regione e dell’Asur. E sono tutti investimenti per gli elettromedicali”. Un surplus al budget da 3 milioni? “Con l’aiuto di tutti siamo riusciti a mettere sul piatto da qui alla fine dell’anno 1.8 milioni. Abbiamo pensato di acquistare dei laser per urologia, la cardio-tac, il Pronto soccorso sarà dotato a breve di 8 posti a osservazione intensiva, e abbiamo comprato tutta la strumentazione. Insomma investimenti importanti in un momento, oltretutto, difficile in termini di contabilità a livello nazionale”.
Emodinamica e robot chirurgico. Garanzie per il Fermano?
“Sono un tecnico e cerco di lavorare in maniera graduale e sensata. I primi obiettivi sono quelli di migliorare gli indicatori di esito e di processo. Una volta migliorati questi indicatori, che sono già molto buoni, potremo pensare ad altri obiettivi. Teniamo conto anche della parte dei nuovi ospedali, quello di Fermo e quello di Amandola su cui l’assessore regionale è stato chiaro: ci sarà un ospedale in zona disagiata con tutte le caratteristiche previste dal Decreto ministeriale 70 del 2015. Su Fermo stiamo iniziando a lavorare innanzitutto sugli elettromedicali. A fine settembre avremo la lista della spesa da presentare alla Regione. Poi passeremo agli arredi”.
Vaccini? Qual è lo stato dell’arte e quale è la pianificazione per il futuro?
“Ringrazio tutti gli operatori che da un anno e mezzo sono tensione non solo per quanto riguarda la vaccinazione ma anche sui tamponi. E’ importante dare loro la massima assistenza. Sulla vaccinazione, che è molto dinamica. Non sappiamo bene se dovremo fare la terza dose. Ma noto che la Regione, e quindi anche Fermo, tra dosi fornite e somministrate, le Marche sono tra le prime tre d’Italia quindi anche Fermo si attesta su questa linea”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati