No vax per oltre l’80% e pochi vaccinati con patologie preesistenti gravi, il via vai di pazienti Covid a Malattie Infettive. Amadio: “12 posti letto sempre pieni”

FERMANO - Il quadro clinico e l'andamento del virus nella disamina del primario del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Murri di Fermo: "L'unica arma che abbiamo per tornare alla vita normale è il vaccino. L'età media dei ricoveri ora è di 50/60 anni. Ma abbiamo avuto anche trentenni e quarantenni". Riapertura delle scuole: "Sono un pò preoccupato. Guardia alta"

Il primario di Malattie Infettive del Murri, Giorgio Amadio

di Giorgio Fedeli

“Se abbiamo ricoverati pazienti affetti da Covid? Quanti ne volete”. Non è certo rincuorante,  la risposta che arriva da primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Murri di Fermo, Giorgio Amadio, alla domanda se nella sua unità operativa complessa vi siano al momento dei pazienti Covid. Ma è la fotografia di una cruda realtà che deve far riflettere, spingere a non abbassare mai la guardia e adottare tutte le controffensive contro il virus “a partire, ovviamente, dal vaccino”.

Tutti e 12 i posti letto riservati agli affetti da Covid sono praticamente sempre occupati, in un via vai di ricoveri. E il primario non può fare altro che invitare calorosamente alla vaccinazione: “Abbiamo purtroppo ancora molti 50enni che non sono vaccinati. Questo non va affatto bene. Poi, oltretutto, ora ci si prepara alla riapertura delle scuole. E questo, non nego, un pò mi preoccupa. Ma la vita va avanti, dobbiamo andare avanti. Però dobbiamo farlo tutti con coscienza”. Insomma chi pensa che siamo fuori dal tunnel si sbaglia di grosso. E abbassare la guardia ora sarebbe un errore imperdonabile. La diffusione del virus ora si fa largo ‘forte’ della variante Delta e l’allarme resta alto. Ma sarebbe fuorviante fare dei paragoni con il settembre dello scorso anno. Tanti, troppi, i fattori mutati, a partire dal virus stesso.

“Vero, a Malattie Infettive, abbiamo occupati tutti i 12 i posti letto riservati ai pazienti affetti dal Covid. Ieri ce n’era uno al Pronto soccorso in attesa di salire ad Infettive, e uno è in Rianimazione – spiega Amadio – ma nel mio reparto di letti per Covid ne sono 12, appunto. Lo scorso anno eravamo arrivati ad averne ben 33. Di casi ne abbiamo e continueremo ad averne. Ecco perché diventa sempre più importante vaccinarsi e anche ampliare le categorie (al momento i vaccini sono previsti dai 12 anni in su). Purtroppo abbiamo tanti, troppi, 50enni che non si sono vaccinati e anche tanti giovani. Fra poco si torna a scuola. E lì avremo tante situazioni che possono potenzialmente, se non stiamo attenti, favorire la diffusione del virus. Non possiamo però fare paragoni con lo scorso anno. Ora abbiamo la variante Delta, che ha una trasmissibilità del 60% in più rispetto al primo virus con, dunque, un rischio di ospedalizzazione doppio, ma anche i vaccini. Non oso immaginare cosa sarebbe stato senza, una catastrofe. Dobbiamo vaccinarci e anche cercare di convincere i restii a farlo, a partire dai no vax che, sì, sono una minima parte della popolazione ma sono quelli che fanno più rumore. E poi, anche col vaccino inoculato, dobbiamo comunque sempre seguire tutte le norme igieniche perché il siero non è un ‘tana libera tutti’. Ci previene da forme gravi della malattia ma possiamo comunque contrarla e trasmetterla. Ci dà molte sicurezze ma come tutti i vaccini non può essere considerato uno ‘scudo totale’. Noi infettivologi sapevamo che il contagio non sarebbe cessato in un batter d’occhi. Erano ampiamente prevedibili altre ondate perché il Covid, come tutti i virus, muta e si difende per sopravvivere. E la nostra unica risposta sono i vaccini. Sì perché il virus più ‘porte aperte’ (con i non vaccinati) trova, più entra, si replica, muta e si rafforza”.

Si parla molto di un’età media del contagiato abbassatasi notevolmente, come pure, tra i ricoveri anche di pazienti vaccinati. Quale è la situazione attuale?

“Anche questo era prevedibile. Ci possono essere tra i ricoveri dei pazienti che sono vaccinati ma in questo caso parliamo di persone immunodepresse o con gravi patologie a cui il vaccino non fornisce una protezione sufficiente, insomma pazienti molto fragili. In che percentuale? Diciamo che per l’80%, tra i ricoverati, non sono vaccinati. E pochi sono quelli vaccinati con patologie preesistenti gravi. E, vero, anche l’età media si è abbassata: ora ci attestiamo sui 50/60 anni. E purtroppo casi di trentenni e quarantenni. Gli anziani o sono quasi tutti vaccinati o, purtroppo, triste dirlo, sono deceduti”. (Ieri pomeriggio una donna di Porto San Giorgio, non vaccinata, trovata positiva al Covid, è stata soccorsa dai sanitari della Croce azzurra di Porto San Giorgio che le hanno somministrato dell’ossigeno per poi trasportarla all’ospedale, ndr).

L’ospedale di Fermo

Dunque una terza dose di vaccino è auspicabile se non addirittura fondamentale?

“Si parla, per l’appunto, di terza dose per pazienti fragili. Io sì, la vedo di buon occhio. In Israele, che è un paese pilota, diciamo così, per esempio hanno iniziato a farla. Noi ci atterremo alle disposizioni istituzionali. Pensate a quelle per il vaccino influenzale. Mica abbiamo mai smesso di farle. I richiami si continuano a fare. Certo è vero anche che quest’anno nei tamponi non abbiamo trovato il virus influenzale. Ma è stato tutto merito delle precauzioni adottate per contrastare il Covid. Insomma tra distanziamenti, il no assembramenti, i dispositivi di protezione individuale, le norme igieniche e il lockdown abbiamo abbattuto la diffusione del virus influenzale che, però, c’è sempre. Gli anziani dovranno continuare a fare i vaccini come quello anti-pneumococcico e quello anti-influenzale in vista dell’inverno. Oltre all’anti-Covid, ovviamente, per chi ancora non lo ha fatto”.

Ma quindi la vita di tutti i giorni è inevitabilmente mutata? E la guardia dovrà restare alta per sempre?

“Io, francamente, mi auguro di no, soprattutto per i nostri giovani. Sicuramente la diffusione del Covid, se ci vacciniamo sempre di più, si affievolirà fino ad arrivare all’immunità totale. Ma noi infettivologi sappiamo che altre epidemie si presenteranno, è nella storia dei virus. Quindi il Covid deve insegnarci che dobbiamo essere attenti, pronti e prudenti. Come ci comportiamo nel Fermano? Diciamo che siamo in linea con l’andamento generale. E’ anche vero che quest’estate ho visto dei momenti di affollamento sulla costa che non mi sono affatto piaciuti. Se temo la riapertura delle scuole? Un pò sì, non lo nego perché questo, se non stiamo attenti, potrebbe dare vita a situazioni di potenziale contagio. Ma la vita deve andare avanti e io confido molto nella coscienza degli adolescenti. I vaccini sono assolutamente sicuri, questo messaggio deve passare. A fronte di milioni e milioni di dosi abbiamo registrato rarissime complicazioni. Il vaccino è l’unica arma che ci permetterà di tornare ad una vita normale in sicurezza”.

Parlava di ampliare lo spettro delle persone vaccinabili, dunque si dovrebbe abbassare ulteriormente la soglia sotto gli attuali ’12 anni’?

“Per ora siamo, appunto, ai 12 anni. Si stanno valutando altre fasce d’età. Noi ci accoderemo alle disposizioni che arriveranno, previa autorizzazione dell’Ema. Il virus può colpire anche sotto i 12 anni, questo sì, dove non si hanno comunque pazienti gravi. Ma, statene certi, già arrivare a vaccinare tutte le persone attualmente vaccinabili sarebbe un grandissimo risultato. Già lo sarebbe portare a vaccinarsi tutti quei 50enni che ancora non lo hanno fatto”.


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