di Giuseppe Barboni
Si è celebrata domenica scorsa, 14 novembre, la Giornata mondiale contro il diabete. Proprio per parlare di una malattia estremamente diffusa, oggi ai microfoni di Radio FM1 ospite la dottoressa Paola Pantanetti, direttrice dell’Unità di diabetologia ed endocrinologia dell’ospedale Murri di Fermo. Una disamina a tutto campo, la sua, sulle tre tipologie di diabete esistenti, sulle terapie, i segnali da non trascurare e l’importanza crescente della tecnologia. La direttrice ha esordito evidenziando che proprio quest’anno ricorrono i 100 anni dalla scoperta dell’insulina come “unica terapia esistente per il diabete di tipo 1, che di norma compare alla nascita o in età pediatrica e che richiede una terapia sostitutiva per tutta la vita del paziente”.
Il diabete di tipo 2, invece, è quello che “esordisce in età adulta, è spesso correlato a fattori di rischio come obesità, ipertensione, colesterolo alto: qui la terapia nutrizionale è spesso il primo step. Il terzo ed ultimo diabete è quello gestazionale che si riscontra in donne in gravidanza. Anche qui esistono fattori di rischio, come familiari con diabete mellito, ovaio policistico in età adolescenziale, oppure obesità. Spesso si esaurisce al momento del parto, ma è frequente che a distanza di anni, poi, insorga il diabete di tipo 2. Per questo suggeriamo in genere alle pazienti di sottoporsi ad esami e curva glicemica“.
Il diabete mellito, come evidenzia la dottoressa Pantanetti, “dipende o da carenza assoluta di insulina, oppure da una condizione di resistenza insulitica, cioè il pancreas che produce insulina, ma per fattori genetici, questa non agisce al 100%. Avendo zuccheri alti nel sangue, il paziente scompensato ha bisogno di bere spesso, perché la glicemia crea senso di secchezza e bisogno di andare in bagno con frequenza. I tre sintomi cardine sono la poliuria, la polidipsia, il calo di peso: quindi bere molto, urinare di frequente, registrare un consumo delle masse muscolari”.
Sono più di 3 milioni i malati di diabete in Italia, ma la direttrice della diabetologia al Murri è certa si tratti “di un dato molto sottostimato, perché c’è tanto diabete misconosciuto. Quando arrivano i sintomi si è già in fase acuta e si ha uno scompenso, altrimenti è difficile accorgersene. Non a caso, in periodo Covid, si è diagnosticato il diabete su pazienti ricoverati che non avevano mai avuto problemi con questa patologia in precedenza”.
La dottoressa Pantanetti evidenzia anche “la significativa percentuale di adolescenti obesi o in sovrappeso che le indagini del Ministero della salute hanno registrato nelle Marche. Servono quindi programmi educativi su un corretto stile di vita. Un elemento utile per verificare l’insorgenza del diabete è uno screening della glicemia. Ci sono anche fattori etnici per i quali c’è una maggiore predisposizione. Abbiamo tra le donne una consistente fetta di diabetiche originarie dei Paesi asiatici come India, Pakistan e Cina”.
In era Covid la tecnologia è diventata sempre più importante e in questo senso, l’area vasta 4 Asur di Fermo è all’avanguardia, avendo introdotto per prima l’utilizzo di una App per il monitoraggio costante del livello di insulina. “Nel periodo in cui la diabetologia era inaccessibile, applicando sensori al braccio del paziente, che comunicano con uno smartphone tramite una app, il diabetologo ha potuto monitorare l’andamento del paziente. Per adoperare questo strumento c’è stata una fase di preparazione, siamo molto soddisfatti perché questo monitoraggio capillare ci ha permesso di raggiungere target migliori rispetto alle visite periodiche”.
Nuovi farmaci e tecnologie sono, secondo la professionista, la nuova frontiera per combattere il diabete. “Parliamo di una malattia sistemica – conclude la dottoressa – Da alcuni mesi sono stati introdotti farmaci che servono anche per lo scompenso cardiaco e l’insufficienza renale. Ai pazienti diabetici caldeggiamo fortemente la vaccinazione, perché spesso hanno anche alto rischio cardiovascolare ed il Covid può essere molto più pericoloso”.
Il futuro, secondo la direttrice, è positivo: “Nelle Marche abbiamo percentuali di ospedalizzazione e mortalità inferiori al dato nazionale. La terapia può fare tantissimo, in particolare sul diabete di tipo 2. Oltre alle cure, attività fisica, un programma alimentare adeguato ed una giusta informazione sul proprio stato di salute, magari con qualche accertamento in più, possono davvero fare la differenza”.
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