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Il sisma del 2016 diventa un’opera lirica, al Teatro dell’Aquila in scena “L’ultima estate”

FERMO - L'opera, tratta dal romanzo di Marcello Filotei, in un atto per voce narrante, con quartetto vocale, video ed ensemble strumentale racconterà il terremoto che in quella notte dell'agosto di cinque anni fa colpì il centro Italia. Lo spettacolo sarà gratuito previa prenotazione del biglietto

 

di Leonardo Nevischi

Sono trascorsi cinque anni dalla tragica notte del 24 agosto 2016, quando la terra del Centro ltalia tremò, causando devastazione e morte in alcuni comuni di quattro regioni italiane: Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria. Eventi di questo genere determinano un radicale mutamento nella vita affettiva e quotidiana di quanti ne rimangono coinvolti, dato che, oltre al lutto e al trauma esistenziale, viene inoltre a smarrirsi il senso di appartenenza a un territorio ed ad una comunità.

È per tale motivo che il compositore Marcello Filotei – duramente colpito nei propri affetti familiari dal sisma del 2016, che ha totalmente distrutto il suo luogo di origine, Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, dove viveva la sua famiglia – ha deciso di fissare il suo dolore in modo indelebile sulla carta, componendo il libro “L’ultima estate” da cui, lo stesso Filotei, ha tratto un testo da lui musicato al fine di coltivare la memoria e al tempo stesso congelare nella musica il dolore e le speranze di una comunità, che sta ancora lottando per ritornare a vivere.

Sì, perché con quella scossa l’estate è finita per sempre. La spensieratezza è perduta. La memoria, invece, resiste, ma è diventata malinconica. “Il progetto è nato esclusivamente per la convergenza di due realtà che hanno preso a cuore la memoria del terremoto: la letteratura e la musica – ha esordito il compositore Marcello Filotei -. Quello che abbiamo perso a Pescara del Tronto è universale – spiega Filotei, al quale il sisma ha portato via i genitori -, per cui l’ambizione di quest’opera è di parlare del terremoto, della malinconia di qualcosa che non esiste più e della superficialità con cui nella vita quotidiana diamo tutto per scontato, salvo accorgerci dell’importanza delle piccole cose solo quando le perdiamo. Lo scopo dell’opera è preservare quel mondo ovattato che entra in contrapposizione con la frenesia che si vive nelle grandi città. La speranza è quella di preservare i piccoli borghi finché essi esistono e di non dimenticarci di quelli che sono esistiti”.

Il racconto di un mondo che non c’è più è affidato alla voce narrante dell’attore Claudio Gregori, in arte Greg, il quale pur rimanendo distante dal dolore riesce a mantenere un tono malinconico. La sua voce avvolgerà il racconto e si andrà a mescolare con il piano espressivo delle emozioni che susciteranno l’ensemble strumentale e il quartetto vocale dell’Accademia di Arte Lirica di Osimo (il soprano Zuzanna Klemanska, il mezzosoprano Nutsa Zakaidze, il tenore Alessandro Fiocchetti e il basso Piersilvio De Santis).

“È una partitura che esprime diversi piani espressivi anche a livello musicale: è come una grande nuvola emotiva che avvolge sia l’esecutore sia il pubblico, dando varie letture sia di situazioni reali sia di ricordi emozionali – spiega il direttore d’orchestra Gabriele Bonolis -. Uno dei temi toccati dall’opera è la storia del recupero della sorella di Marcello, Alexandra, che dopo nove ore di resistenza sotto le macerie è riemersa e dopo centinaia di flebo è uscita anche dall’ospedale. Gli strumenti riproduranno i suoni della terapia intensiva così come gli scricchiolii delle case che da lì a poco sarebbero crollate su sé stesse. Di fatto, una delle difficoltà incontrate è stato rendere omogeneo il racconto musicale composto da molti flash”.

“Il progetto risale al 2020, ma a causa della pandemia avevamo cancellato la produzione. Questo ha rappresentato un bene perché ha spinto il Ministero della Cultura a inserire questa sorta di cantata profana tra i Progetti speciali 2021 e a finanziarne l’esecuzione in quattro città: Rieti, Foligno, Fermo, L’Aquila, in modo da toccare tutte e quattro le regioni colpite dal sisma, coinvolgendole in un abbraccio ideale – sottolinea l’autore della lettura scenica Cesare Scarton -. L’ultima estate è un progetto nel quale ho sempre creduto: non c’è stato un momento che ho dubitato della sua riuscita. Bisogna ricordare, perché la memoria è qualcosa che va oltre la descrizione del dolore, è un insegnamento per le nuove generazioni”.

Dopo la prima di domenica 7 novembre al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti, domani (ore 21) lo spettacolo si sposterà al Teatro dell’Aquila di Fermo, dove non tutti i 200 posti disponibili sono già stati prenotati, bensì è ancora possibile ottenere il biglietto presso la biglietteria del teatro oppure contattando lo 0734-284295.

“Per noi questa felice opportunità di incontro e scambio rappresenta un grandissimo onore – chiosa l’assessore alla cultura di Fermo Micol Lanzidei -.  Dobbiamo ringraziare il conservatorio ‘Pergolesi’ che si è fatto trade union con quest’opera che siamo lieti di ospitare nella cornice del nostro teatro. A Fermo siamo freschi della riapertura della nostra pinacoteca civica, chiusa proprio per il sisma, quindi quello di domani rappresenterà un momento significativo in cui ci saranno delle congiunture per parlare di un tema che non va dimenticato. Si deve ricostruire fisicamente ma anche moralmente e questo spettacolo è il viatico giusto”.


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