Secondo l’AIRC, in media 6 pazienti affetti da tumore su 10 effettuano almeno una seduta di radioterapia durante il percorso di cura. Un dato importante che pone una rinnovata attenzione ai trattamenti radioterapici, alle moderne tecnologie utilizzate ma soprattutto a percorsi di cura integrati che vedono collaborazioni e sinergie tra Radioterapisti, Oncologi e Chirurghi a beneficio del paziente.
La radioterapia è un trattamento che mira alla necrosi, ovvero alla morte, delle cellule tumorali attraverso l’erogazione di raggi X. Può avere un obiettivo curativo e quindi radicale sulla neoplasia, con la guarigione del paziente, oppure viene impiegato come trattamento sintomatico con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita del malato controllando i sintomi della patologia.
Gli ospedali si sono dotati negli anni di sofisticate tecnologie in grado di trattare numerosi tumori, calibrando le dosi di radiazioni e la precisione con cui vengono irradiate, con il risultato di un’importante riduzione degli effetti collaterali (locali e non generalizzati, con entità variabile in relazione alla sede anatomica trattata).
L’efficacia della radioterapia è data da diversi fattori, ovvero dalla dose totale di radiazioni, dal frazionamento della dose (dose giornaliera per singola seduta e numero di sedute totali) e dalla radiosensibilità delle cellule tumorali che può essere diversa nelle varie patologie oncologiche.
Il progresso tecnologico e le competenze di chi gestisce le strumentazioni hanno consentito lo sviluppo di tecniche di irradiazione sempre più precise e selettive che permettono di concentrarsi solo sulle cellule interessate con dosi di radiazione più elevate e quindi più efficaci.
L’Unità di Radioterapia Oncologica di Maria Cecilia Hospital, ospedale di Alta Specialità accreditato con il SSN di Cotignola (RA), è dotata di due acceleratori lineari per Radioterapia, strumenti d’avanguardia per trattare tumori in maniera adiuvante, radicale o sintomatica, in grado di produrre fasci di radiazione ad alta energia che vanno a colpire solo il tessuto dove il processo neoplastico è in atto e inibiscono la capacità delle cellule tumorali di crescere e di riprodursi.
“Questa tecnologia è utilizzabile in qualsiasi tipo di trattamento ma alcune patologie ne beneficiano in modo particolare – spiega la dott.ssa Flora Anna Mauro, Coordinatore del Dipartimento di Radioterapia di Maria Cecilia Hospital –, come le neoplasie ginecologiche, di prostata, distretto testa-collo, polmoni, ossa e tessuti molli. L’acceleratore lineare permette infatti una maggiore efficacia sulla patologia e una minore comorbidità per i tessuti sani”.
Ne derivano diversi vantaggi per chi si sottopone alla terapia: la procedura non è invasiva, si esegue in ambulatorio, con un conseguente minore stress per il paziente e per la sua condizione psicofisica generale; permette un maggiore controllo della patologia; una riduzione dei tempi di radioterapia, sia per singola seduta che per numero di sedute totali; un maggior risparmio dei tessuti sani circostanti e quindi minori effetti collaterali, con un notevole miglioramento della qualità di vita sia a breve che a lungo termine.
Radiochirurgia: cos’è e in cosa differisce rispetto alla radioterapia?
Si parla di radiochirurgia solo per le applicazioni che avvengono in un’unica seduta e non in combinazione. È possibile utilizzarla solo su pazienti attentamente selezionati, per i quali l’intervento chirurgico è particolarmente complesso o sconsigliato a causa di una concomitanza di patologie. L’esito della radiochirurgia è paragonabile a quello di un intervento chirurgico.
Radioterapia per le neoplasie della prostata
Il carcinoma della prostata è tra le neoplasie maschili più diffuse e rappresenta il 20% dei tumori diagnosticati nell’uomo (dati AIRC). Attualmente può essere trattato chirurgicamente con una prostatectomia radicale oppure mediante la radioterapia a fasci esterni che rappresenta una valida alternativa all’intervento chirurgico e consente di ottenere risultati sovrapponibili in termini di guarigione dalla malattia, con effetti collaterali inferiori.
Tra i vantaggi vi sono: l’assenza di complicazioni dovute all’intervento chirurgico (sanguinamento, anestesia, trasfusioni ecc.); la possibilità di trattare pazienti di un’ampia fascia d’età; il basso rischio di incontinenza post-trattamento; la buona probabilità di mantenere la funzionalità erettile.
Radioterapia per il carcinoma della mammella
Una donna ogni 9 nell’arco della vita viene colpita dal tumore alla mammella (dati LILT): si tratta infatti della neoplasia più frequente nella popolazione femminile.
Le campagne di prevenzione hanno portato a individuare precocemente le neoplasie e a intervenire sempre più di frequente in maniera radicale sul tumore e allo stesso tempo in modo conservativo sulla mammella. La radioterapia post-operatoria rappresenta in questi casi un trattamento adiuvante, ovvero complementare alla chirurgia. Vengono effettuati trattamenti sempre più precisi e localizzati che, dopo l’intervento chirurgico, hanno l’obiettivo di eliminare eventuali cellule tumorali ancora presenti nell’area e di ridurre il rischio di recidive future.
La scelta del piano terapeutico mediante radioterapia tiene sempre conto delle caratteristiche biologiche del tumore e della storia clinica della paziente. Oggi è possibile pianificare per ciascuna paziente le singole sedute radioterapiche, in modo da ridurre gli effetti collaterali sugli organi adiacenti (soprattutto cuore e polmoni) senza rinunciare all’efficacia del trattamento.
GVM Care & Research, gruppo fondato e presieduto da Ettore Sansavini, è attivo nei settori della sanità, della ricerca, dell’industria biomedicale e delle cure termali, con obiettivi di assistenza specialistica, prevenzione medica e promozione del benessere e della qualità della vita. Cuore di GVM Care & Research è la rete integrata di 28 Ospedali, molti dei quali di Alta Specialità, 4 Poliambulatori e 4 Residenze Assistenziali presenti in 10 regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania e Sicilia. GVM è presente anche all’Estero con 13 strutture ospedaliere in Francia, Polonia, Albania e Ucraina. La sede di GVM Care & Research è a Lugo (Ravenna). L’esperienza e le competenze sviluppate negli anni hanno posizionato GVM Care & Research come polo d’eccellenza nel panorama sanitario italiano soprattutto per Cardiologia, Cardiochirurgia, Elettrofisiologia, Ortopedia, Neurochirurgia, Aritmologia e Trattamento del Piede Diabetico. Per maggiori informazioni: http://www.gvmnet.it.
(articolo promo-redazionale)
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