di Alessandro Luzi
Doveva essere l’occasione per confrontarsi con i rappresentanti di Comuni e Provincia sulle problematiche della sanità Fermana ma nessuno si è presentato, se non l’assessore del Comune di Porto Sant’Elpidio Patrizia Canzonetta. Nessuna traccia del presidente della conferenza dei sindaci Paolo Calcinaro ( per impegni improrogabili ha fatto sapere) né del neo presidente della provincia di Fermo Ortenzi. Non pervenuti anche i sindaci della provincia, tutti invitati all’importante incontro.
Presenti alla conferenza stampa di questa mattina presso la Croce Verde di Fermo Roberto Lanfranco, coordinatore Rsu dell’Area Vasta 4 e le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Nursing up. All’unisono avvisano “Siamo in una situazione di profonda emergenza. Il personale socio-sanitario del Murri è allo stremo in quanto non è numericamente sufficiente a ricoprire il numero dei ricoveri. Questo scenario era ipotizzabile ma non si è agito per porre rimedio. Verrà indetta una manifestazione aperta a tutti i cittadini perché con queste condizioni non è garantito il diritto alla salute pubblica previsto dalla costituzione”.
Roberto Lanfranco illustra un quadro impietoso: “Alla penuria di personale si aggiungono venticinque operatori sanitari sospesi. Avevamo paventato questo rischio. Ad oggi ci troviamo nella tempesta perfetta per via dell’aumento dei contagi e quindi dei ricoveri, a cui si aggiungono gli infermieri contagiati o in quarantena, e i pensionamenti. Queste criticità non fanno altro che acuire le difficoltà già presenti. Le azioni messe in campo sono insufficienti perché da più parti si dice che il picco dovrà ancora arrivare”. Quindi la richiesta: “Questa conferenza stampa è stata indetta per sensibilizzare l’Asur e la Regione. Occorre attuare un piano straordinario di reclutamento del personale”. Attualmente i sacrifici del personale infermieristico sono molteplici, sia sul piano professionale che psicologico. Per garantire il servizio hanno aumentato notevolmente le ore di lavoro e tagliato o abolito le ferie. Questo contesto si protrae da due anni e, data la penuria di infermieri già lamentata in tempi non sospetti, ormai è diventato insostenibile. Anche perché accanto all’emergenza pandemica permangono altre esigenze e il solo ospedale di Fermo non è più in grado di far fronte alla complessità di tutto il territorio provinciale. Lo comunica Giuseppe Donati, segretario regionale Cisl FP Marche: “Il Murri ha supportato un peso non equilibrato rispetto al lavoro. La provincia ha un solo ospedale, non c’è alternativa a cui riferirsi. Sembra un ritornello ma nella vita normale questo può diventare un dramma. Infatti se questa pandemia continua ad avanzare, tra poche settimane ci troveremo con una diminuzione delle visite ambulatoriali. In questa provincia c’è un rapporto tra posti letto e abitanti sfavorevole. Ora, a causa dell’aumento dei ricoveri, abbiamo perso tra i 30 ed i 35 posti letto. Inevitabilmente lasceremo fuori una gran parte dei cittadini fermani bisognosi di ricovero. Anche perché il paziente affetto da covid richiede il doppio di tempo di assistenza rispetto ad altre tipologie di ricoveri, dunque il carico di stress, con questo organico, diventa eccessivo. Ad oggi contiamo 664 infermieri ma secondo un report effettuato a novembre 73 risultavano in malattia, 27 in part-time, 15 in maternità e 30 assenti per altri congedi. Di fatto per i turni avevamo disponibili poco più di 500 operatori. La tecnologia non basta per sopperire a queste carenze. Sia chiaro, sono strumenti utili ma per azionarli occorrono professionisti”. Ecco allora che inevitabilmente si ingolfano le liste di attesa per visite ed operazioni e chi può permetterselo economicamente, ricorre al settore sanitario privato. Arriva il monito di Donati: “Il sistema di concorsi unici ha fallito. È l’immagine di un sistema crollato. Chiediamo che l’assessore alla sanità, Saltamartini, ci ascolti. Invito a coordinare un sistema regionale e dedicare alcune strutture ad una finalità, lasciando così le altre rivolte ad altre necessità. Le problematiche attuali stanno arricchendo il settore privato mentre la sanità pubblica sta perdendo territorio”. Luigi Emiliozzi, rappresentate della Uil, sottolinea: “Il sistema delle cooperative è diventato inaccettabile in ambito amministrativo. Questo può essere tollerato per sopperire alla carenza di personale ma non è più possibile che gli amministrativi, una volta andati in pensione, non vengano sostituiti. Ne deriva una inefficienza per l’utenza in quanto il personale della cooperativa non è adeguatamente formato a gestire determinate situazioni. Inoltre non è da sottovalutare che il loro stipendio è minore rispetto ad altri colleghi. L’unica alternativa è aprire nuovi concorsi. La commistione tra pubblico e privato deve essere disincentivata”.
La parola viene poi lasciata a chi è in prima linea, ovvero agli infermieri. Gianluca De Paolis focalizza l’attenzione sulle ricadute psicologiche determinate dalla scarsa qualità delle condizioni di lavoro: “Non dobbiamo guardare solo numeri ma è necessario monitorare anche la salute di questi infermieri. Infatti è aumentato del 30% l’uso di psicofarmaci per gli operatori sanitari. Questo indice è la fotografia di come questi infermieri vivono la situazione. Per implementare il numero degli operatori vanno indetti concorsi locali e non più centralizzati”. Il collega Claudio Carosi, esponente del Nursing Up, propone: “La creazione di un Covid hospital potrebbe essere una soluzione. Se le vaccinazioni non vengono effettuate da tutti, si creano varianti e il problema si ripresenta. Ad oggi in terapia intensiva 6 pazienti su 5 sono non vaccinati”. Luca Agrillo del Nursing Up avvisa: “Se si continua ad andare avanti con sempre meno infermieri la battaglia si perderà. Gli infermieri sono pochi e stremati. Con questi numeri inevitabilmente garantiamo meno assistenza per i cittadini”. Il lavoro svolto dal personale sanitario attuale è encomiabile, ma, se fino ad ora è stato ringraziato ed applaudito, adesso è giunto il momento di sostenerlo pragmaticamente. La chiosa di Lanfranco: “Il termine eroe è usato impropriamente. Gli infermieri sono professionisti della salute che svolgono il loro lavoro con serietà. Sono sempre intervenuti senza nessuna polemica. Come tutti i professionisti vanno valorizzati dal punto di vista umano ma anche economico. La nostra preoccupazione è quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni. Se non si fa sistema, ancora una volta il presidio di Fermo sarà di nuovo al collasso”.
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