di Giorgio Fedeli
Medici bel oltre la soglia numerica di limite minimo, rinforzi che non arrivano, malati Covid che crescono. Tre fattori che da soli basterebbero a mettere in seria difficoltà qualsiasi struttura sanitaria o ospedaliera. Ma a Fermo, all’ospedale Murri, c’è anche dell’altro, molto altro. Basti dire, anzi ribadire, che siamo l’unica provincia con un solo nosocomio in tutte le Marche (in attesa del nuovo ospedale dei Sibillini), e che proprio quel nosocomio è destinazione per malati Covid provenienti anche da altre province, ed oggi è ancora senza una direzione. Bene, cerchiamo dunque di addentrarci nelle pieghe, meglio nelle piaghe, del cuore della sanità fermana con tutte le sue problematiche che sono diventate ormai ferite che non si rimarginano, che attendere da tempo, troppo tempo delle risposte nei fatti, e che, con il riacutizzarsi dei contagi, è di nuovo, oggi più che mai alla canna del gas con, ad innescarsi ineluttabilmente, un circolo vizioso che di certo non aiuta a rialzare la testa, anzi si trasforma in sabbie mobili dove tutti, dai sanitari ai pazienti, rischiano di rimanere intrappolati.
LA NUOVA EMERGENZA COVID
Partiamo dall’emergenza Covid. Dalle recenti dichiarazioni di primari e sanitari, il Murri si sta di nuovo, e rapidamente, riempiendo di pazienti infetti e i posti letto a loro riservati sono praticamente tutti già occupati. Si gioca con qualche letto qui, qualche letto da racimolare da altre parti, o con addirittura, dove le condizioni lo consentano, trasferimenti diretti dal Pronto soccorso a strutture sanitarie esterne. Il direttore di Area vasta 4, Roberto Grinta, nei giorni scorsi ha dichiarato di aver fatto scattare il piano B emergenziale con un’inevitabile rimodulazione degli spazi e contrazione dei servizi che ha fatto balzare dalla sedia i sindacati. Ma nei corridoi del Murri inizia a serpeggiare anche il timore che la riorganizzazione possa comportare di nuovo la chiusura delle sale operatorie. Insomma si deve, giocoforza, contrarre un servizio che nel corso di questi ultimi anni ha portato il Murri ad essere un’eccellenza. Prima contrazione che a molti suona come ‘castrazione’ sanitaria.
I REPARTI IN GRANDE AFFANNO
Siamo entrati in ospedale dal Pronto soccorso, come il grosso dell’utenza. E lì dobbiamo restare, soffermarci, perché è il reparto con maggiori problematiche, anche perché è la porta d’ingresso della sanità ospedaliera fermana. I numeri sul personale a disposizione del primario Valentino sembrerebbero uno scherzo se non si stesse parlando di un argomento serissimo: di medici al Pronto soccorso attualmente ce ne sono 4 su un totale di 22 previsti. Di quelli del 118 12 su 23 previsti. L’innesto è arrivato (una quindicina di camici in turn over) dalle Cooperative che, comunque, hanno un costo per la sanità pubblica. Per non parlare poi di posti letto e spazi dedicati che costringono il Pronto soccorso a un continuo gioco ad incastro. Certo, si dirà, è un problema tutto italiano quello della scarsità di medici di medicina di urgenza ma questo serve affatto ad alleviare i dolori di Fermo.
Dal Pronto soccorso saliamo in Pediatria. E anche lì, se si tocca il tasto ‘medici’ sono dolori. Anche in questo caso parlano numeri ufficiali, come quelli forniti dal primario Pieragostini: tre soli dirigenti medici, oltre allo stesso primario, sono davvero troppo pochi. Ma nonostante questo, a Pediatria riescono comunque a mantenere attivi tutti i servizi ambulatoriali e le prese in carico dei nuovi nati nonostante l’aumento, tanto per fare un esempio, dei ricoveri da bronchiolite.
Spostandoci in Cardiologia, il motivetto è sempre lo stesso: mancano medici. In questo caso però gli antefatti devono far riflettere. E’ vero, certo, che materiale ‘umano’, risorse in camice bianco scarseggiano un pò ovunque in tutta la regione. Ma in questo caso, per il reparto, è stata la stessa Area vasta 4, nella primavera scorsa, a espletare il concorso. E, morale della favola, dei trenta risultati idonei, solo un medico è stato assunto a Fermo. Per un reparto che è ancora senza primario (ma s cui saremmo nella fase delle ammissioni e la nomina dovrebbe arrivare a gennaio, stando ai bene informati), il direttore di Av4, Grinta, si è espresso per un suo potenziamento. Un cardiologo è arrivato. Un altro, stando alle promesse del direttore Av4, dovrebbe arrivare. Ne mancano, a tenersi bassi, almeno un altro paio per tornare a respirare. Non resta dunque che attendere. Certo è che persiste la seria difficoltà del reparto anche in tema di spazi, quelli che dovevano essere riadeguati con i lavori per l’allestimento di due sale per emodinamica, sì la tanto attesa emodinamica (come pure il robot chirurgico scomparso dai sonar fermani).
L’angiografo acquisito lo scorso anno è utilizzato al massimo delle sue potenzialità? In programma c’era anche l’avvio del servizio di Radiologia interventistica in collaborazione con l’Av3 per cui era stato formato un numero adeguato di personale medico e infermieristico. Parliamo poi dell’ampliamento del reparto di Cardiologia e Utic con l’acquisizione di ulteriori 12 letti, reparto che doveva lasciare la Gastroenterologia (un totale di 15 + 12 posti letto) in quanto questa si sarebbe trasferita ed ampliata a 20 posti letto in uno spazio predisposto sopra agli attuali ambulatori del piano terra, nel vecchio padiglione.
Quesiti che spuntano come funghi: perché, dunque, i medici non vedono Fermo come una meta lavorativa ambita? Tra quei 30 cardiologi, tanto per fare un esempio concreto, perché non si è fatto a gara per venire al Murri? Attratti da realtà dove c’è l’emodinamica, tipo Macerata? Dove l’approccio con il paziente più essere diverso? Dove c’è l’angioplastica? Più in generale, cosa manca al nosocomio fermano per essere un richiamo per i medici, per essere appetibile, dunque? Per molti addetti ai lavori, la domanda delle domande.
Certo quello che il Murri può offrire, fisiologicamente incide sulla scelta dei medici. Nel quadro complessivo di un ospedale alla canna del gas è diventato difficilissimo, per non dire impossibile, organizzare, tanto per fare un esempio, un affiancamento ai nuovi medici. Insomma perché gettarsi nella mischia di una struttura in affanno? Meglio andarsene altrove. E magari nelle scelte dei camici incide anche il ‘quantum’, insomma i fondi contrattuali che l’Area vasta 4 ha per la dirigenza medica e per quella non medica. Si sa, infatti, che negli stipendi c’è una parte stabilita dal tabellario da Contratto collettivo nazionale, e una parte variabile, tra varie indennità, che dipende dal fondo contrattuale di appartenenza all’ente.
E purtroppo non finisce certo qui. Le criticità snocciolate fino a qui, infatti, sembrano essere solo le più serie, le più gravi, i ‘codici rossi’ per il Murri attorno a cui, però, ronzano decine di altri quesiti, tra medici e addetti ai lavori. In tanti, ad esempio, si chiedono perché non arrivi la gara di appalto per la gestione dei medici del Pronto soccorso, della Pediatria e le Guardie mediche interdivisionali con un soggetto esterno, data l’impossibilità di reperire medici dipendenti per le oggettive carenze di camici bianchi in settori strategici, medici che chiedono l’aggiornamento del documento Peimaf, il cosiddetto piano di massiccio afflusso per fronteggiare l’emergenza pandemica. Si è parlato del potenziamento della specialistica territoriale, un lato positivo della sanità fermana, ma mancherebbero, al riguardo, le autorizzazioni della Regione e la copertura economica sia per il personale da dedicarvi che per gli investimenti su ecocardiografi ed altre attrezzature individuate. L’ospedale, si diceva, resta ancora senza una direzione nonostante il periodo, complicato, difficile della nuova emergenza pandemica e della scarsità di medici nei servizi nevralgici. C’è chi sostiene che si poteva accelerare sulla nomina dei direttori dei Dipartimenti, se si esclude quello di Prevenzione. E poi, certamente, non esistono solo il Pronto soccorso, la Pediatria e Cardiologia. Altre ‘specialistiche’ ospedaliere sono fortemente attrattive, e fortunatamente l’Av4 ne registra diverse, ma al momento non vi sono sentori di un potenziamento della Gastroenterologia, dell’Urologia, della Chirurgia, della Medicina d’Urgenza, dell’Oncologia, della Pediatria e della Ginecologia, tanto per menzionarne alcune. Si doveva rendere autonoma dall’Area vasta 5 l’Anatomia patologica e invece ancora resta in dipendenza collaborativa con il servizio di Ascoli. La Pneumologia doveva avere un suo spazio con medici ad hoc, ma ad oggi nonostante fosse assolutamente indispensabile, causa malattie da Covid, sembra non essere stato prospettato nulla al riguardo. Insomma quella sanità dinamica, fluida, che tanto si sperava, oggi resta solo a luci alterne, per usare un eufemismo, con qualche luccichio arrivato dalle inaugurazioni, vedi Tac al Pronto soccorso. Ma le tanto attese risposte, nei fatti, alle domande del Murri ancora tardano ad arrivare. A brillare sono le alte professionalità all’ospedale, di queste ce ne sono eccome, a partire da molti dei suoi primari. Ma vietato crogiolarsi e trincerarsi dietro al ‘sapere’ dei camici perché anche tra loro da tempo inizia a diffondersi un certo malumore, nella speranza che non si trasformi in un effetto domino con un ‘fuggi fuggi’ verso altri lidi sanitari.
E viene da sé che si allarghi la schiera di medici e personale che attendono risposte dal direttore di Area vasta. Qualche esempio? Le assunzioni, appunto, dei medici di Cardiologia e Pronto soccorso e Pediatria entro il 2021. La nomina del primario di Cardiologia e del direttore del Murri entro fine anno. Stesso dicasi per infermieri e altri operatori da assumere entro fine anno. Risposte che ancora non arrivano. Ma non è solo il personale sanitario ad essere in pressing sul direttore Grinta.
I sindacati, infatti, non mollano la presa e sono pronta a passare alle manifestazioni di protesta con i dipendenti: “A seguito la recrudescenza della pandemia da covid-19, tenute presenti le gravissime carenze d’organico sia dell’area sanitaria che dell’area amministrativa registrate in Area Vasta 4 – spiega il segretario regionale Cisl fp, Giuseppe Donati – preso atto che l’esperienza vissuta negli ultimi due anni ha portato ad alcun beneficio organizzativo che potesse fare fronte all’andamento altalenante dei contagi e dei ricoveri, la delegazione sindacale di Area Vasta 4 (composta da Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fp, Fials, Nursind e Nursind Up) ha deciso di convocare per il 29 dicembre alle ore 10 presso la sala della Croce Verde di Fermo una conferenza stampa alla quale saranno invitati anche il presidente della conferenza dei sindaci, il presidente della Provincia di Fermo, tutti i sindaci dei Comuni del territorio per illustrare la situazione in cui versa la sanità del Fermano. In tale occasione verrà resa nota la data ed il luogo in cui si svolgerà tra Natale e Capodanno, una manifestazione-presidio alla quale sarà invitata anche la cittadinanza“.
Restando sempre sulla sponda sindacale, sul fronte regionale, a pronunciarsi è Gabrio Tonelli della Cisl-Medici: “A Fermo esistono problemi reali che stiamo affrontando. Manca il personale. Si fanno pochi concorsi e molti sono a tempo determinato. Perché un medico dovrebbe decidere per il sì quando non ha garanzie sui tempi. Molti bandi vanno deserti. Abbiamo incontrato l’assessore regionale alla Sanità, Saltamartini, e il direttore generale Asur, Gozzini. Devo dire che sono stati molto disponibili ma ora attendiamo le risposte. Bisogna assolutamente aprire un tavolo di concertazione per individuare le migliori modalità di assunzione, insomma il sistema va aggiustato. E mettiamoci pure le complicazioni derivanti dal Covid. Noi, come intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria (composta da Cisl Medici, Cgil FP, Uil Fpl, Cimo, Anpo, Fassid e Fedmed) abbiamo rappresentato tutte le difficoltà del sistema sanitario, che partono proprio dal Pronto soccorso. Certo, lì, arrivano le Cooperative a tappare buchi. Ma non possiamo far finta di non sapere che queste hanno legittimamente un costo per le casse pubbliche, e magari anche superiore a quello che servirebbe per procedere con assunzioni a tempo indeterminato. Servono assolutamente decisioni condivise, dunque confrontiamoci e stabiliamo cosa fare e come farlo, le scelte condivise valgono e funzionano molto meglio di quelle imposte. Non dimentichiamoci che spostare personale da qui a là crea disservizi e anche malumori, sia tra il personale stesso che tra i pazienti e l’utenza. Il confronto tra le parti deve avvenire il prima possibile, per poi passare subito alla fase operativa”. Insomma presto che è tardi. E per il Murri è già tardissimo, nella speranza che non si debba arrivare a parlare di soluzioni che, se mai arriveranno, saranno “fuori tempo massimo“.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati